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Imposta di collegamento: un balzello illegale a carico dei Ticinesi – Assea

Sui “balzelli” (tassa di collegamento) si riaccende la battaglia tra le Associazioni economiche e il ministro Zali (nella foto Michele Dedini, presidente dell’Assea). Oggi è stato diffuso il comunicato stampa seguente.

Sentiti oggi in audizione dalla Commissione della gestione e delle finanze del Gran Consiglio i rappresentanti del mondo economico hanno illustrato ai commissari presenti tutte le motivazioni che si oppongono all’adozione del nuovo balzello sui posteggi proposto dal Consiglio di Stato. Di fatto quella che è stata presentata come una tassa è in realtà un’imposta che non rispetta i principi costituzionali dell’imposizione fiscale vigenti nel nostro paese. In aggiunta, oltre a non risolvere i problemi del traffico, va nuovamente a mettere le mani nelle tasche dei Ticinesi.

Nel merito, le obiezioni principali avanzate possono così essere indicate :

  • Nonostante dall’annuncio del dicembre 2014 di voler presentare un messaggio sulla tassa di collegamento siano passati mesi, nel novembre di quest’anno – al momento dell’effettiva presentazione – il Messaggio governativo non conteneva ancora gli approfondimenti richiesti dal Gran Consiglio, in particolare una verifica dell’impatto economico dell’imposta di collegamento, un approfondimento giuridico e un’analisi degli effettivi benefici in materia di riduzione del traffico veicolare derivanti da tale imposta.
  • Innanzitutto va fatto notare che l’imposta così come proposta è illegale, in quanto viola la Costituzione federale, secondo la quale le imposte devono coinvolgere tutti i cittadini e non solo delle cerchie ristrette. Queste ultime potrebbero eventualmente essere chiamate alla cassa solo in caso di un comprovato beneficio diretto di ritorno, cosa che in questo caso non avviene. Diverso sarebbe se – come da noi auspicato – si andasse nella direzione scelta dai cantoni San Gallo e Lucerna, dove è stato disposto il prelievo di un tributo causale.
  • Si tratta dell’ennesimo balzello a carico dei ticinesi e residenti, che pagheranno infatti i 2/3 del tributo, come finalmente anche ammesso dal Consigliere di Stato Claudio Zali. Vista la dichiarata volontà di disincentivare il traffico privato, tale imposta non potrà che essere ribaltata su consumatori e lavoratori, ai quali potrebbe costare anche più di 1’000 franchi all’anno.
  • La reale incidenza della misura sulla diminuzione del traffico è tutt’altro che scontata e nel messaggio governativo è liquidata in poche battute. Addirittura in un altro passaggio del documento governativo ne viene confermata l’aleatorietà: “In base al Microcensimento Mobilità e Traffico 2010 in Svizzera un lavoratore pendolare che dispone del parcheggio gratuito presso il posto di lavoro utilizza l’automobile nella misura del 70% e se è a pagamento nella misura del 63%”. Varrebbe dunque la pena concentrarsi su altri provvedimenti, come sempre proposto dalle associazioni economiche.
  • Se è altamente probabile che tale imposta sarà cassata in sede ricorsuale, è invece sicuro che gli introiti previsti non saranno comunque prelevabili nel corso del 2016, in quanto sembrano essere più che certi referendum e ricorsi sia sul disposto generale sia sulle varie decisioni di tassazione. Con questa imposta si andrebbe dunque ad approvare un Preventivo 2016 del Cantone, con già la consapevolezza che nella realtà non sarà possibile rispettarlo.

Le varie associazioni presenti hanno infine nuovamente ribadito la disponibilità a fare la propria parte sia nell’ambito dell’ottimizzazione della mobilità sia in quello del finanziamento del trasporto pubblico. Nel concreto si è disposti ad accettare un tributo che sia causale, così come sempre richiesto e come è stato dimostrato possibile a San Gallo e a Lucerna.

Assea, Aiti, Camera di Commercio, Disti

Relatore

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