Riorganizzazioni, nuove strutture, seminari, gruppi di studio, molti soldi investiti in patria e all’estero. Già, ma i risultati non arrivano; anzi, la situazione sembra addirittura deteriorarsi. Forse un profano non dovrebbe intromettersi in un dibattito tra persone enormemente competenti, ma a me è venuta un’idea, o meglio: un dubbio. Il nostro rapporto qualità/prezzo non sarà svantaggioso? In altri termini, non saremo troppo cari in relazione a ciò che offriamo?
La concorrenza nel turismo è spietata, di posti belli al mondo ce n’è un’infinità. (fdm)
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Ora, le cause sono molteplici e sicuramente non riconducibili unicamente alla forza del franco svizzero. Dove vanno quindi ricercate codeste cause? Anzitutto qualcosa all’Agenzia del turismo ticinese non funziona e quindi in parte è anche responsabilità di chi la dirige. Troppi anni senza ottenere risultati e controtendenze positive, quindi, a mio personale giudizio, vi è da chiedersi se alcune persone siano al loro posto, quali l’attuale direttore.
Altri aspetti che devono essere rivisti sono i dossier che già conosciamo e che immancabilmente non vengono mai affrontati di petto. A partire dalle condizioni quadro che gli esercenti dovrebbero poter usufruire per le loro infrastrutture e i investimenti nelle proprietà, (alberghi, camping) alla proposta concreta di pacchetti turistici che vadano oltre i vecchi cliché superati, allo sfruttamento migliore su scala internazionale dei due più grossi laghi, (Vergano e Ceresio) al problema del Gottardo, (corsia preferenziale per coloro che dimostrano di venire in Ticino ad alloggiare), all’accoglienza turistica della ristorazione, più professionale e meno venale, ai prezzi dei prodotti-servizi, agli eventi di portata nazionale e internazionale maggiormente coordinati su tutto il territorio (accavallamenti delle date), e non per ultimo l’uscita totale o parziale della politica dal settore turistico.
Sollevo quest’ultimo punto pensando alle persone che fanno parte delle varie dirigenze degli enti e dell’agenzia turistica. La politica nel turismo è come aggiungere il formaggio grattugiato su un piatto di pesce. Non dimentichiamo che stiamo per chiudere un capitolo di storia dell’economia recente cantonale. La piazza finanziaria, la quale non sarà più attrattiva come negli ultimi 30 anni, questo anche con la perdita della privacy e del segreto bancario oltre che dalla concorrenza internazionale, quindi in futuro sarà ridimensionata a “piazzetta di terza categoria”. I Centri finanziari mondiali saranno altrove e questo comporterà meno indotto, posti di lavoro, potere di acquisto e capitali che verranno fatti circolare nel tessuto economico. Che rimarrà quindi da sviluppare e far decollare? Il turismo, ma non a queste penose condizioni.
Altre importanti sfide oltre all’alta offerta di nicchia, visto la moneta forte, il raddoppio del Gottardo, il collegamento A2/A13 per il locarnese è d’obbligo, nonché il coraggio d’arrivare ad allargare la fascia oraria settimanale, dei giorni festivi e nei weekend di negozi e commerci, questi prima che scompaiano dalla faccia della terra ticinese e con o senza l’approvazione dei sindacati. Quest’ultimi sempre a mettere i bastoni tra le ruote all’economia che già arranca. Esercenti, albergatori, mondo economico, persone del ramo turistico, non possono più permettersi ulteriori flop.
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