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Expo – Il sale della vita nel padiglione Bolivia – di Cristina T. Chiochia

La scoperta dei cluster ad Expo cresce piano piano, da un’idea che piace ai visitatori di Expo forse proprio perchè non rappresenta solo un paese, come i padiglioni, ma una filosofia di vita attraverso un prodotto della terra declinato in piu’ paesi del mondo che ne condividono la produzione. Il che è accattivante, sicuramente. E cosi, cogliendo forse la sfida alla base di questa esposizione universale, un cluster non particolarmente affollato ma sicuramente unico è quello dei cereali e in particolare quello della Bolivia. Ad accompagnarci in questo racconto, Lera, una guida del padiglione, che spiega come i cambiamenti climatici e l’aumento della popolazione mondiale hanno sostanzialmente dato il via allo sviluppo nel padiglione di una riflessione sulla quinoa che parte da lontano, al fine di far fronte alla vera e propria sfida di sfamare il mondo.

Ma nel piccolo, coloratissimo padiglione, il viaggio è di gran lunga più profondo e sfumato: dalla quinoa che gli indigeni boliviani hanno offerto dal loro passato agli abitanti di tutto il mondo, il viaggio nel cereale, tema del padiglione parla anche dei suoi derivati, per esempio, del seme di Chia, ammesso alla commercializzazione in Europa solo nel 2009; la Chia ha proprietà nutrizionali eccellenti essendo ricca di omega 3 e omega 6 e molti visitatori paiono piacevolmente incuriositi da queste scoperte. Un vero e proprio dono di conoscenza che gli stati dell’america Latina, in primis la Bolivia, offre quindi ai visitatori di Expo che possono toccarlo, scoprirne gli usi, soddisfare curiosità con qualche domanda agli espositori del padiglione. Ma non solo, come Lera, la guida nel percorso, tende a precisare, il percorso emozionale che il padiglione della Bolivia offre nell’economia del cluster dei cereali è un’autentica riflessione sull’idea della “madre terra” e del rispetto di essa.

Si possono quindi toccare con mano gli ancestrali legami dell’uomo e della sua cultura non solo nei semi e nelle patate esposte, ma anche nelle maschere direttamente dal carnevale di Oruro, oppure toccare con mano gli invisibili legami che compongono questo rapporto con la madre terra con la possibilità di sfiorare il sale proveniente dal salar de Uyuni ovvero un vero e proprio deserto di sale di oltre 10.ooo km. Il piu’ grande del mondo. E così, evocare con qui pezzi di sale, la storia del suo deserto, con i suoi 10 miliardi di tonnellate di sale, che è anche la piu’ grande riserva di litio del pianeta, sembra quasi volerci ricordare la potenza e la grandezza di appartenere a questo pianeta come uomo e che le energie per la vita passano dalla consapevolezza e dal rispetto dell’habitat in cui si vive e forse anche, cosa più importante, che un popolo senza educazione è proprio come un cibo senza sale. Perché non sperimentarlo allora di persona, visitando il cluster in expo.

Cristina T. Chiochia

Relatore

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