Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo, che esprime bene lo sconcerto, la protesta, il timore del popolo, ben consapevoli di incorrere nel biasimo di certe cerchie elette, composte di laureati appartenenti alla più squisita gauche caviar. Per noi il buon senso del popolo*** vale più delle fanfaluche di tanti imbroglioni.
*** Popolo in verità ristretto, limitato a un tetto massimo del 33%, visto che il 67% degli svizzeri approva Sommaruga (dato incontestabile e scientifico presentato dal Caffè)
Le conseguenze delle frontiere spalancate abbinate con il benvenuto a tutto e a tutti si pagano in casi estremi con la vita. Che l’Europa sia nel mirino del terrorismo islamico si poteva già presumere dopo la carneficina avvenuta lo scorso gennaio alla sede di Charlie Hebdo. Il modo di procedere praticato contro indifesi innocenti a Parigi dimostra con quale determinazione e brutalità questi criminali vogliono e riescono a destabilizzare l’Europa. La cancelliera Merkel, comparsa con la solita faccia di chi ha iniziato male la giornata, ha preannunciato un duro giro di vite nel confronto degli attentatori. Ora staremo a vedere con quali attrezzi il camaleonte germanico metterà in atto l’intento dovendo, dopo il suo insensato «das schaffen wir», lasciare per forza le paratoie aperte, ciò che semplificherà ai cacciati l’importazione di rinforzi. Nel frattempo la pianista a doppio taglio federale, cercando sfacciatamente di mimare l’indignata di turno, continua in barba alle più elementari regole di sicurezza a prodigarsi nella ricerca di nuova clientela per ampliare il multiculticulurismo elvetico. Spero che tutte e due con oltre 130 morti sulla coscienza, abbiano almeno avuto alcune notti insonni e finalmente capito la differenza fra realismo e razzismo. Come dichiarato sul canale svizzero-tedesco di TeleZüri http://www.telezueri.ch/86-show-talktaeglich/7372-episode-wie-sicher-ist-die-schweiz, nei centri per asilanti nessuno non sa più da dove vengono e chi sono tutti questi cosiddetti «profughi». Ciò vale logicamente anche per il centro di Losone dove, lasciando incoscientemente gironzolare i clandestini per il paese, il termine sicurezza della popolazione viene applicato con la stessa unprofessionalità usata dai francesi prima della tragedia. In un articolo pubblicato sul Cdt del 20. ottobre 2015 il sempre raggiante sindaco di Losone assicura a nome del Municipio che «a parte alcune strumentalizzazioni su episodi di carattere minore», riferendosi presumibilmente al sottoscritto e/o forse anche al Guastafeste, nel Comune vada tutto a pennello. Lo scrivente ci tiene però a far sapere ai reggenti nostrani di non essere per niente disposto a lasciare la pelle né per mamma Elvezia, né per Allah e tantomeno per qualsiasi stregone africano.
Flavio Laffranchi, Losone
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Pace non è pacifismo.
Perdono non è perdonismo.
Bene non è perbenismo.
Quando imparerete la lezione?
Quando diverrete adulti responsabili?
No hai risparmiato la fatica... Grazie.
(…) “cerchie elette, composte di laureati appartenenti alla più squisita gauche caviar.
Perdincibacco, allora i biasimatori sarebbero solo i laureati sinistri? Troppo facile biasimarli, direi. Certo la sinistra… al caviale ha le proprie (molte, troppe) responsabilità (e andrebbe biasimata) ma non la indicherei come quella che (di questi tempi) si potrebbe perfino facilmente identificare quale… “nemico comune”. Sarebbe oggettivamente ingiusto.
Sappiamo invece, parafrasando il filosofo, che “tutta la povertà del mondo si sta spostando verso l’Europa”. E si sta spostando per così tanti motivi che il solo elencarli colmerebbe lo spazio di cui già ampiamente approfitto. Certo la povertà del mondo andrebbe accolta per esigenze etiche di… accoglienza: «Wir schaffen das». Tuttavia il cinismo indagatore di perfidi ricercatori pare abbia perfino avanzato l’ipotesi che il ‹neoliberismo› postmoderno necessita, alla fin fine, della creazione di un ‹neoproletariato› diffuso. Quindi di un’accoglienza d’interesse. Dicono gli indagatori. Tutti qui, tutti poveri. Tutti sullo stesso piano. Giustizia (sociale) è fatta. Quasi tutti poveri, per la verità. Perché qualcuno (è così che va il mondo) ci dovrà pur guadagnare.
La scuse? Tante. Si legge di tutto. Dall’invecchiamento della popolazione, fino all’accusa di essere stati per troppo tempo profittatori di un welfare… eticamente insostenibile. Una ‹colpa›, perfino questa, che in tedesco si traduce in ‹schuld›, poi ritradotta diventa ‹debito›. In altri termini: un welfare (stato sociale) che è una ‹colpa› costruito/a sul ‹debito›. La quadratura del cerchio. Il paradigma ideologico neocapitalista perfetto; fatto apposta per giustificare perfino lo scempio, prima di Sangatte, ora di Calais e di tutti gli altri disastrosi “hotspot” della catastrofica condizione continentale. Quindi tutti a costruire muri per non essere destabilizzati in un’Europa che qualcuno o qualcosa vuole destabilizzare in nome della legge. La legge dei mercati. Quest’ultima operazione, bisogna ammetterlo, troppo onerosa per la sola… gauche caviar.