San Gottardo: NO alla chiusura, quindi SÌ al risanamento

Più ci si avvicina alla data della votazione sul progetto di risanamento della galleria stradale del San Gottardo e più gli avversari, forse incattiviti dai sondaggi d’opinione ad essi sfavorevoli, fanno di tutto per denigrarlo. Con crescente fanatismo, attribuiscono infatti a questo progetto tutti i malefici possibili e immaginabili, rincarando poi la dose con innumerevoli, quanto deplorevoli e squalificanti (per essi!) processi alle intenzioni.

Pur consci del fatto che ben difficilmente si potrà far cambiare opinione a chi è stato a lungo esposto al bombardamento del fanatismo anti-gottardista, i sottoscritti deputati al Gran Consiglio invitano le cittadine e i cittadini del Cantone a riflettere su alcuni dati di fatto incontrovertibili:

1. il risanamento è indispensabile, già per evidenti motivi di sicurezza, nonché per le ragioni tecniche che i responsabili della struttura hanno più volte evidenziato
2. la chiusura del collegamento stradale con il resto della Svizzera per la durata di anni (quanti, non si sa!) sarebbe estremamente penalizzante per tutta l’economia cantonale, tanto dal punto di vista industriale quanto da quello turistico
3. coloro che si oppongono al risanamento non hanno ancora fornito valide e funzionali alternative, nascondendosi dietro argomentazioni ad effetto sul traffico intenso in determinate regioni del Cantone, le cui cause principali non hanno nulla a che vedere con il Gottardo
4. la storiella che l’”AlpTransit” di prossima inaugurazione permetterebbe di risolvere tutti i problemi non è credibile, poiché la linea di base non è affatto stata concepita come via di collegamento unica fra il nord e il sud delle Alpi
5. per le regioni situate a nord della futura “stazione Ticino” – di ubicazione ancora ignota! – la chiusura del Gottardo significherebbe lo strangolamento economico
6. la realizzazione della stazione di trasbordo sui treni navetta a Biasca, oltre a farsi beffe del principio costituzionale del trasporto su rotaia da confine a confine, devasterebbe enormemente una regione già lacerata dal tanto “ecologico” AlpTransit
7. in ogni caso, nessuno sa dire fin dove arriverebbero le colonne dei TIR, in caso di problemi al carico sui treni-navetta.

Più preoccupante ancora, dal punto di vista politico, è il “segnale” che un eventuale no ticinese darebbe, con palese incoscienza, al resto della Confederazione, ovvero la volontà di voltare le spalle alla Svizzera e alla coesione nazionale. Per evitare queste nefaste conseguenze, invitiamo quindi le cittadine e i cittadini ticinesi a votare, il prossimo 28 febbraio, un convinto “sì”.

Inviato dall’on. Franco Celio e sottoscritto da 60 deputati PLR, Lega, PPD, la Destra e Montagna Viva

 

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