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La valutazione serve al docente o serve all’allievo? – di Franco Cavallero

Lunedì 31 agosto si riaprono le scuole. E allora abbiamo pensato di pubblicare alcuni articoli in tema, per festeggiare l’avvenimento. Un docente che ha trovato la sua strada nel web è il prof. Franco Cavallero. Secondo me l’ha trovata soltanto da poco ma la sua pagina Facebook è già ricca di articoli stimolanti e intriganti.

Cavallero parla principalmente di maestri, di allievi e di insegnamento, ed è un fiero avversario di certa scuola pseudodemocratica, fatta di egualitarismo e di ciance. 

Eccovi un primo saggio, cui ne seguiranno altri.

Quando un allievo qualsiasi frequenta una classe nuova, con un docente nuovo, è assolutamente normale che i suoi genitori si informino subito su “come è andata”. Quindi la valutazione, importante a livello psicologico per gli interessati, è la prima che si è portati a fare. Il grande documento del DECS sulla “Scuola che verrà” chiama questo pomposamente “valutazione diagnostica”, come se ci si trovasse in un laboratorio attrezzato di svariati strumenti. In realtà il gruppo classe arrischia proprio di rimanere quello di sempre, con allievi che imparano e allievi che non imparano.

Ed è ciò di cui qualsiasi ragazzo è consapevole fin dalla prima elementare. L’importante per lui è sapere quale programma può seguire, con quali compagni si può confrontare. Se non esistono obiettivi precisi e misurabili entriamo nel mondo delle incertezze. Strano che i teorici della scuola non mostrino di esserne consapevoli. Arrivano a scrivere che la valutazione serve al docente. Gli vengono richiesti stili di insegnamento, strategie pedagogiche e modalità, dubitando se questi “sono paganti o meno”. Semplice: se diventano amiconi degli allievi andrà tutto bene.

Agli allievi si dice che le modalità valutative li aiutano a riflettere su obiettivi da raggiungere, modalità, forme di apprendimento e progressi. Come e su quali basi non lo si dice mai. Gli obiettivi non ci sono perché non vi sono programmi sistematici e progressivi che possano chiamarsi tali, le modalità sono quelle che saltano in mente ai singoli individui, le forme didattiche di apprendimento sempre più aleatorie, non di rado difficile pensare che conducano a progressi.

Franco Cavallero

Relatore

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