Mentre la polizia ci invita a getto continuo a essere prudenti e a tenere la guardia alta, le nostre Autorità cantonali, facendosi come quelle di Losone la pagella da soli, propagano apparentemente senza conoscerne l’effettiva portata i soliti rassicuranti comunicati per tenere tranquilla la gente. Comunque sia, la presa di posizione del Consiglio di Stato sulla piu’ che lecita interrogazione dello «scomodo» granconsigliere Massimiliano Robbiani fa aggrottare le ciglia e non serve di certo ad aumentare nella popolazione né il senso di sicurezza né la credibilità nelle istituzioni. Anche le mie lettere riguardanti gli stessi temi inviate per raccomandata all’UFM, a parte le solite vacue risposte di rito, sono rimaste inevase e l’ultima, spedita il 30 ottobre scorso e concernente l‘ennesima molestia da parte di un gruppo di schiamazzanti asilanti ubriachi fradici accampatisi davanti alla mia abitazione, é rimasta addirittura senza risposta. In realtà il tanto lodato sistema di sicurezza esiste semmai sulla carta ma in pratica è a dir poco inestistente. Il contatto telefonico pubblicato, e tutti i correlati consigli, collegano gli interpellanti con persone percepibilmente seccate da qualsiasi telefonata che non sia quella della morosa. Altamente scioccanti sono le imbarazzanti considerazioni sul notorio ed eccessivo consumo di alcool e l’evidente accettazione dello status quo sia da parte del CdS che dalle organizzazioni «buoniste». Un semplice ma assoluto divieto di consumo e vendita di bevande alcooliche agli asilanti creerebbe molto meno problemi di quelli che abbiamo ora. Oltretutto non è veramente comprensibile con quale pretesto si conceda libera uscita ad individui di cui nessuno conosce né l’identità né tantomeno la provenienza. Il terreno recintato della caserma offre come minimo una superfice di 100 m2 per ogni asilante, cioé posto a sufficenza per prendersi in pace una boccata d’aria fresca senza necessariamente dover andare per lo stesso motivo a gironzolare per il paese passando poi alla Coop di via Mezzana a rifornirsi di birra. Contemporaneamente ai lavori di utilità pubblica, che dovrebbero essere obbligatori, gli umanisti nostrani potrebbero organizzare le loro «attività ludiche» sul posto senza far venire i loro «ospiti» a piedi al Centro la Torre.
Flavio Laffranchi, Losone
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