“Il gatto è morto, siamo liberi!” – Il 5 marzo 1953 muore Giuseppe Stalin

Per la giornata del 5 marzo, 65° giorno di un anno bisestile, non c’è alternativa possibile. Essa spetta a Giuseppe Stalin, figura possente e terribile che con Adolf Hitler domina il XX secolo.

Stalin, ormai in età avanzata, subì un colpo apoplettico nella sua dacia di Kuntsevo nella notte tra il 28 febbraio e il 1º marzo 1953, ma nessuno osò entrare nella sua camera da letto sino alla sera del 1º marzo, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata e aveva perso l’uso della parola. Il comandante delle guardie avvertì per telefono Malenkov e Berija, ma i medici, arrivarono solo la mattina del 2 marzo. Stalin – dopo una lunga e altalenante agonia – morì all’alba del 5 marzo.

Drammatico è il racconto dell’ultimo istante di vita del dittatore fatto dalla figlia Svetlana. Convinto di essere vittima di una congiura, Stalin maledisse i leader comunisti riuniti attorno al divano sul quale giaceva. Secondo lo storico Roy Medvedev, tuttavia, l’ipotesi di un avvelenamento è del tutto improponibile.

I funerali di Stalin furono imponenti, con una partecipazione stimata in un milione di persone. Il suo corpo, dopo essere stato imbalsamato e vestito in alta uniforme, fu solennemente esposto al pubblico nella Sala delle Colonne del Cremlino. Almeno 500 persone morirono schiacciate nel tentativo di rendergli omaggio.

Attorno al dittatore morente si radunarono i massimi gerarchi dell’URSS. Dal Giornale (2006) riprendiamo questo gustoso (anche se probabilmente fantasioso) quadretto, che descrive il comportamento del potentissimo capo dell’NKGB, commissario del popolo per la sicurezza dello Stato, Lavrentij Berija.

“Egli, appena si rese conto che Stalin giaceva immobile sul pavimento, prese a danzargli sfrenatamente attorno urlando: «Il gatto è morto, siamo liberi». In quel preciso istante, accadde l’imprevedibile: Stalin alzò un braccio e con un occhio ammiccò. Presi dall’inquietudine e dal terrore, gli astanti si fecero silenziosi e guardinghi, improvvisamente raggelati. Nel silenzio, si vide Berija inginocchiarsi e abbracciare il corpo esanime del tiranno afferrandogli dolcemente le ginocchia e chiedere scusa con teneri accenti: «Piccolo padre, scusa ho sbagliato, sono colpevole». Poi il corpo del Segretario generale s’acquietò per sempre.”

Memorabili furono le parole che l’on. Sandro Pertini pronunciò in Parlamento in commemorazione del grande capo comunista defunto: “Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. […] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.”

Certamente la memoria dei suoi crimini non conoscerà tramonto.

 

Relatore

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  • senza offesa ma sono più portata a credere alle certezze di un uomo di elevata cultura politica come lo fu Pertini che ai dubbi un semi sconosciuto giornalista

  • Beh, secondo Pertini Stalin fu un grande. Uno PUÒ CREDERLO, non è mica proibito.
    Alcuni (immagino) crederanno invece che sia stato un grande criminale.
    Ai miei tempi a scuola si studiava il latino:
    Tot capita tot sententiae.
    Dico bene?

    • non basta cavarsela con qualche uscita in latino per non dire nulla visto che mi ricordi che la terra è rotonda,io parlavo di certezze non di credulità,credere è un'altra cosa,uno può pure credere che l'aneddoto su Berija.sia vero.
      é un gioco molto sporco gà visto e rivisto,se si deve commemorare un evento storico sarebbe bene attenersi alla storia per essere credibili ed è per questo che il rigore storico di Pertini è preferibile e dovrebbe esserlo anche per te che hai studiato tanto,
      dico bene?

      • Vorresti per favore spiegarmi qual è la tua CERTEZZA? Così almeno ti capisco.
        Ripeto, a scanso di equivoci, il mio concetto. Stalin e Hitler furono, a loro modo, grandissimi e dominano il XX secolo.

        • ho l'impressione che stiamo entrambi perdendo tempo,nulla centra la tua o la mia certezza la mia critica è rivolta all'articolo o si commemora con verità storiche oppure si fa satira e qui non si capisce a che pro farla su di un uomo morto da 60 anni se non per pura denigrazione,operazione che si ripete costantemente rivolta solamente a personaggi di area socialista,qui sta la malafede dello scritto in questione e perciò preferisco il rigore storico,le CERTEZZE, di Pertin.Mi pare un concetto semplice.
          Saluti

          • Strani discorsi fai. È pur vero che il Nostro è morto da più di 60 anni, ma Caligola (ad esempio e se non erro) è morto da 1973 anni.

            Quali certezze aveva Pertini? Che Stalin era GRANDE?
            La condivido. Anche per me... Stalin era GRANDE.

            Uguale. Siamo dunque concordi.

  • Nr. 1 Stalin, nr 2 Hitler, nr. 3 Mao Tse Dung, nr. 4 Pol Pot, nr. 5 Napoleone, in ordine descrescente per milioni di vittime innocenti.
    Nr. 1 per l'immensa, sterminata cultura: Sandro Pertini, grande ammiratore di Stalin, Mao Tse Dung e Pol Pot. Oltre ad essere uomo di enorme cultura, Pertini è stato anche eroico partigiano, in tempo di guerra rifugiato in Svizzera per ragioni di salute.

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