“Ma così si sdogana l’insulto” – Severo giudizio di Gianni Righinetti sul Corriere
Citiamo il testo, che ci sembra assai equilibrato, per una parte sostanziale. Il presidente Cattaneo aveva a disposizione una soluzione ragionevole e intelligente, che mi spingerei sino a definire ovvia. L’ha scartata e l’ha disprezzata. Ma incaponirsi a difendere l’indifendibile conduce in un vicolo cieco, presto si finisce con le spalle al muro. Sorprende il fatto che un presidente così importante non disponga di qualche buon consigliere (ammesso che gli serva consiglio, o che ne accetti).
[…] Nel corso degli anni il «Mattino della domenica» ha affibbiato nomignoli un po’ a tutti, a volte coloriti, altre volte offensivi perché andavano a toccare nell’intimo la persona. Senza voler azzardare graduatorie o arbitrariamente dire che cosa sia più grave e cosa meno, l’uscita del presidente Rocco Cattaneo è stucchevole e non gli fa onore. Forse sarà arrabbiato, forse la misura sarà colma, ma questo non giustifica le sue affermazioni. Sostenere che paragonare una persona ad un «cane rognoso» sia una «colorita constatazione» non può essere accettato senza battere ciglio. Esattamente come è stato fatto nel caso del sessismo e della bara. Il vivere civile non contempla l’insulto e la denigrazione, ma di fronte ad un palese errore o scivolone, è buona regola riconoscere lo sbaglio e scusarsi. Non per assecondare chi lo ha chiesto ma per non cadere nella trappola, passando così da insultato ad insultatore. […]
Senza voler azzardare graduatorie… sarebbe ora di riflettere sul perché (anche) in questo ristretto lembo di terra si maltrattano gli avversari politici. Un’idea l’avrei pure. Una. Senza dimenticare le altre che lascio ad altri. Uscendo dallo specifico, sempre uscire dallo specifico… per carità. Quindi diciamo -come premessa- che a mio parere il ricorrere all’insulto è come il menar le mani, la ginocchiata ai genitali. Oppure per metterla sul filosofico: l’unica arma rimasta a chi non ha argomenti. Che sarebbe come dire che sto insultando… quelli che non sanno argomentare. L’insulto passa per mille canali. Lo si può fare con garbo e gentilezza formali come c’insegna Schopenhauer (Adelphi), oppure con “metodo primario”: diretto, rozzo, stolto. Insomma d’insulti si campa. Non solo in politica. Che poi il “fighting words” sia ormai un’abitudine la dice lunga sull’arroganza generalizzata. Che sarebbe, in altri termini, un mio modo d’insultare gli arroganti…
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Senza voler azzardare graduatorie… sarebbe ora di riflettere sul perché (anche) in questo ristretto lembo di terra si maltrattano gli avversari politici. Un’idea l’avrei pure. Una. Senza dimenticare le altre che lascio ad altri. Uscendo dallo specifico, sempre uscire dallo specifico… per carità. Quindi diciamo -come premessa- che a mio parere il ricorrere all’insulto è come il menar le mani, la ginocchiata ai genitali. Oppure per metterla sul filosofico: l’unica arma rimasta a chi non ha argomenti. Che sarebbe come dire che sto insultando… quelli che non sanno argomentare. L’insulto passa per mille canali. Lo si può fare con garbo e gentilezza formali come c’insegna Schopenhauer (Adelphi), oppure con “metodo primario”: diretto, rozzo, stolto. Insomma d’insulti si campa. Non solo in politica. Che poi il “fighting words” sia ormai un’abitudine la dice lunga sull’arroganza generalizzata. Che sarebbe, in altri termini, un mio modo d’insultare gli arroganti…