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I rischi della migrazione di massa – di Alessandro von Wyttenbach

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore.

I mass media fanno a gara nel diffondere le immagini e i racconti delle migliaia di migranti verso l’Europa, segnati dalle peripezie del loro viaggio: morti in mare, bambini che piangono, madri disperate, condizioni indegne nelle quali vivono, suscitando comprensibili sentimenti di umana empatia della popolazione europea. Facendo appello alla tolleranza, politici e mass media si occupano del problema contingente di come registrarli, nutrirli e sistemarli provvisoriamente in modo umano, ma nessuno solleva seriamente il problema del futuro dell’Europa, ad esempio fra 10 anni. Chi, come l’Ungheria, tenta di usare le maniere forti per frenare l’incontrollato flusso migratorio alle sue frontiere, viene subito criminalizzato.

Poiché purtroppo la sola empatia buonista, se non è accompagnata dalla ragione, può causare gravi disastri, bisogna avere il coraggio civile di usare senza ipocrisie la ragione, che esige di attenersi nell’informazione non solo alle emozioni, ma anche a fatti e cifre. La ragione ha indotto persino il presidente germanico Gauck a dire apertamente che le possibilità di aiuto della Germania agli immigrati hanno dei limiti.

Si sbaglia quando si crede che i migranti siano tutti brave persone. Durante una sommossa alla frontiera tra Serbia e Ungheria la massa facinorosa dei migranti ha mandato all’ospedale 17 poliziotti ungheresi che tentavano di salvaguardare l’ordine pubblico. Migranti strafottenti rifiutano offerte di cibo perché non conformi alle regole halal dell’Islam, altri versano in strada bottiglie di succhi di frutta dicendo che sono troppo dolci. Si moltiplicano ovunque nei centri di accoglienza le violente risse fra migranti di diverse origini e contro i cristiani. Non sembra azzardato valutare che almeno il 10% dei migranti sia incline a violenza e criminalità; molti non registrati e senza fissa dimora, quasi impossibili da perseguire. Oscura è inoltre la cifra di potenziali terroristi.

In Germania la previsione è di un milione di immigrati nel solo 2015, una cifra da far paura. Un’inchiesta sugli immigrati indica dati devono far temere per il futuro dell’Europa afflitta dalla disoccupazione. Accanto a quelli con qualifiche sufficienti per trovare lavoro (spesso sono peraltro legittimi i dubbi sulla validità della loro formazione), un impressionante 30% è costituito da analfabeti, per cui ci si chiede come sia possibile insegnare il tedesco, integrare e dare lavoro in Germania a 300mila persone adulte che non hanno mai visto un banco di scuola. Esse finiranno tutte a carico dell’aiuto sociale permanente – con la conseguente impennata della spesa pubblica – e contribuiranno alla diminuzione del benessere e del livello medio di istruzione in Germania. Altri problemi su cui riflettere: l’80% dei migranti (800 mila persone) è formato da giovani maschi, che per creare una famiglia saranno in cerca di donne, 500mila o più nuove immigrate? È infondato il timore di un aumento degli episodi di stupri? Tutti quesiti preoccupanti.

Fondamentale è soprattutto il fatto che quasi tutti gli immigrati sono di religione islamica, che non riconosce e rifiuta le leggi dello Stato di diritto; per cultura costoro sono refrattari all’integrazione nelle democrazie europee. Allarmante è una notizia, stranamente passata quasi inosservata: alla domanda ai ricchi Stati arabi – che pour cause si guardano bene dall’accogliere migranti mussulmani – di un sostegno finanziario a favore di quelli in Europa, l’Arabia Saudita ha risposto laconicamente che il suo sostegno si limita a finanziare la costruzione in Europa di moschee, con l’ovvio fine occulto di islamizzare il continente. Conoscendo la politica dell’Arabia Saudita wahabita, che finanzia ovunque i movimenti terroristici, appare più che probabile un sostegno anche ai gruppi estremisti e terroristi in Europa.

È già ora certo che i milioni di mussulmani, ormai stabilmente in Europa, inevitabilmente influenzeranno la convivenza nella nostra società aperta, a scapito della civiltà e del benessere economico dell’Occidente europeo. Anche chi ritenga queste paure esagerate e pessimistiche, dovrebbe comunque avere l’onestà intellettuale di riflettere seriamente – prima che sia troppo tardi – su tutti questi problemi.

Chiudere gli occhi o scopare i rischi dell’immigrazione di massa di mussulmani in Europa sotto il proverbiale tappeto della correttezza politica buonista, accusando di razzismo tutte le voci critiche – come fanno oggi politici e mass media – è politicamente pericoloso ed irresponsabile. Soprattutto di fronte al crescente malumore popolare in Europa contro l’immigrazione, come dimostrato dalle sempre più numerose manifestazioni in piazza ed il crescente consenso alle urne per il Fronte nazionale in Francia e per la FPÖ in Austria.

Il Consiglio federale che sarà eletto dall’Assemblea, in dicembre, dopo le elezioni, farà bene a prendere sul serio i rischi del fenomeno dell’incontrollata immigrazione di massa in Svizzera.

Alessandro von Wyttenbach


Relatore

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  • Nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948, vi è secondo me un articolo importantissimo, l'art. 30, che è anche l'ultimo: "Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di
    implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare
    un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e
    delle libertà in essa enunciati". Che cosa significa concretamente, se non che ogni Stato sovrano ha il dovere di vigilare al proprio interno per far sì che non vi possano agire altri Stati, gruppi o persone intenzionate a metterne in pericolo i diritti costituzionali, oltre a quelli riconosciuti ai propri cittadini? E la vigilanza sull'immigrazione fa indubbiamente parte di questo dovere. In particolare l'accertarsi che i migranti siano davvero perseguitati, e non approfittatori economici.

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