Ospiti

Lettera aperta al dottor Roberto Malacrida – di Gianfranco Soldati

Esimio primario emerito dell’EOC e granconsigliere già in auge,
Caro e stimato Collega,

Lei sa che ad accomunarci sono sentimenti di gratitudine e di ammirazione : gratitudine per aver salvato la vita ad un mio amico, da responsabile delle Cure intense del San Giovanni, mantenendolo in coma farmaceutico e respirazione assistita con ossigeno puro per 36 giorni e ammirazione per una prestazione che a quei tempi (inizio anni ’90 del secolo scorso) aveva del miracoloso. Giunto al momento della meritata quiescenza, ha pensato bene di dedicare una parte non indifferente del Suo tempo libero alla politica, per un onesto e benintenzionato contributo al benessere collettivo, dei ceti più deboli in particolare, non certo per un’ambizione personale già soddisfatta dai meritati riconoscimenti in ambito professionale. Eletto, alla prima candidatura, con un risultato invidiabile e, sia detto tra parentesi, anche con il mio voto di persona notoriamente avara in fatto di voti personali ai socialisti in genere, e alla “pronzinerìa” attualmente predominante nella politica sanitaria della sinistra in particolare.

Il 5 giugno il popolo ticinese sarà chiamato a votare la nuova LEOC, una legge che facilita (o vorrebbe facilitare) la collaborazione tra pubblico e privato (quest’ultimo esistente, non lo si dimentichi, da secoli, quando il pubblico ancora latitava nel futuro). Naturale che nel dibattito si siano subito fatti avanti l’oncologo per antonomasia (prima del suo ritorno in Ticino, nel 1976, la medicina ospedaliera cantonale era secondo lui a livello di “lazzaretto medioevale”) e il “primario cardiologico senescente” dell’ORL, Ospedale Regionale di Lugano, che in breve tempo, dal 2002 al 2003, tanto lustro ha dato alla cardiologia non invasiva, non avendo voluto, per naturale modestia, occuparsi dell’invasiva. Poteva bastare, e forse ne avanzava, mi sembra, vista l’autorevolezza, da altri riconosciuta, dei due “tycoons” della medicina cantonale. Invece no, sulla “Regione” del 13 maggio è sceso in lizza anche Lei, da prode cavaliere, non armato di scudo e lancia in resta, ma della corazza dei pregiudizi propri di ogni degno difensore del “pueblo menudo”. Le collaborazioni con il privato sarebbero “perverse” (le virgolette le ha messe Lei, forse per un’inconscia consapevolezza della castroneria che stava per mettere nero su bianco, verba volant, scripta manent). L’EOC rischia di “contaminarsi” (che ribrezzo, anzi, che schifo. Penso, caro Collega, ai conati di vomito che la sola idea di tanto obbrobrio certamente Le procura) con le logiche di mercato che caratterizzano le cliniche private”. Tutte? Ne è sicuro, caro Collega? E con l’editoriale del prestigioso “New England Journal of Medicine”, la rivista di medicina clinica più importante del mondo, come la mettiamo? “La sanità privata produce un nuovo sistema di valori che mette in crisi il senso della comunità e le tradizioni caritatevoli degli ospedali”??? Secondo Lei, sempre caro Collega, l’EOC ha tradizioni, o anche solo intenti di recente data, caritatevoli? E le cliniche private ticinesi (Génolier escluse, ma quelle hanno nel CdA Gigio Pedrazzini e Fulvio Pelli, indice sicuro di una particolare mentalità dell’unico proprietario, e allora nessuno, nemmeno la “pronzinerìa”, oserà mai criticarle apertamente), cliniche private ticinesi, dico, sorte ad opera di enti religiosi costretti alla resa da norme più che discutibili volute dai fanatici del pubblico? Nell’ultimo anno di presenza a Santa Chiara l’Ordine religioso proprietario ha dovuto incassare una perdita (in crescita da anni) di 12 mio di franchi e solo l’intervento, a proprie spese, dei medici che vi lavoravano onestamente (ripeto, onestamente, di sicuro almeno come quelli che operano nel pubblico), con un contributo tuttora indispensabile, ha potuto salvare la clinica dal fallimento. Negli anni successivi i medici della Clinica hanno dovuto accettare una consistente decurtazione dei propri onorari (guadagnando tutti molto meno di Lei) per salvare il proprio posto di lavoro e poter continuare a curare i propri pazienti (che volevano che a curarli continuasse ad essere il proprio medico).

Lei, caro Collega, basandosi su un’esperienza pluridecennale si permette di affermare che solo un servizio pubblico forte e senza compromessi può essere garante di una vera (quale verità, la Sua di socialista vittima dei propri pregiudizi?) “Medicina (la Sua ha l’M maiuscola, la nostra è solo “edicina”, non merita neppure l’m minuscola?) per tutti, di qualità e prossimità”. Afferma poi, con giustificata fierezza, di aver avuto il privilegio di vivere la nascita dell’EOC ecc. ecc. Di esperienza pluridecennale ne ho ancora più di Lei, e la nascita e crescita dell’EOC l’ho seguita attentamente, anche se da un altro punto di osservazione. Per esempio anche difendendo l’indipendenza del Cardiocentro, che oggi molti ci invidiano, dalle manovre del “primario senescente” e del Direttore EOC, adesso anche lui emerito e benemerito, di quei tempi, gentiluomini che volevano surrettiziamente appropriarsi dei frutti e della fama del lavoro di operatori del privato. Per non parlare di trascurabili magagne come quella del faraonico Da Vinci, strumento tanto meraviglioso e costoso da venir sfruttato solo al 10% delle sue possibilitä, ammortizzato solo nel 2098 o giù di lì. E le apparecchiature di radioterapia che da Bellinzona dovevano andare all’Italiano, dove sono finite, visto che a Viganello hanno preferito, tanto paga Pantalone, installare nottetempo e quatti quatti un armamentario nuovo di zecca? Fermiamoci qui, ma altro che il “Giù le mani dal pubblico” della pronzinerìa. Da quel galantuomo che è, ne sono arciconvinto, caro Collega, aiuti chi vuole invece il “Via i piedi dal privato”. Per quel che concerne la Génolier, che non va assolutamente confusa con la Santa Chiara e Moncucco , con Pelli e Pedrazzini se la veda Lei. Non garantisco ma neppure escludo che sarò magari dalla Sua parte. Senza dimenticare però che anche lì lavorano colleghi di indubbia capacità e indiscussa onestà, sicuramente meritevoli di reciprocità nel rispetto che dimostrano nei confronti dei colleghi dell’EOC.

Con ogni collegiale e personale cordialità

Gianfranco Soldati

Relatore

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