Una frase come “l’Islam moderato dobbiamo averlo dalla nostra parte” è molto nobile ma al dottor Soldati è rimasta sul gozzo. Io stesso non la scriverei mai.
Certo, tra il misurato equilibrio pontiggiano e uno sconsiderato buonismo suicida intercorre un abisso. Come quel prelato (gli concediamo l’anonimato) che, mentre le vittime si ammollavano nel loro stesso sangue, esclamava rapito: “Dobbiamo dialogare con l’Isis!”
“Sì, monsignore. Ma, per ogni evenienza, Lei sarebbe in grado di dialogare senza la testa?”
NOTA. È chiaro che una frase come: “L’idea di accogliere in casa i fedeli di una religione che genera gli assassini dei miei veri confratelli mi ripugna” sarà contestata, e forse esecrata, da molti. “Non è la religione che genera questi assassini!” esclameranno in coro.
Noi continuiamo a scrivere (dico Soldati, dico Pontiggia, dico De Maria) ma talvolta io sono invaso e sopraffatto da un senso di inutilità.
* * *
Marco Alloni, in una notevole “Opinione” sullo stesso CdT (“L’epoca del paradosso e il Medioriente”) accusa apertamente gli USA di essere causa o almeno concausa di peso della crisi del Nord Africa e, appunto, del Medioriente. Analizza i danni provocati dal loro atavico vizietto di mettere il naso negli affari interni degli altri e di non esitare ad aggredirli a seconda delle proprie convenienze. La crisi mediorientale si può risolvere solo lasciando la Siria ai siriani, la Libia ai libici e così via, scrive giustamente Alloni. Ma penso che per finire rimarrebbe il problema dei curdi, sparsi su territori iracheni, siriani e turchi e quello dei parenti-serpenti sunniti e sciiti. Facile prevedere che la fine del macello è più lontana che mai.
C’è una constatazione che si impone, per me inconfutabile: tutti questi musulmani in fuga dai loro paesi sanno benissimo chi devono ringraziare per le devastazioni subite dai loro paesi, dai quali sono costretti a fuggire: gli USA e i loro vassalli europei. Logico quindi che tutti, proprio tutti, senza neanche un’unica eccezione, nutrano sinceri sentimenti di un odio che esige vendetta, tremenda vendetta verso i responsabili della loro tragedia. Per moderati o anche agnostici che siano, posti di fronte alla scelta di denunciare i terroristi, braccio armato della loro vendetta, oppure di dar loro copertura nella misura del possibile, optano tutti per questa seconda alternativa. Ed è naturale che sia così.
Sentir parlare di fratellanza da parte dei cristiani quando nel mondo i cristiani (Lahore, proprio oggi, solo donne e bambini, che significa mamme e bambini, i cristiani del Pakistan di bambinaie non ne hanno) vengono brutalmente assassinati con giornaliera frequenza supera di gran lunga la mia capacità di comprensione e di accettazione. L’idea di accogliere in casa i fedeli di una religione che genera gli assassini dei miei veri confratelli mi ripugna. Contro l’aiuto generoso e anche generosissimo per ricostruire paesi della cui distruzione siamo, americani ed europei, svizzeri compresi, direttamente o indirettamente colpevoli, noi svizzeri molto indirettamente, non avrei nulla da obiettare. Da queste considerazioni consegue che il compito primo di dirigenti europei responsabili (ma non ne scorgo traccia) dovrebbe essere quello di tentare di convincere i loro (non miei) amici americani a smetterla con la politica delle aggressioni imbastite come “leading from behind” non appena sono colti dal dubbio che qualcuno possa voler ledere i loro interessi. Gli USA sono ricchi abbastanza per poterlo fare e vivere in pace godendo i benefici dei patrimoni già accumulati. Obama, in questo suo ultimo anno di presidenza, ha dato l’impressione di aver capito che anche una potenza egemone non può alla lunga continuare a tirarsi contro tutto il mondo e è andato a Cuba, stavo per scrivere a Canossa. La Clinton è invischiata fino al collo nella politica di aggressione del Pentagono, Trump possiamo solo sperare che se eletto si dimostri un secondo Donald… Reagan. Come potrebbe cavarsela con l’industria dell’armamento nel tentativo di convincerla a convertirsi in una mansueta industria non riesco ad immaginarlo. Ma adesso mi accorgo che sto divagando su una nube di pura utopia. Esattamente come i predicatori della fratellanza.
Gianfranco Soldati
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