Oggi alle ore 10 su Rai 3 la presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto a una serie di domande che le sono state poste in una diretta televisiva.
Boldrini ha esclamato: “l’immigrazione è un fenomeno strutturale, anche gli italiani sono immigrati in tutto il mondo”. Poi si è pronunciata in merito ai fenomeni di insurrezione contro i migranti, spiegando che le proteste italiane nei confronti di queste persone che occupano case o strutture pubbliche che vengono loro destinate rappresentano una forma di discriminazione spesso fomentata da politici che basano le loro strategie elettorali in questa direzione e che hanno tutto l’interesse a istigare il malcontento. Inoltre ha tenuto a precisare che l’uguaglianza dei diritti umani non perdona le perdite umane in mare e che non si può negare l’ospitalità italiana ai migranti bisognosi.
A seguito di queste esternazioni pubbliche intendo formulare alcune considerazioni doverose e logiche per non far passare il popolo italiano per razzista e soppressore del diritto umano alla vita e alla libertà.
Innanzitutto non paragoniamo l’immigrazione italiana a quella di abitanti di paesi come la Siria, la Libia, l’Eritrea o la Somalia poiché si tratta di paesi tormentati da miseria, guerre, fame, torture in cui si violano di continuo i diritti umani.
Bisogna distinguere la tipologia dell’immigrazione e il profilo medio degli immigrati, così come le motivazioni che li spingono a migrare; così si capirà davvero il perché gli italiani si sentono invasi proprio dai migranti che vengono imposti quotidianamente con il pugno di ferro dalle istituzioni, le quali devono rispondere a ordini europei precisi prestabiliti.
Quando noi italiani andiamo all’estero, non ci andiamo coi barconi e non fuggiamo dalla disperazione ma cerchiamo solo un paese migliore del nostro, che dia più garanzie e sicurezza, e una stabilità economica che si traduce in una solidità personale. A questo punto è chiara la sostanziale differenza e non si possono nemmeno paragonare, come ha fatto la Boldrini, tipologie di fenomeni migratori tanto agli antipodi. Dovrebbe essere una questione di comprensione della fenomenologia sociale per i politici, specie italiani, visto che l’Italia è il primo paese di approdo.
Considero i fenomeni di insurrezione contro i migranti delle azioni forti di protesta, se violente sono comunque discutibili e perseguibili. In ogni caso sono un segno di nazionalismo e di orgoglio della patria: gli italiani devono difendere il loro paese che è l’approdo continuo di disperati che hanno bisogno di tutto e non c’è partito politico o pietismo che tenga, quando alla fine i servizi che garantiamo a queste persone che arrivano bisognose sono finanziati dalle tasse dei cittadini onesti lavoratori.
La televisione è complice di questo piano logistico-pietistico dello Stato: tutti i giorni si vedono servizi strappalacrime che illustrano dettagliatamente quanti morti, su quale barcone, mostrano le bare e illustrano le cause di morte, addirittura lo stato di decomposizione dei cadaveri.
Mi domando perché a questa stregua non si mandano in onda tutti i giorni servizi televisivi su operai disoccupati, persone in mobilità o gente che perde il lavoro, per poi ritrovarsi in disagi immensi? Perchè non si fanno resoconti altrettanto schiaccianti sui lavoratori italiani che muoiono in incidenti sul lavoro? Bisogna essere obiettivi nella cronaca e nella considerazione dei bisogni reali dei cittadini, che non hanno necessità di sentirsi meglio grazie ad atti umanitari o dando ospitalità a tutti i barconi in arrivo.
Se poi si vuole ascoltare la coscienza, ancora più temibili sono i servizi televisivi che denunciano lo sfruttamento dei migranti quando finiscono asserviti alla “maglia nera”. C’è da quindi da domandarsi a chi giovi questa tratta umana: se ai migranti, allo stato, o a quali stati? Soprattutto, che futuro diamo a queste persone in Italia? L’Italia è capace di gestire una tale emergenza o i fatti affermano il contrario? E che futuro spetta all’Italia e – prima che ai migranti – agli italiani?
Anche nel passato vi era l’immigrazione come fenomeno strutturale e infatti la storia parla di assalti nel Mediterraneo e di lotte che tingevano di sangue le acque dei nostri mari: come dimenticare la lotta contro i turchi che arrivavano sino sulle rive della Puglia e persino in Liguria, tanto che vi si ritrovano ancor oggi le fortezze costruite a quei tempi?
Purtroppo la storia insegna che col buonismo non si fa nulla. Da che mondo è mondo vi sono state invasioni che hanno segnato e martoriato le popolazioni che le subivano.
Oggi in Italia il mare non si tinge più di rosso ma per sostenere un tale massiccio sbarco quotidiano di persone ci vorrebbe vorrebbe un piano di smistamento ben definito. Non basta portare al nord, al sud e al centro coi pullman queste persone. Come poi far amare loro il nostro paese? Non basta dare acqua, pane e un alloggio, bisogna anche dare spinte morali, farle sentire parte di un sistema da onorare e da servire.
Ma l’Italia è capace di “dare” per avere in cambio onore e fedeltà ? Siamo sicuri che questo dare ospitalità sia sinonimo di dare dignità e rispetto a chi ospitiamo? Ma soprattutto questo nostro paese riesce a dare un’idea di “senso dello stato” quando attualmente esso sempre più va perdendosi nell’animo dei suoi stessi cittadini?
Cari politici, purtroppo il problema non sono gli immigrati. Prima di parlare di uguaglianza di diritti, a fronte dei gravi problemi di questo stato, bisognerebbe prima pensare a far ordine in casa propria, sanando almeno le manchevolezze più gravi, senza indulgere a un populismo pietistico per giustificare tutto e convincere la gente ad accettare situazioni che sono a priori inaccettabili.
Gianna Finardi
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