Pardo 2 – La Vendetta – Un pensiero di Sergio Morisoli
“Dammi i soldi e taci”
Festival. La censura continua. Leggo oggi che il Giornale del Popolo è stato escluso, nonostante avesse richiesto di partecipare, dalla conferenza incontro con Andy Garcia. Tutti gli altri media c’erano, era un conferenza ad invito… Garcia è stato osannato, se lo merita, ma hanno fatto di tutto per tacere il suo eccellente ruolo in un film già censurato dal festival: Cristiada, ovvero la persecuzione dei cattolici in Messico ad inizio ‘900. Forse non volevano che qualcuno ponesse domande imbarazzanti a Garcia. Non per lui ma per i lidermaximi del Festival. Oppure avevano paura delle risposte. Senza libertà, non lo sapremo mai. Mi sembra che siamo sempre più vicini al dammi i soldi e taci.
Un Festival elitario in un contesto democratico?
Oppure un festival democratico in un Contesto elitario?
Assetati (i Pardi) di soldi pubblici, ma parziali nella ri-distribuzione dei servizi?
Pessimismo… leopardiano?
Che vuol dirci il… »j’accuse« morisoliano?
Difficile replicare al fondamentale richiamo dei principi etico-democratici.
Impossibile, direi.
Perché è evidente che la generalizzazione dei privilegi è concetto contraddittorio in (una vera o presunta) oligarchia, perché essa per sopravvivere ha bisogno di coloro che stiano fuori con il desiderio di potervi entrare.
Insomma le oligarchie (piccole/grandi vere o presunte) hanno in sé la contraddizione che mette gli uni contro gli altri. Coloro che sono fuori contro coloro che sono dentro.
Il discorso assume l’aspetto del tipico conflitto tra:
a) «valori e interessi» di quelli che sono dentro (gli inclusi), quindi parziali,
con b) «legittimi valori universali di equità e giustizia» richiamati da quelli fuori (gli esclusi).
Un tema classico della politica e della demagogia… cinematografiche.
Chi si sente (a torto o a ragione) di essere “escluso” cosa può fare se non contrapporre principi imprescindibili? Abbattute, si fa per dire, le condizioni gerarchiche, ecco che il bisogno di eguaglianza e giustizia… ciak! diventa necessità assoluta. Universal.
Come ben sappiamo i principi democratici escludono le oligarchie. Ma sappiamo anche che a un’oligarchia dissolta, se ne avvicenda (quasi sempre) un’altra composta (probabilmente) dagli… exclusi.
Il “formidabile” festival meriterebbe un approccio più consistente.
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Un Festival elitario in un contesto democratico?
Oppure un festival democratico in un Contesto elitario?
Assetati (i Pardi) di soldi pubblici, ma parziali nella ri-distribuzione dei servizi?
Pessimismo… leopardiano?
Che vuol dirci il… »j’accuse« morisoliano?
Difficile replicare al fondamentale richiamo dei principi etico-democratici.
Impossibile, direi.
Perché è evidente che la generalizzazione dei privilegi è concetto contraddittorio in (una vera o presunta) oligarchia, perché essa per sopravvivere ha bisogno di coloro che stiano fuori con il desiderio di potervi entrare.
Insomma le oligarchie (piccole/grandi vere o presunte) hanno in sé la contraddizione che mette gli uni contro gli altri. Coloro che sono fuori contro coloro che sono dentro.
Il discorso assume l’aspetto del tipico conflitto tra:
a) «valori e interessi» di quelli che sono dentro (gli inclusi), quindi parziali,
con b) «legittimi valori universali di equità e giustizia» richiamati da quelli fuori (gli esclusi).
Un tema classico della politica e della demagogia… cinematografiche.
Chi si sente (a torto o a ragione) di essere “escluso” cosa può fare se non contrapporre principi imprescindibili? Abbattute, si fa per dire, le condizioni gerarchiche, ecco che il bisogno di eguaglianza e giustizia… ciak! diventa necessità assoluta. Universal.
Come ben sappiamo i principi democratici escludono le oligarchie. Ma sappiamo anche che a un’oligarchia dissolta, se ne avvicenda (quasi sempre) un’altra composta (probabilmente) dagli… exclusi.
Il “formidabile” festival meriterebbe un approccio più consistente.