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“Foletti Sanvido Torricelli, sono indignato e deluso!” – di Bruno Besomi

Tra navi che affondano e topi che scappano

Jack 111Jack 111Con questa veemente presa di posizione Bruno Besomi (la pagina Facebook mostra un uomo giovane di bell’aspetto) dà una grossa mano al tandem Canetta/Pedrazzini e coglie abilmente “l’attimo fuggente” per mettersi in luce. Sentiremo ancora parlare di lui.

Ciò che più colpisce – l’abbiamo trovata pochi minuti fa – è una sua pagina Facebook inneggiante al candidato agli Stati avv. Battista Ghiggia (con tanto di foto di copertina). Riassumendo:

— Besomi sostiene Ghiggia

— La RSI boicotta Ghiggia (e, ancor più, Blocher)

— Foletti Sanvido Torricelli si dimettono con sdegno (contro Canetta/Pedrazzini, PS/PPD)

— Besomi attacca i tre “topi fuggenti”.

La nostra opinione? La solita, sempre la stessa: dalle feroci risse e baruffe la Lega trarrà il massimo vantaggio.

Post scriptum. Un’esortazione a Besomi: Besomi, torna in te (oppure: Besomi, torni in sé). Quella TV NON È “libera e pluralista”, andiamo… Lei non obbligato a vivere nel mondo delle fate.

* * *

Bruno Besomi yBruno Besomi y“Il mattino di domenica 13.09.2015 scrivendo delle dimissioni di 3 dei 4 rappresentanti Leghisti dalla CORSI calca la mano sulle teoretiche appartenenze politiche dell’azienda definendola come ben sappiamo covo di UREGIATTI E KOMPAGNI.

Ma smettiamola di raccontare buffonate e scimmiottare chi ci ha preceduto, che fra l’altro disponeva di un notevole bagaglio intellettivo. Scusatemi se è poco!

“Sii la versione originale di te stesso, non la brutta copia di qualcun altro” . (Judy Garland)

La RSI e la SSR sono in difficoltà come il resto del panorama radiotelevisivo di servizio pubblico d’Europa, degli altri continenti e come molte aziende di tutto il mondo.

Allora abbandoniamo la nave, scelta davvero coraggiosa! Se poi risulta essere una scusa per non aver saputo piegare la radiotelevisione di stato a squallide volontà partitiche come se la RSI fosse un‘azienda di regime allora ogni limite è stato davvero superato.

Il sottoscritto non ci è stato a questa ennesima reazione di pancia della Lega, partito che ho sostenuto e in cui ho creduto per anni, ma che delusione profonda!

Ben altre sono le spiegazioni da dare a Berna di questi tempi, ad esempio come mantenere un’offerta radiotelevisiva e multimediale all’altezza delle attese del nostro pubblico dovendo ridurre drasticamente i costi produttivi. Qui servono idee, creatività e lungimiranza, le dimissioni non servono a nulla. Il primo partito del Canton Ticino che dovrebbe andare fiero di una forte presenza mediatica territoriale regalataci dal federalismo si toglie e lascia spazio decisionale a quelli che definisce, kompagni, uregiatt, liberali, ecc. per decidere il destino dei gioielli di famiglia!

Bravi! Volete un Ticino libero e indipendente e allora dichiarate guerra alla RSI, la radiotelevisione libera e pluralista ci rende liberi e non prigionieri, se volete pilotarla a vostra discrezione non avete capito nulla di concessione e servizio pubblico.

I conti non tornano più, non per colpa dei rossi o dei neri ma perché la congiuntura ci sta giocando contro, servono capacità manageriali, senso del contenimento della spesa in chiave indolore e amore per il pubblico svizzero italiano che non ci ha mai voltato le spalle.

Lasciamo perdere i trascorsi politici del capo dell’informazione, qualcuno un giorno disse: se non sei socialista a vent’anni non hai cuore, se lo sei ancora a cinquanta non hai cervello!

Citazione che lascia il tempo che trova ma che ci potrebbe far pensare che a volte le persone intelligenti hanno la facoltà di cambiare attraverso i percorsi tortuosi della vita.

La lega non cambia mai vero? Rimane ancorata ad una profonda incazzatura verso tutti i NON conformisti, tutti coloro che provano a pensare con la propria testa.

Sono indignato e deluso e manterrò il mio ruolo di membro del consiglio regionale della CORSI anche sotto le cannonate del primo partito cantonale ticinese che combatte i balivi costruendogli le autostrade per il Ticino”.

Bruno Besomi

Relatore

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