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Domenico Barletta su Norman Gobbi

Il segretario cantonale del PPD Domenico Barletta pubblica oggi sulla LiberaTV di Marco Bazzi un suo interessante editoriale. Ne rubiamo e commentiamo un frammento:

[…] Guardando invece all’elezione del Consiglio federale, la candidatura del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi è stata sicuramente importante per l’immagine del nostro Cantone.  Ancora oggi, però, alcuni interrogativi insorgono. Forse la stessa UDC ha tradito le ambizioni di elezione di Norman Gobbi? I voti ottenuti da Gobbi al primo turno hanno più l’aria di un “contentino”… L’amara certezza è che abbiamo perso una ghiotta occasione di riavere un rappresentante ticinese in seno al Consiglio federale […]

All’epoca il nostro sbrigativo commento era stato: Parmelin è stato eletto dai socialisti. A ragion veduta, e ripensandoci, lo modificheremmo in parte, e precisamente così: “Parmelin è stato scelto dall’UDC e dai socialisti”. Infatti:

  • Tutto è partito dalla (assolutamente non evidente) decisione della dirigenza UDC (Brunner? Blocher?) di proporre il famoso “tricket”.
  • I socialisti (e con essi il più vasto fronte “politicamente corretto”) hanno subito posto il veto a Gobbi.
  • I socialisti (e con essi il più vasto fronte “politicamente corretto”) non avrebbero mai votato il Blocher giovane o “mini-Blocher” Aeschi. Così egli è stato presentato al mondo, che la cosa fosse vera o fasulla in pratica non aveva alcuna  importanza.
  • Dunque restava solo Parmelin.
  • Già, ma a patto che l’Assemblea federale rispettasse il tricket democentrista. Era obbligata a farlo? Certo che no.
  • Tuttavia, il desiderio, anzi la brama, di normalizzazione regnava così intensa in tutti i settori del parlamento che nessun serio tentativo di uscire dai binari assegnati è stato compiuto.
  • Stupisce un poco che Barletta in uno slancio lirico parli di “ghiotta occasione persa”. Nessuna occasione e nessuna ghiottoneria. Gobbi non ha avuto una possibilità reale. Ma gli ideatori del tricket hanno fatto in modo che SuperNorman uscisse a testa alta, ed è stato giusto così.
  • Sarebbe interessante sapere quanti dei 10 deputati ticinesi abbiano votato per lui. Ma ciò non è possibile, a causa del segreto dell’urna. In un film famoso don Camillo ammoniva le sue pecorelle di Brescello (borgo della Bassa padana): “Nella cabina elettorale Dio vi vede, Stalin no”.

 

Relatore

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  • Sull'articolo alcune riflessioni:
    9 dicembre: Gobbi viene presentato come candidato al Consiglio Federale. Indossa la casacca dell'UdC. "Avete visto, cari amici ticinesi, vi abbiamo fatto un bel regalo" (come giustamente sottolinea l'articolista, con nessuna possibilità di riuscita).
    18 dicembre: La deputazione liberale, capitanata da Cassis, manovra per affossare il voto sul rinnovo della moratoria per l'accesso ai medici stranieri. Il gruppo UdC segue compatto. Ma non è tutto: ha l'appoggio determinante del duo leghista Quadri/Pantani, che sconfessa clamorosamente quanto sempre sostenuto in passato (contro i cassamalatari, contro nuovi arrivi di personale sanitario). Un tradimento nel vero senso della parola, visto che anche il Consiglio di Stato aveva dato altre direttive.
    Conclusione: la candidatura Gobbi è stato un riconoscimento alle ambizioni ticinesi oppure un regalo avvelenato ? Propendo per la seconda ipotesi. E forse è solo l'inizio.

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