“Qualche mese fa Merkel ha aperto le frontiere con una decisione improvvida, mossa dalla compassione per la foto del piccolo Aylan riverso su una spiaggia; poi ci ha ripensato. Nel frattempo un milione di persone si sono riversate in Germania e chissà quante altre negli altri Paesi europei.”
*Ahimè, troppo tardi!
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Sembrerebbero parole di una ragionevolezza cristallina…
In aggiunta, quale spunto ragio-nativo sulla faccenda immigratoria vi propongo (anche) un capoverso del (già citato in TL/puntonemo) discorso di Cameron a Chatham House.
(…) “La questione è di «scala», e di «velocità», e di «pressioni» che esse {le migrazioni, ndr} portano sulle «comunità», in un momento nel quale le «finanze pubbliche» sono già sotto notevole stress.” (…)
{I termini «virgolettati» sono una «arbitraria» intrusione di *postrelativo*}
Sembrerebbero, pure, parole di una ragionevolezza cristallina.
Ciò riferito, se andassimo tuttavia a ragionare su alcuni aspetti sollevati da queste piane e cristalline argomentazione ecco che qualche sorpresa potrebbe… coglierci impreparati. La quotidianità dell’homo europeo contemporaneo è costellata da varie pressioni. Ne segnalo comunque una: cioè quella drammatica «pressione» rivelatrice delle condizioni reali del salariato medio, anche definita con due termini contigui: disoccupazione e dumping. Sappiamo che il dumping e/o la disoccupazione li si è ottenuti -per esempio- con la deindustrializzazione programmata, operata grazie alle delocalizzazioni speculative. Una “migrazione alla rovescia” se vogliamo. Una grandiosa parte di quelle industrie che facevano la ricchezza della middle class europea, ha messo in ginocchio intere regioni un tempo prospere. Un capriccio… liberale.
La «velocità» con la quale questa operazione è avvenuta non è stata spesso coperta dai governi e dai media ufficiali?
Per quanto attiene alla «scala», sarebbe interessante aprire il discorso sulla denatalità Eu. Sui perché della denatalità si potrebbero scrivere interi trattati. Quindi lascio perdere le ragioni per le quali i giovani europei hanno, forse, delle riserve nel mettere al mondo -in questo mondo- dei figli. Accennerei solamente alle continue e “condivise” riduzioni della «finanze pubbliche» con le relative diminuzioni dei sussidi/congedi/maternità/paternità, per esempio. Un… omaggio al concetto di «comunità». Invece, ecco che tutta la regia mediocratica ufficiale ci propone la facile equazione: denatalità=necessità di “sostituzione importata”; ciò che si presta a una demagogica e ridicola argomentazione quando sappiamo che la disoccupazione giovanile attuale (… a figli unici) tocca in diversi stati europei il 50%, con una media Eu, attorno al 20%. Ma, pure lì, ministri e media ufficiali, sull’argomento… nicchiano.
Questo per dire: m’inchino alle logiche politico/mediatiche apparentemente critiche nei confronti delle secolari (poco secolari) migrazioni sud-nord. Resto tuttavia scettico su una “condivisa” volontà di voler tuttavia impegnarsi seriamente per correggere le logiche mercantili innescate dalle varie élite… liberal-continentali, che non sono estranee -probabilmente- nemmeno al fenomeno… del milione di nuovi arrivati.