L’articolo non impegna la linea di Ticinolive, che rimane favorevole al detestato raddoppio.
E questo lo sa bene anche il Consiglio di Stato, che, nella sua relazione di mercoledì 11 novembre in favore del secondo tubo autostradale del San Gottardo, i numeri li ha torturati per bene, fino a far confessare loro l’inverosimile.
Primo grande errore: il costo della seconda galleria nel periodo di 80 anni scelto nella tabella considera solo il costo di costruzione pari a 2.8 miliardi di franchi, scordandosi clamorosamente dei costi di manutenzione e di risanamento. Per mantenere in funzione il tunnel attuale spendiamo 32 milioni l’anno, mantenere un secondo tunnel per 80 anni ci costerebbe quindi 2.6 miliardi di franchi. Se calcoliamo poi due risanamenti completi di costo uguale a quello attuale, si aggiungono ulteriori 1.6 miliardi di spese. Dalla tabella mancano quindi 4.2 miliardi di franchi, non proprio noccioline.
Secondo grande errore, “sommare le mele con le pere”: basta un’istruzione di base in economia per capire che dei soldi tra 40 o 80 anni non sono la stessa cosa che dei soldi oggi. Per confrontare delle somme di denaro nel tempo bisogna riportarle ad unità temporale comune, attualizzandole al “valore attuale netto”. In tal modo si considera il costo opportunità e così facendo le somme del futuro hanno un peso nettamente inferiore.
A dimostrazione della robustezza di quanto scritto sopra ci sono tutti gli studi effettuati finora sulla comparazioni dei costi tra le due varianti. Lo studio dell’azienda Helbling realizzato per conto dell’USTRA stima che la variante raddoppio costi sul lungo periodo 1.4 miliardi in più della variante con stazioni di trasbordo, mentre l’iniziativa delle Alpi prevede addirittura 3 miliardi di spese supplementari per il raddoppio.
Se già è altamente discutibile che il Consiglio di Stato si schieri con tanta energia per il raddoppio al Gottardo, variante che è sempre stata rifiutata nella storia dalla popolazione ticinese, trovo che sia inaccettabile e offensivo che lo faccia con dati palesemente falsati. Così come trovo poco “indipendente” che il quotidiano d’informazione più letto in Ticino riprenda queste informazioni senza il minimo controllo. Il rispetto della democrazia passa anche e soprattutto da questo: dal rispetto e dall’imparzialità dell’informazione.
Andrea Ghisletta
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