”Le opere di Daniele Bongiovanni possiedono quel qualcosa in più che si rispecchia nel suo personaggio, nel racconto della sua vita d’artista.
Nel conversare con lui, appare chiaro che è uno studioso, un serio professionista e questo è già un elemento raro ma non sufficiente se appreso esclusivamente da una ricerca intellettuale, da uno studio dei testi; lo vedo come un artista che vive la propria formazione “sul campo”, in maniera personale.
Se a molti facessi domande sull’arte probabilmente mi verrebbero citati tanti dei libri di arte mai scritti, per esempio per Raffaello. Si saprebbero innumerevoli cose su di lui: le sue opere, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, sarebbe tutto quanto vero? Ma scommetto che non tutti sanno dire che odore c’è nelle stanze dei suoi affreschi. Non tutti sono stati lì a contemplare quelle bellissime pitture.
M’immagino invece Daniele Bongiovanni, che ha uno studio a Palermo, a visitare Monreale e a respirarne l’atmosfera; per non parlare di quanto possa essere impregnato delle bellezze, della cultura, della tradizione millenaria della sua terra.
L’equivalente per esempio è per le donne, probabilmente molti farebbero un compendio sulle loro preferenze, ma in quanti saprebbero dire che cosa si prova a risvegliarsi accanto ad una donna e sentirsi veramente felici? Ritengo che Bongiovanni sia il primo a risvegliarsi felice quando si ritrova di fronte al dipinto realizzato il giorno prima.
Se facessi domande sull’amore probabilmente molti mi risponderebbero con un sonetto, mi sento invece sicuro di affermare che dell’amore sono impregnati i ritratti di questo pittore.
Parlando con Daniele Bongiovanni ho visto un uomo intelligente e sicuro di sé. Non pretendo di aver capito completamente quello che Bongiovanni ha nel profondo perchè questo non basta ad incasellarlo e perché assolutamente non voglio che questo sia il mio ruolo, però mi affascina sentirlo raccontare, tutto ciò sempre più mi fa entrare nella sua opera.
Ho scritto più del pittore che delle sue singole opere ma questo perché è affrontando l’opera tutta che meglio si comprendono gli intendimenti e quello che poi vediamo sulla tela, se è veramente arte deriva da un concetto archetipo: l’opera nasce infatti nell’intimo dell’artista che poi la trasferisce sulla tela con la propria tavolozza a beneficio di tutti.
Platone infatti in “Fedro” dice che l’esperienza della bellezza genera un desiderio di comunicare ” quando trovo qualcosa di bello voglio che anche gli altri ne godano”. Il grande filosofo 2500 anni fa aveva già compreso questa pulsione dell’animo umano a condividere il bello.
Tale soddisfazione la considero una chiave di volta per stabilire un profondo sistema di confronto dei migliori valori dell’uomo così che possa anche tracciare una strada maestra all’intendimento tra i popoli.
Bongiovanni rispecchia in pieno nella sua opera questi concetti; anche Hegel affermava che svegliare l’anima è lo scopo finale dell’arte, comprendendo il contenuto dello spirito e rivelando proprio al nostro animo tutto quello che nasconde di essenziale, di grande, di sublime, di rispettabile e di vero.
Ritengo quindi che in senso generale Daniele Bongiovanni tramite le sue opere permette di rendere accessibile all’intuizione ciò che esiste e le sue rappresentazioni sicuramente consentono di emozionarci fino al punto di conoscere meglio noi stessi.”
(tratto dal testo critico, Daniele Bongiovanni: l’opera, l’artista, e l’esperienza della bellezza di Gregorio Rossi)
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