Oggi nuova udienza, in Cassazione, del processo voluto dalle famiglie dei morti nel terremoto di l’Aquila nel 2009 e che vede implicata la Commissione Grandi Rischi coinvolta nel terremoto dell’Aquila nel 2009
Secondo l’accusa formulata dalle famiglie delle vittime del terremoto le rassicurazioni che la Commissione Grandi Rischi fece agli aquilani senza dare l’allerta alla popolazioni sarebbero la causa delle numerose morti che si sarebbero dovute evitare. Le famiglie delle vittime avrebbero voluto una sentenza controcorrente rispetto alle assoluzioni emesse nella precedente sentenza d’appello. Tuttavia non è andata così e la Cassazione non ha individuato sostanziali responsabilità di esponenti della Commissione Grandi Rischi per aver sottovalutato l’entità dello sciame sismico e per non aver allertato i residenti.
Decisamente interessante è leggere la storia dell’Aquila, al fine di approfondire la piaga dei terremoti e degli sciami sismici che furono sempre fonte di morte e distruzione, ma anche di rigenerazione e ricostruzione; così che, curiosamente, la città nei secoli è sempre esistita e ha prosperato sino al 2009.
Ho composto una poesia per rinnovare il mio sentito cordoglio in occasione di questa udienza in tribunale:
L’AQUILA
L’urlo tonante delle tue membra squassate
ora tace
per sempre
nella monotonia di giorni uguali,
nell’assenza dei tuoi figli freddi,
lontani,
impavidi davanti al mistero di così tanto orrore.
Resti cadente.
Deserta.
Silenziosa;
come una vecchia rovina in cima al colle.
Frettolosi passanti vengono a disturbare il tuo eterno silenzio,
racimolano vecchi vestiti sotto un cumulo di tristi ricordi
che schiacciano la loro vita.
Il tempo si è fermato,
i panni sono stesi,
porte e finestre aperte:
i fuggiaschi non fanno più rientro!
“Madre mia da te sono lontano,
non so se mai tornerò
mi manchi come la madre che vede partire il figlio in guerra
di te rimembro ogni giorno la tua magnificenza
e ospitalità che mi diedero i natali”.
L’unica che ha ancora la forza di starti accanto
è la natura selvaggia che ti sta ripopolando indisturbata
e il tempo l’aiuta sgretolando la tua maledetta sabbia.
Nel cuore dei tuoi figli resta solo
dolore,
terrore,
amarezza,
certezza di aver perso tutto tranne se stessi,
solitudine di uno stato che non rende loro giustizia
dopo aver visto il tuo viso sfregiato dalla corruzione.
di Gianna Finardi
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