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Campionato mondiale di buonismo, vincerà la Svizzera? – di Gianfranco Soldati

Nel quadro degli scandali che stanno sconvolgendo e quasi travolgendo il mondo dello sport un nostro noto giornalista sportivo si domandava se lo sport potesse essere luogo di virtù e sani princìpi. Se lo sport fosse praticato e diretto da qualsivoglia animale la risposta potrebbe essere positiva. Ma ad esserne protagonisti, sia direttamente che a livello dirigenziale, sono gli umani, e allora la risposta diventa subito negativa se a premiare il successo è la vil moneta.

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Titolo sul CdT: “L’UE prova a salvare Schengen”. Questa povera UE si sta viepiù trasformando in un’azienda di salvataggio dai propri fallimenti.

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Comunicato del Segretariato di Stato per la Migrazione, pochi giorni fa. Nel 2014 23’765 richieste d’asilo, nel 2015 39’523, un aumento quindi del 66%, da addebitare in gran parte, secondo i nostri burocrati dell’accoglienza, alla guerra in Medio Oriente (Siria e Irak). Una frazione cospicua dell’aumento di richieste è però dovuto a richiedenti afgani e eritrei, paesi che con le guerre in Medio Oriente poco o nulla hanno a che fare. L’aumento è verosimilmente dovuto al fatto che la Svizzera, grazie alla politica messa in atto dalla Signora Sommaruga, che tanto buona e gentile appare ma non è, si è fatta una solida fama di generosa e irrazionale disponibilità, seconda solo alla Svezia e adesso anche alla Germania della Merkel. Due nazioni che, messe di fronte alle conseguenze della loro politica di accoglienza, stanno però correndo ai ripari. Le probabilità che la Svizzera in questo 2016 possa, in fatto di buonismo pervicace, issarsi al primo rango tra tutte le nazioni europee crescono di giorno in giorno.

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11 ex consiglieri federali, convinti che il popolo svizzero sia troppo stupido per poter decidere da solo, sono adesso scesi in campo, in dispregio ad una ragionevolissima consuetudine di astensione instaurata sin dall’Ottocento, ad indicarci la retta via, quella del no all’iniziativa UDC-SVP. Un inutile premura, da persone in età avanzata, dimentiche del significato della parola “controproducente”.

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Sulla “Neue Zürcher Zeitung” un professore di studi europei dell’Università di Losanna, Dieter Freiburghauser, ha proclamato: “La caduta dell’UE (bada bene, amico lettore, di questa UE) sarebbe la peggior sciagura possibile”. Di che restare allibiti, da parte di un professore svizzero che durante tutta la sua lunga vita (è professore emerito, cioè in pensione) ha avuto sotto gli occhi una struttura politica che è riuscita a far convivere in pace, dai tempi della guerra del Sonderbund, etnie e religioni. Capire che questa UE si è irreversibilmente avviata sulla via di un centralismo insostenibile, privo di una pur minima legittimazione democratica, dovrebbe esser possibile anche a un emerito professore universitario di studi europei. L’incapacità di riconoscere il fallimento non fa altro che procrastinare e aggravare i danni.

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In un suo articolo sul CdT del 1° febbraio Marcello Foa si meraviglia delle qualità dimostrate in un’intervista dall’ex ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis. Scrive anche di scandalosi modi di procedere da parte dei “Signori” della Troika e dei loro accoliti della plutoburocrazia bruxellese. Niente di sorprendente per chi legge regolarmente “Zeit-Fragen”, un settimanale zurighese con anche una redazione austriaca. E`sottotitolato: “Per la libera formazione delle opinioni, per l’etica e la responsabilità, per il rafforzamento e l’osservanza dei diritti dei popoli, dei diritti dell’uomo e dei diritti umanitari”. Il settimanale rifiuta qualsiasi inserzione pubblicitaria per garantire la sua totale indipendenza e non naviga, logicamente, nell’abbondanza. Ogni tanto è costretto a sospendere una o più pubblicazioni per non cadere nel rosso. Ma si stampa da oramai 24 anni, e fornisce una quantità di notizie che nessun altro organo di informazione, neppure la “Weltwoche”, è in grado di fornire in un mondo mediatico europeo chiaramente asservito alla potenza egemone.

Su questo settimanale sono stati pubblicati parecchi articoli di Varoufakis, scritti dopo le sue dimissioni dal governo greco, con considerazioni originali che solo una persona libera e che sa il fatto suo è in grado di formulare. A chi si interessa a quel che accade su questo disgraziato pianeta e alle ignobili manipolazioni della pubblica opinione da parte dei potenti posso solo consigliarne la lettura. Abonnamento ottenibile (montante lasciato in pratica alla libera scelta) tramite abo@zeit-fragen.ch.

Alla conclusione che Varoufakis, deriso dai media di tutta l’UE nella qualità di ministro delle finanze di un governo greco di estrema sinistra, sia un notevolissimo personaggio è giunto anche Tito Tettamanti, che ha dibattuto con lui di fronte ad una sala stracolma.

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Comune di Potenza in stato di impotenza. 24 mrd di euro di debiti, che fanno 24’000 milioni. Noi svizzeri possiamo menar vanto del fallimento di Leukerbad, si trattava di circa 400 mio di franchi, se ben ricordo, e Zurigo ha 12 mrd di debiti, sempre che sia ben informato. Potenza però è una cittadina di 67’000 abitanti, con un bilancio che supera di poco i 100 milioni di euro, qualcosa non quadra. Adesso sono indagati 35 amministratori, ma ritengo che i 24 mrd di debiti indicati da Rai1 costituiscano un errore pacchiano, essendo impossibile anche per politici navigatissimi in fatto di ruberie arrivare a “sgraffignare” in pochi anni una simile montagna di soldi.

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Roma città delle meraviglie, prima fra tutte quella di aver avuto, grazie al PD, un sindaco “ciclista” come Ignazio Marino, di cui si mormora che fosse cardiochirurgo, cosa assolutamente incredibile, vista la sfrontata incompetenza intellettuale messa in mostra da questo signore nella sua attività dirigenziale. Grazie al fatto di essere stata la capitale di una monarchia e a munifiche donazioni Roma dispone di un patrimonio immobiliare tale da far invidia agli ordini religiosi più provvisti. Per i debiti non so, penso che superano comunque quelli addebitati a Potenza dal primo canale televisivo di Stato.

Del patrimonio fa logicamente parte tutta una serie di appartamenti, molti dei quali con vista sui Fori o sul Colosseo. Quello con vista sul Colosseo, acquistato per un tozzo di pane da Claudio Scajola, ministro a capo di vari dicasteri in governi di Berlusconi dal 2001 al 2010, permise all’illustre uomo di stato, grazie all’assurda giustificazione escogitata quando scoppiò lo scandalo (una donazione “a mia insaputa” di un donatore anonimo, “bisognerà che la giustizia indaghi”), di collocarsi sulla sommità dell’Olimpo dell’impudenza.

Adesso è scoppiato un ulteriore scandalo. Una serie di appartamenti affittati a prezzi ridicoli, da 10 a 25 euro al mese, a persone altolocate o in grado di ungere dove fosse utile o a enti partitici. La magistratura indaga, ma poi provvederanno i tribunali a dare il tempo ai colpevoli di morire in onorata vecchiaia, fermo restando che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli eredi. La corruzione è oramai divenuta sistema di vita nella vicina repubblica. Gli specialisti in materia ne distinguono due forme: la buona, di chi non si fa pescare, e la cattiva, di coloro che finiscono sulle liste degli indagati. A salvare questi ultimi provvede poi la prescrizione, e tutti vissero felici e contenti.

Il danno globale all’erario comunale è valutato in 100 mio di euro all’anno, gli anni passano inesorabili, probabile quindi che i calcoli complessivi risulteranno dell’ordine di miliardi. Danni per il contribuente romano, ma benefici al netto di imposte per gli intrallazzatori.

Gianfranco Soldati


Relatore

View Comments

  • Caro dott. Soldati, è sempre un piacere leggerla. Sono inopportuno se le dico che mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito all'iniziativa dei Verdi sul suicidio assistito nelle case anziani e strutture ospedaliere in Ticino? Grazie!

    • Caro signor Guido, sono in difficoltà perché non riesco ad inserire le mie risposte. (messaggio riportato dalla Redazione)

  • Fossi stato ancora in GC, avrei votato con la maggioranza, per i motivi che sono ben espressi nel rapporto di maggioranza. Il ricorso al suicidio assistito da noi è legale (attualmente a costi proibitivi per molti pazienti), la decisione di ricorrervi resta una scelta personale che non deve essere facilitata né ostacolata. Quando si curano pazienti terminali in stato di incoscienza ci si trova poi di fronte a due ulteriori problemi: quello dell'accanimento terapeutico, spesso deciso da colleghi che curano i propri cari o personaggi di alto livello (storicamente memorabili quelli cui furono sottoposti il generale Franco e, a livello ticinese, lo sfortunato Silvio Moser, grande collega di un Clay Regazzoni che la sua parte di sfortuna l'ha avuta tutta) da una parte, e quella di decidere l'astensione terapeutica (medicazione del dolore e idratazione esclusi) dall'altra.

  • Buona sera dott. Soldati. Anche io sono sulla sua stessa linea. Ho scambiato qualche opinione anche con un suo collega e mio medico curante... anche con mia figlia infermiera: pure in quell'ambiente non sono molto propensi a "suicidare" le persone che devono curare. Purtroppo sulla decisione della commissione del GC si è come al solito sollevato il solito polverone accusando i membri di sudditanza alla Curia (ed il nostro mons. Lazzeri penso si stupisca ogni volte per il potere che gli danno suo malgrado)
    Il tema merita naturalmente ben altre valutazioni di carattere etico/filosofico/morale. Io ritengo che siccome le persone che fanno questa scelta la devono fare in piena facoltà di intendere e volere, compreso il momento dell'assunzione del farmaco, il tutto possa benissimo venir preparato in tempo ed in condizioni dignitose per tutte le persone coinvolte. Evidentemente il fattore costi ha un suo peso, e nelle soluzioni cercate va fatto in modo che l'accesso al suicidio non dipenda dal portafoglio del paziente. Lo Stato può deve dettare le condizioni quadro, ma deve assolutamente fare in modo che le strutture sanitarie di sua competenza non possano venir coinvolte. Io mi son trovato mio malgrado un po' "coinvolto": anni fa mi son preso un bello spavento a causa di un tumore al colon. Nei due o tre giorni trascorsi in terapia intensiva con cannucce e cannette che spuntavan da tutte le parti il pensiero di "cosa faccio se..." mi frullava sovente per la testa nei rari momenti di lucidità.. Poi le cose si son risolte nel modo sperato, ma oggi mi rendo conto di quanto difficile possa essere una scelta del genere. Per questo mi fanno un po' rabbia certi proclami fatti da chi (fortuna sua) è sano come un pesce.

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