NOTA. Le cose che il dottor Soldati racconta sulla (oggi) tristemente famosa Pâquerette sembrano incredibili ma, poiché il dottor Soldati dice sempre la verità, le crediamo.
Fabio Abate era stato classificato dalla “Weltwoche” tra i parlamentari nazionali avversi all’esercito già nel 2013. Era in compagnia di altri 4 colleghi di partito, tra i quali anche l’oramai ex-presidente Philipp Müller, di 1 UDC, il glaronese This Jenny, nel frattempo scomparso, e di 3 PPD, tra i quali il capogruppo Urs Schwaller. Utili non idioti, tutti ad ingrossare le schiere di chi vuol abolire l’esercito o indebolirlo fino a renderlo simile ad un corpo di pompieri o di netturbini, come dire socialisti e verdi-anguria.
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Edizione del 9 luglio, pagina 28. Beppe Severgnini, uno dei numerosi editorialisti, titola e scrive: “Sessant’anni di pace: l’Unione ha immaginato il mercato unico (un’invenzione geniale, gli europei sono diventati tutti ricchi, Grecia docet), ha organizzato l’allargamento a est dopo il crollo del comunismo, ha avvicinato le economie dopo la crisi finanziaria del 2008 (che dura e perdura, con debito sovrano in crescita inarrestabile): potrebbe riservarci altre buone sorprese”. Le considerazioni tra parentesi sono mie.
La buona sorpresa si avrà quando il “Corsera” ritornerà ad una linea redazionale un po’ più indipendente e critica. Con il servilismo, più o meno interessato, non si guadagna rispetto né considerazione.
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Qualche cifra, per far piacere ai “genderisti” nostrani. I premi Nobel vengono assegnati dal 1901, quello per l’economia solo dal 1969.
Premio per la pace: 83 uomini, 15 donne
Chissà se i suddetti genderisti, oltre a far decidere il sesso che vogliono avere ai bambini di 3 o 4 anni, riusciranno anche a convincerli a decidere se vorranno o no diventare premi Nobel?
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Nel mese di marzo o inizio aprile 2013, 6 simpaticoni avevano pubblicato un inserto sul CdT in favore dell’elezione di donne nel Municipio e nel Consiglio comunale di Lugano, con tanto di foto di tutte le candidate. Dico tutte le candidate, nessuna esclusa, salvo le candidate della Lega, dell’UDC e di Area liberale. I nomi di questi simpaticoni li avrei snocciolati anche senza leggerli, tanto sono noti per il loro intrepido impegno in favore della democrazia e della correttezza (politica o altra). Lo sconosciuto (per me) era e rimane Rolf Würth, gli altri erano e sono: l’ineffabile (lui è come le mamme: ce n’è uno solo, è il Paolino, noto nell’Universo intero … e in altri siti, come potrebbe dire il Dottor Dulcamara), poi Benedetto Antonini, Giorgio Noseda, Fiorenzo Perucchi e Cornelio Sommaruga. Come dire un sublimato del fior fiore del radicalsciccume con il non plus ultra del catto-cattolicismo. Normalmente il sublimato è il prodotto della sublimazione, che permette di far passare delle sostanze dallo stato solido a quello di gas senza passare per lo stato liquido. In questo caso si tratta invece e solo di una mistura di persone sublimi.
A successive inserzioni propagandistiche si sono poi associate altre persone, tra cui alcune donne della presunta o pretesa high society luganese.
La tentazione di firmare inserti o manifesti per le persone afflitte da smania di protagonismo è sempre stata irresistibile, e molti di loro l’hanno pagata con il ridicolo o le figure barbine. Cito solo Norberto Bobbio, con il manifesto contro Calabresi, barbaramente assassinato anche per colpa degli ignobili firmatari. Rinuncio invece a far la lista dei lustrascarpe nostrani. Gli pseudo-intellettuali del genere “simpaticoni” vi farebbero troppo bella figura.
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A inizio ottobre 2015 Merkel, Hollande, Putin e il presidente ucraino Poroschenko si sono riuniti in conferenza telefonica per cercare di concretizzare l’applicazione dell’accordo di Minsk. Intanto Putin stava prudenzialmente costruendo a 25 km dal confine con l’Ucraina una gigantesca base militare, con migliaia di soldati e ingenti quantità di armi e munizioni. Veramente gigantesca la base, i satelliti americani l’hanno subito misurata: 300 ettari, ossia 3 milioni di m2. Notizia credibile, visto che in Russia non sono certo gli ettari che mancano.
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Il reparto “La Pâquerette” della prigione ginevrina di Champ-Dollon, riservato a questi delinquenti, era diretto secondo criteri per così dire risocializzanti. 10 guardiani e 8 terapeuti per un massimo di 11 detenuti, con orari di cella e relativa libertà e con scelta personale di attività lavorativa o di ozio del tipo “vacanza estiva in un buon albergo dei Grigioni o del Vallese”. Scegliendo il lavoro i detenuti guadagnavano un “Taschengeld” (paghetta) fino a 1000 franchi al mese, con cui pagarsi anche regolari visite ai bordelli ginevrini, sempre accompagnati da uno/a psicoterapeuta che stava ad aspettarli sulla porta d’entrata, non so se con il moccolo in mano o no. Visite non figuranti sui rapporti di comportamento per espressa volontà della direttrice, perché concernenti la sfera intima dei detenuti. Piccole mancanze del tipo ingiurie ad un sorvegliante o fumo di un modesto spinello (le carceri sono oramai diventate il solo posto dove uno può fumarsi in pace quel che vuole) venivano sanzionate, anche se ripetute, con un semplice ammonimento. A dirigere il reparto stava una Signora Véronique Merlini (non so se oriunda di Minusio), di professione storica dell’arte (impara l’arte e mettila da parte, un impiego statale è sempre meglio), secondo illuminati criteri personali: niente perquisizioni nelle celle, perché anche i detenuti hanno diritto ad una sfera privata, esami di pericolosità ridotti al minimo e piani di reintegrazione e remissioni di pena ben più generosi di quelli di istituti di pena consimili in Svizzera o all’estero. La psichiatria forense ginevrina andava fiera del successo di questo modello, cercando di propagarlo nei congressi e con le pubblicazioni. Il Consiglio d’Europa lo ha raccomandato e la Norvegia lo ha adottato tale e quale.
Dopo l’assassinio della povera Adeline M., a seguito di una perizia affidata a Benoit Chappuis, “La Pâquerette” fu chiusa, la Signora Merlini messa in congedo malattia (stipendiato) per alcuni mesi e poi, per calmare l’opinione pubblica, licenziata (non so se con prepensionamento o trasferimento in altro reparto della burocrazia dove far meglio valere le conoscenze di storia dell’arte). Il capodicastero rimase naturalmente al suo posto che ancora occupa. È una stella nascente del PLR, distintosi in un passato non lontano per sarcasmi di bassa lega nei riguardi di Blocher. Non faccio nomi, anche se so che si chiama Pierre Maudet.
Gianfranco Soldati
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