“Separare una mamma da suo figlio, due giorni prima di Natale?” – Interrogazione dell’on. Paolo Peduzzi

Le ARP, Autorità Regionali di Protezioni, sono (ma raccontarlo non è uno scoop) giorno dopo giorno nell’occhio del ciclone. Anche perché, spesso, si trovano ad agire nell’ambito di conflitti familiari aspri e dolorosi, dove la parte “soccombente” sviluppa una frustrazione terribile che si trasforma in aggressività. 

* * *

“Separare una mamma da suo figlio, due giorni prima di Natale, con decisioni scorrette e affrettate e per mancanza di posti nel 2015 in Ticino?”

Il granconsigliere dr. Paolo Peduzzi, PPD, rivolge al Consiglio di Stato questa

INTERROGAZIONE

Mi permetto di scrivere questo atto parlamentare raccontando un caso che sto seguendo professionalmente con altri Colleghi, in questi giorni.

Una donna quasi trentenne con due figlie alle scuole elementari, partorisce un bimbino pochi giorni prima di Natale. La signora è praticamente sola perché il suo compagno, padre dei tre figli, è stato escluso dalla Svizzera fino a pochi mesi fa, per difficoltà con la giustizia. La donna è stata valutata tra il 2007 e il 2008 per sapere se fosse capace di gestire le proprie figlie. Le due ragazzine sono state accolte in un istituto durante la settimana.

La donna negli ultimi anni, con l’aiuto di un curatore ha sistemato la sua posizione patrimoniale, si è stabilita in un appartamento di 4 locali e riceve le figlie dal venerdì sera alla domenica sera, senza che questo crei particolari problemi. Basandosi sulle informazioni di quasi dieci anni fa, l’Autorità Regionale di Protezione (ex Commissioni Tutorie) competente, decide che la madre non può prendere la responsabilità del figlio per “immaturità” e “difficoltà di percepire i bisogni” e manda gli uffici preposti (Ufficio dell’Aiuto e della Protezione) a informare la madre il 23 dicembre nel reparto di maternità, che il figlio le sarà tolto nei prossimi giorni!

La madre chiede se non sia possibile stare con il figlio. La signora tra le altre cose allatta con molto piacere e il bimbino cresce bene. Le si risponde che in Ticino non ci sono posti per “collocare” il bambino con la madre e per questa ragione il bimbo andrà in un istituto e la madre tornerà a casa con la possibilità di vedere il figlio tre volte per settimana!

Una serie di persone specialiste in questo campo, lo psichiatra della madre, il direttore dell’Istituto dove vivono in settimana le figlie maggiori, la ginecologa della madre, il medico curante della madre e il pediatra, scrivono più volte alle Autorità Regionali di Protezione chiedendo che la madre possa tornare a casa con il suo neonato e che, con i giusti accompagnamenti, possa vivere e far vivere al figlio nel migliore dei modi il suo inizio della sua esistenza. Le Autorità competenti non prendono in considerazione queste motivazioni e perseguono la strada intrapresa.

Alla luce di quanto esposto pongo le seguenti domande al Governo:

  • Il lodevole Consiglio di Stato è informato di casi come questi?
  • Dove un’Autorità Regionale di Protezione non prende per niente in considerazione i pareri di diverse autorità professionali sul territorio, che conoscono le persone coinvolte e che condividono fermamente un’opinione diversa e si coordinano con l’Avvocato della parte?
  • Ammettendo che la decisione dell’Autorità Regionale di Protezione ARP sia corretta o che sia troppo tardi per opporsi secondo le vie di servizio (opposizione all’autorità di controllo delle ARP), è possibile che in Ticino nel 2015 non vi siano strutture atte ad accogliere una madre in difficoltà con il suo neonato?
  • Che misure intende mettere in atto il Consiglio di Stato per evitare che tali situazioni insostenibili si ripetano in futuro?
  • Al cospetto di situazioni come quella considerata, in presenza di una puerpera che allatta il proprio bambino e con lui intrattiene per tanto una relazione intensa e fondamentale per il suo benessere attuale e futuro. Donna che con il sostegno della rete dei servizi operativi sul territorio (consulenza Genitori – bambino, ABAD, e altri operatori) è senz’altro in grado di accudire in modo adeguato il proprio piccolo, non ritiene l’Autorità cantonale che si configuri una situazione di abuso d’autorità e di collocamento coatto (di triste memoria, in base alle più recenti ricerche e rivelazioni), con tutte le conseguenze negative che una simile misura comporta (vedi recente ricerca sulle Misure coercitive a scopo assistenziale, promossa sotto l’egida dell’Archivio di Stato)?
  • Come intende fare il Consiglio di Stato per rimediare e/o risarcire persone che hanno subito dei danni a causa di decisioni chiaramente erronee da parte di autorità di protezione?

Paolo Peduzzi, deputato, PPD

Relatore

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