Scrive Manuele Bertoli sulla sua pagina Facebook:
“Questa foto, che io non posso vedere, sta forse aiutando noi europei a capire cosa sta davvero succedendo ai confini del nostro continente.
A chi continua a non voler capire chiedo di guardarla, di guardarla bene accidenti! E di smetterla di offendere la propria e l’altrui intelligenza e dignità con il sostegno diretto o indiretto alle assurde campagne contro i richiedenti l’asilo.
La questione migratoria è di grande portata e di non facile gestione, ma gli uomini disposti a rischiare la propria vita e quella dei propri figli cercando aiuto non meritano una risposta animalesca.”
A questo messaggio si può rispondere o non rispondere, ma forse a un facebooker consigliere di Stato è opportuno che si risponda (lo faccio senza rubare il mestiere ai promotori delle “assurde campagne”, i quali sapranno indubbiamente replicare a tono).
Io direi a Bertoli, né più né meno (per incominciare): “Non ho voluto e non voglio la morte di quel bambino, ma non voglio neppure la distruzione del mio Paese”.
PS. Ho scelto questa foto perché, dopo aver rivolto determinate critiche a un determinato granconsigliere di un determinato partito, avevo l’obbligo di mostrarmi coerente.