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Con l’ “accompagnamento” lottiamo (invano) contro il dumping – Zibaldone di Gianfranco Soldati


Florian Schwab, competente redattore economico della “Weltwoche, scrive a proposito di vantaggi e svantaggi della libera circolazione: “Da anni si dibatte tra specialisti il problema a sapere se i trattati bilaterali siano vantaggiosi o no. Come di regola per l’economia accanto a dati favorevoli si hanno elementi sfavorevoli, in genere più facili da individuare dei primi”.

Il bilancio complessivo viene peggiorato dalle cosiddette “misure di accompagnamento” che teoricamente dovrebbero bastare per impedire il dumping salariale. Ma, come i ticinesi stanno sperimentando sulla loro pelle, tra la teoria e la pratica sta quel che sta tra il dire e il fare. Per verificare il rispetto delle misure di accompagnamento messe in atto occorre tutto un apparato sindacal-burocratico che ha i suoi costi. Nel solo 2014 in tutta la Svizzera sono state controllate più di 40’000 imprese. Ogni controllo costa mediamente qualcosa in più di 500 franchi, per un totale di oltre 20 mio. I cosiddetti GAV, contratti collettivi resi obbligatori dal CF, con contributi suddivisi tra datori a assuntori di lavoro, fanno la gioia dei sindacati e delle loro casse, ma all’economia svizzera costano circa 150 mio.

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Henryk M. Broder è un giornalista tedesco che da anni detiene una rubrica sulla “Weltwoche” e che si distingue da una parte per una sottile e graffiante ironia e dall’altra per la incondizionata difesa dei suoi correligionari di Tel Aviv. Il salvataggio della Grecia lo definisce una “catastrofe a rate”. Nel 2010 108 miliardi di euro, nel marzo 2012 altri 172, adesso ancora 86, per un totale (finora, ma il futuro non è lontano) di 366 miliardi. Una bazzecola o, come direbbe Totò, una quisquiglia. Il contributo della Germania, che non riceve (e non ne ha bisogno) aiuti, ammonta finora (ma anche qui il futuro non è lontano) a 145 miliardi.

Con questa UE ci siamo abituati a sentir parlare di miliardi come se si trattasse di noccioline, per lo più riferiti a debiti reali finanziati con una moneta virtuale che si stampa a piacimento. Cosa sia un miliardo il nostro cervello fatica ad immaginarlo. Cerchiamo di farcene un’idea. Un pensionato svizzero con diritto al massimo attuale dell’AVS (2’350 franchi al mese) per ricevere un miliardo di franchi dovrebbe campare 35’461 anni dall’età di pensionamento a 65 anni, 35’526 se calcolati dalla nascita.

Un dirigente bancario che guadagnasse, senza bisogno di essere un bankster, 1’000 franchi all’ora (8’000 al giorno, 40’000 alla settimana), necessiterebbe di 568 anni di vita lavorativa per ricevere l’agognato miliardo. Naturalmente sarebbe allora in grado di sopravvivere ben più a lungo dei comuni mortali senza bisogno di ricorrere all’AVS e in pieno dispregio (rinuncia spontanea) del secondo come del terzo pilastro.

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In tedesco fallimento si dice “Konkurs”, dal latino “concurrere”. Heinz Zimmermann, sulla mia lettura preferita (“Weltwoche”), fa argutamente notare che a “correre assieme” non sono i falliti, ma i creditori. Il diritto fallimentare o di insolvenza è stato creato per impedire che i creditori, nella loro affannosa corsa per recuperare il recuperabile, non si procurassero fratture del cranio a furia di involontarie zuccate.

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Innegabile è la tendenza dei giudici, più pronunciata con il crescere del loro livello, parlo di giudici federali o di quelli di Strasburgo, tribunale dei Diritti dell’Uomo, di sostituirsi ai legittimi legislatori, che sono i Parlamenti, detti proprio per questa ragione Legislativi. Quando poi si tratta di annullare decisioni del “Sovrano”, che in tutte le democrazie è il popolo, la tracotanza di troppi giudici è fin troppo evidente. In Svizzera un esempio evidente lo abbiamo avuto nel campo delle naturalizzazioni, che giustamente venivano decise in campo comunale, dove il naturalizzando era ben conosciuto, mentre adesso sono decise in GC o in tribunale, dove nessuno conosce il richiedente della naturalizzazione. Nelle decisioni comunali c’era il rischio della decisione emotiva, adesso abbiamo quello dell’abuso da parte del richiedente.

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Grazie al fatto che il Governo svizzero è un organo collegiale in cui ognuno fa quel che vuole nel proprio Dipartimento, attualmente abbiamo nel nostro corpo diplomatico un chiaro eccesso di socialisti (grazie a Michelina Calmy-Rey) e una pratica totalità di euroforici (grazie ancora a lei e al suo successore Burkhalter). Gli ambasciatori, almeno quelli delle 15 sedi più importanti, guadagnano più di un Consigliere federale, e ancora più se si pensa che godono di particolari esenzioni fiscali e che vivono in paesi a costi della vita notevolmente inferiori ai nostri.

Si racconta (“Weltwoche” del settembre 2014) che il primo politico di rango a protestare contro questo eccesso salariale fu Flavio Cotti, quando, in visita ufficiale a Tokio, seppe che l’ambasciatore di quella sede godeva di un salario notevolmente superiore al suo.

Gianfranco Soldati

Relatore

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