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Titolo sul CdT: “L’UE prova a salvare Schengen”. Questa povera UE si sta viepiù trasformando in un’azienda di salvataggio dai propri fallimenti.
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11 ex consiglieri federali, convinti che il popolo svizzero sia troppo stupido per poter decidere da solo, sono adesso scesi in campo, in dispregio ad una ragionevolissima consuetudine di astensione instaurata sin dall’Ottocento, ad indicarci la retta via, quella del no all’iniziativa UDC-SVP. Un inutile premura, da persone in età avanzata, dimentiche del significato della parola “controproducente”.
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Sulla “Neue Zürcher Zeitung” un professore di studi europei dell’Università di Losanna, Dieter Freiburghauser, ha proclamato: “La caduta dell’UE (bada bene, amico lettore, di questa UE) sarebbe la peggior sciagura possibile”. Di che restare allibiti, da parte di un professore svizzero che durante tutta la sua lunga vita (è professore emerito, cioè in pensione) ha avuto sotto gli occhi una struttura politica che è riuscita a far convivere in pace, dai tempi della guerra del Sonderbund, etnie e religioni. Capire che questa UE si è irreversibilmente avviata sulla via di un centralismo insostenibile, privo di una pur minima legittimazione democratica, dovrebbe esser possibile anche a un emerito professore universitario di studi europei. L’incapacità di riconoscere il fallimento non fa altro che procrastinare e aggravare i danni.
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Alla conclusione che Varoufakis, deriso dai media di tutta l’UE nella qualità di ministro delle finanze di un governo greco di estrema sinistra, sia un notevolissimo personaggio è giunto anche Tito Tettamanti, che ha dibattuto con lui di fronte ad una sala stracolma.
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Comune di Potenza in stato di impotenza. 24 mrd di euro di debiti, che fanno 24’000 milioni. Noi svizzeri possiamo menar vanto del fallimento di Leukerbad, si trattava di circa 400 mio di franchi, se ben ricordo, e Zurigo ha 12 mrd di debiti, sempre che sia ben informato. Potenza però è una cittadina di 67’000 abitanti, con un bilancio che supera di poco i 100 milioni di euro, qualcosa non quadra. Adesso sono indagati 35 amministratori, ma ritengo che i 24 mrd di debiti indicati da Rai1 costituiscano un errore pacchiano, essendo impossibile anche per politici navigatissimi in fatto di ruberie arrivare a “sgraffignare” in pochi anni una simile montagna di soldi.
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Roma città delle meraviglie, prima fra tutte quella di aver avuto, grazie al PD, un sindaco “ciclista” come Ignazio Marino, di cui si mormora che fosse cardiochirurgo, cosa assolutamente incredibile, vista la sfrontata incompetenza intellettuale messa in mostra da questo signore nella sua attività dirigenziale. Grazie al fatto di essere stata la capitale di una monarchia e a munifiche donazioni Roma dispone di un patrimonio immobiliare tale da far invidia agli ordini religiosi più provvisti. Per i debiti non so, penso che superano comunque quelli addebitati a Potenza dal primo canale televisivo di Stato.
Del patrimonio fa logicamente parte tutta una serie di appartamenti, molti dei quali con vista sui Fori o sul Colosseo. Quello con vista sul Colosseo, acquistato per un tozzo di pane da Claudio Scajola, ministro a capo di vari dicasteri in governi di Berlusconi dal 2001 al 2010, permise all’illustre uomo di stato, grazie all’assurda giustificazione escogitata quando scoppiò lo scandalo (una donazione “a mia insaputa” di un donatore anonimo, “bisognerà che la giustizia indaghi”), di collocarsi sulla sommità dell’Olimpo dell’impudenza.
Adesso è scoppiato un ulteriore scandalo. Una serie di appartamenti affittati a prezzi ridicoli, da 10 a 25 euro al mese, a persone altolocate o in grado di ungere dove fosse utile o a enti partitici. La magistratura indaga, ma poi provvederanno i tribunali a dare il tempo ai colpevoli di morire in onorata vecchiaia, fermo restando che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli eredi. La corruzione è oramai divenuta sistema di vita nella vicina repubblica. Gli specialisti in materia ne distinguono due forme: la buona, di chi non si fa pescare, e la cattiva, di coloro che finiscono sulle liste degli indagati. A salvare questi ultimi provvede poi la prescrizione, e tutti vissero felici e contenti.
Il danno globale all’erario comunale è valutato in 100 mio di euro all’anno, gli anni passano inesorabili, probabile quindi che i calcoli complessivi risulteranno dell’ordine di miliardi. Danni per il contribuente romano, ma benefici al netto di imposte per gli intrallazzatori.
Gianfranco Soldati
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Caro dott. Soldati, è sempre un piacere leggerla. Sono inopportuno se le dico che mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito all'iniziativa dei Verdi sul suicidio assistito nelle case anziani e strutture ospedaliere in Ticino? Grazie!
Caro signor Guido, sono in difficoltà perché non riesco ad inserire le mie risposte. (messaggio riportato dalla Redazione)
A Guido,
risolto problemi, Le rispondo domani
ordsialmente
Grazie, sono in Austria per lavoro, la leggerò molto volentieri...
Fossi stato ancora in GC, avrei votato con la maggioranza, per i motivi che sono ben espressi nel rapporto di maggioranza. Il ricorso al suicidio assistito da noi è legale (attualmente a costi proibitivi per molti pazienti), la decisione di ricorrervi resta una scelta personale che non deve essere facilitata né ostacolata. Quando si curano pazienti terminali in stato di incoscienza ci si trova poi di fronte a due ulteriori problemi: quello dell'accanimento terapeutico, spesso deciso da colleghi che curano i propri cari o personaggi di alto livello (storicamente memorabili quelli cui furono sottoposti il generale Franco e, a livello ticinese, lo sfortunato Silvio Moser, grande collega di un Clay Regazzoni che la sua parte di sfortuna l'ha avuta tutta) da una parte, e quella di decidere l'astensione terapeutica (medicazione del dolore e idratazione esclusi) dall'altra.
Buona sera dott. Soldati. Anche io sono sulla sua stessa linea. Ho scambiato qualche opinione anche con un suo collega e mio medico curante... anche con mia figlia infermiera: pure in quell'ambiente non sono molto propensi a "suicidare" le persone che devono curare. Purtroppo sulla decisione della commissione del GC si è come al solito sollevato il solito polverone accusando i membri di sudditanza alla Curia (ed il nostro mons. Lazzeri penso si stupisca ogni volte per il potere che gli danno suo malgrado)
Il tema merita naturalmente ben altre valutazioni di carattere etico/filosofico/morale. Io ritengo che siccome le persone che fanno questa scelta la devono fare in piena facoltà di intendere e volere, compreso il momento dell'assunzione del farmaco, il tutto possa benissimo venir preparato in tempo ed in condizioni dignitose per tutte le persone coinvolte. Evidentemente il fattore costi ha un suo peso, e nelle soluzioni cercate va fatto in modo che l'accesso al suicidio non dipenda dal portafoglio del paziente. Lo Stato può deve dettare le condizioni quadro, ma deve assolutamente fare in modo che le strutture sanitarie di sua competenza non possano venir coinvolte. Io mi son trovato mio malgrado un po' "coinvolto": anni fa mi son preso un bello spavento a causa di un tumore al colon. Nei due o tre giorni trascorsi in terapia intensiva con cannucce e cannette che spuntavan da tutte le parti il pensiero di "cosa faccio se..." mi frullava sovente per la testa nei rari momenti di lucidità.. Poi le cose si son risolte nel modo sperato, ma oggi mi rendo conto di quanto difficile possa essere una scelta del genere. Per questo mi fanno un po' rabbia certi proclami fatti da chi (fortuna sua) è sano come un pesce.