Mattarella sbaglia quando dà sfogo al suo malumore (dissapore, forte risentimento) verso i populisti, perché il presidente di una nazione è il presidente, non il giudice, di tutti i cittadini del suo paese, e in Italia di populisti ce ne sono almeno 15 milioni (stima per difetto, da quel populista prudente che sono).
Il complesso di superiorità dei progressisti nei confronti dei populisti è la manifestazione dell’intelligenza (si può anche dire della stupidità, zuppa e pan bagnato) umana più ridicola e risibile che ci sia.
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L’Angelina Merkel sembra presa da un delirio di onnipotenza. Prima proclama da sola, suscitando parecchie reazioni negative a livello dei suoi collaboratori (ministri) di governo, che la Germania accoglierà tutti i richiedenti l’asilo, politici (un’infima minoranza), economici (una buona maggioranza) o in fuga dalla guerra (purtroppo una forte minoranza) che siano. E`una scelta, dettata però solo dal cuore. Nelle elezioni tedesche dello scorso 13 aprile i suoi concittadini hanno chiaramente fatto capire che un po’ di raziocinio non guasterebbe, farebbe anzi all’uopo. Imperterrita, sempre sua sponte, proclama adesso che la politica di accoglienza della Germania non cambia, le barriere erette ai confini dall’Austria e da tutti gli stati fino alla Macedonia situati sulla cosiddetta “via balcanica” non servono, insomma la sola soluzione ragionevole sarebbe quella di accogliere tutti i richiedenti. Della futura, possibile e probabile sventura non si preoccupa.
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Stando al BKA (Bundeskriminalamt, ufficio federale per la criminalità) tedesco, attualmente in Germania ci sono 3’500 terroristi islamici importati con gli asilanti e pronti ad entrare in azione. La cosa non preoccupa la nostra Angelina. Forse ha ragione. In fin dei conti 3’500 su oltre un milione di immigrati fanno solo un trascurabile 0,3%. Gli agenti all’opera per tentare di neutralizzare questi 3’500 terroristi sono alcune decine di migliaia (la cifra esatta non viene resa pubblica), ma anche questo è un dettaglio che non interessa la cancelliera.
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Adesso è scoppiato lo scandalo di “Panama”, centinaia di milioni di conti di politici o personalità di fama mondiale (ci hanno messo anche un Jarno Trulli, mi sembra un’esagerazione bella e buona), messi in salvo, dal fisco o da improbabili ladri, nelle cosiddette oasi fiscali “offshore”. Merito di cotanta disinteressata ricerca in favore di una più che auspicabile giustizia fiscale da attribuire a circa 400 giornalisti, diretti da una ineffabile signora, che spendono e rischiano la loro vita per scovare gli ignobili evasori, dall’Artico all’Antartico, dalla cima dell’Everest fino al fondo della più profonda miniera di carbone esistente.
Mi fa piacere, leggendo la stampa di cui dispongo, italiana, tedesca e francese, e in particolare Marcello Foà sul CdT del 5.4.16 (in Ticino ad aver capito sono sicuramente in molti, a pubblicare con tanto di firma siamo pochissimi), mi fa piacere, sto dicendo, di constatare che c’è gente che comincia a capire che in grado di entrare in possesso dei dati di decine di milioni di conti bancari individuali c’è solo un paese, che, guarda caso, si chiama USA. L’esimia direttrice, che garantisce a titolo personale l’autenticità delle informazioni “da Panama”, e i suoi 400 collaboratori (adeguatamente prezzolati, ma forse sono solo collaboratori fittizi e virtuali, pagati con soldi doppiamente virtuali) sono uomini (e questa volta devo dire anche donne, vista che tale è la direttrice, non per ossequio al genderismo) di paglia.
Auspicabile rimane che, oltre a smetterla con il vizio di mettere il becco negli affari degli altri, aggredendoli anche militarmente se fa all’uopo, gli USA la smettano di avvelenare il mondo dell’informazione con le loro manovre di bassa propaganda interessata.
Gianfranco Soldati
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