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“Je suis la Grèce!” – di Sergio Savoia

Basta con l’imperialismo UE
“Dobbiamo dire no ai tecnocrati e sì alla sovranità nazionale”

dal blog www.sergiosavoia.ch

Questo articolo ad alto contenuto emotivo non è, né si sogna di essere, “equilibrato”. Io dico che la vittima sacrificale Grecia non è, né può essere, del tutto innocente (come si sforza di credere il Leader verde).

L’accusa più grave che si può muovere all’Unione Europea non è (a mio avviso) quella di voler costringere, all’ultimo minuto e cronometro alla mano, i Greci alla “resa” ma quella di averli portati spietatamente al collasso. Sempre che sia andata così, e solo così.

Le tinte di Sergio Savoia sono le più forti possibili: “assassinio voluto, cercato, pianificato” (ecc.) Ci si potrebbe però domandare che vantaggio tragga l’UE da questo convulso psicodramma, che la presenta nella luce peggiore… e fa gongolare tutti i più irriducibili avversari dell’ “Europa”. Più contenti di così non siamo stati mai, abbiamo stappato tutte le possibili bottiglie di champagne, la nostra cantina è deserta.

La questione fondamentale per me rimane: Savoia sarà candidato? Il silenzio incantato della montagna (prima notte) mi porterà la risposta?

Potrebbe essere una di quelle cose che dice quel mezzo-leghista del Savoia, una delle uscite per cui sono stato crocifisso a ripetizione dall’intellighenzia politicamente corretta, da quelli che amano definirsi “progressisti”.

Se non fosse che quelle sono parole di Alexis Tsipras, uno che è molto più sinistra di molti di quelli che qui predicano l’apertura indiscriminata di mercati e frontiere e che lasciano cadere una lacrimuccia calduccia caldina ogni volta che sventola la bandiera blu con le stelle gialle.

Tsipras ha detto no ai burocrati di Bruxelles e all’austerità costruita sui pensionati, sui deboli, sui lavoratori mentre banchieri e tycoon dal volto celato si ingozzano sulle rovine dell’acropoli e già si dividono le vesti del paese che ha dato al mondo la democrazia.

Piangi Europa, mentre assisti alla morte annunciata, all’assassinio voluto, cercato, pianificato di una nazione cui si devono gli stessi valori che chiamiamo occidentali e il nome medesimo di Europa.

Piange l’Europa quella vera; ride invece la UE, il mostro tentacolare costruito negli anni dai poteri forti, dalle multinazionali, dalle corporations, dall’internazionale dei burocrati.

Questo mostro assetato di denaro, privo di valori che non siano quelli stampati sulla carta moneta, schiavo degli ambienti bancari e della Germania che strangola il continente per nutrire la propria crescita. Vogliamo questa roba qui? O vogliamo una Europa dei popoli? Una Europa nella quale indire un referendum per sentire come la pensa il proprio popolo non sia un’offesa ma un titolo di merito? Una Europa delle diversità, della democrazia dal basso. L’unica Europa che possiamo amare?

Oggi più che mai il concetto di sovranità deve essere caro anche alla sinistra. Sovranità è differente da nazionalismo. Sovranità significa che, qualunque sia l’ambito in cui si è iscritti, i cittadini decidono, il popolo regna. Qui invece gli elettori dovrebbero stare zitti e lasciare in mano ai consigli di amministrazione, alle troike, a Draghi il proprio destino.

Oggi la battaglia imperversa tra chi difende il piccolo, il vicino, il locale, la democrazia. E chi ci vuole consumatori senza voce, sudditi di una burocrazia elefantiaca, pronti a votare ma solo con le nostre carte di credito, schiavi e disoccupati.

Je suis la Grèce, siamo la Grecia. [Colgo l’occasione per ribadire, Franciscus pro domo sua, che “je ne suis PAS Charlie”]

Oggi lottare per la sovranità popolare contro le banche, i finanzieri e la globalizzazione disumana è un dovere di ogni cittadino. Ed è dovere di chi si ritiene di sinistra, perché non c’è nulla di progressista, di ‘aperto’, di ‘sinistra’ nella distruzione programmata della Grecia. E poi del Portogallo, della Spagna* e di chiunque non si conformi.

Una volta questa roba si chiamava con il suo nome: “imperialismo”.

Sergio Savoia

* l’Italia no?

 

Relatore

View Comments

  • Anche il Savoia che si ribella resta in realtà marchiato a vita dai suoi pregiudizi di "sinistra" origine. Lo si vede, manifesto, patente e evidente, quando auspica e invoca la sovranità "che è diversa dal nazionalismo". I sinistri, esseri superiori tesi e protesi al progresso sono internazionalisti, la sovranità della piccola nazione (la sola dove il popolo ha qualcosa da dire, nelle grandi vota il presidente e il suo partito e poi deve solo stare zitto per tutta la legislatura) per loro è uno schifo da non toccare neanche con i guanti. La sovranità cui inneggia Savoia, se non basata su e in una nazione è solo teorica, nella pratica una sovranità nella miseria come quella che toccherà alla Grecia, in UE o fuori dall'UE.
    Il solo partito che difende la sovranità della nazione Svizzera è e rimane l'UDC (in Ticino con Lega, AL e UDF.

    • Simmetrie per simmetrie...

      La sinistra difenderà pure l'internazionalismo... ma la destra è per il neoliberismo... per cui ragionando così non si va da nessuna parte.

      Lungi dal suggerire scelte editoriali a TL, confesso di aver letto con interesse l’articolo di Franco Cavalli (forumAlternativo) relativo alla “questione greca” e pubblicato da un altro portale ticinese.
      Titolo: Tsipras, contro i ricatti.
      Sottotitolo. “Con Tsipras contro i ricatti neoliberisti”.

      Articolo che mi ha suggerito un paio di riflessioni personali sul pensiero unico neoliberista imperante. Pensiero che ha sedotto e, purtroppo ancora seduce, buona parte dell’elettorato cantonale, proprio perché il dominio può sfociare in un retorico (e formale) consenso ottenuto con la tecnica della persuasione e con la manipolazione ideologica.

      Sono personalmente convinto che NON esiste un concetto di libertà che in qualche modo e in una certa misura abbia a che fare con il dominio. Certo, libertà e dominio sono termini che situano agli estremi delle ricette neoliberiste. Ma sappiamo pure che chi predica la libertà è perfettamente consapevole che questa libertà non sarà per tutti. Sarà una libertà relativa alla tua condizione economica. Inutile dire che migliore sarà la tua condizione economica maggiore sarà il tuo grado di libertà. In altri termini: pesante asimmetria di autonomie.
      Chi non ha mezzi (o ne ha meno) deve/dovrà assumere (accettare) lo statuto della “libertà condizionata”.
      La ricchezza diventa potestà.
      Quando la ricchezza/libertà è monopolizzata diventa dominio di chi ne detiene il monopolio.

      L’ordine sociale post-democratico è totalmente incentrato su questa astuta “contraddizione”. Tale dicotomia è profondamente incorporata dalle norme della società di mercato. Una dicotomia che ha in sé un germe di violenza. In altre parole se si reclama la tolleranza per una libertà circoscritta, si tollera il concetto di violazione del diritto.

      Proprio ieri sul CdT una preziosissima e coraggiosa intervista ad un importante ex-magistrato metteva in risalto la “probabile“ differenza di trattamento, anche nella severità delle sentenze, tra “ladri di polli” e “colletti bianchi”.

      La cosa peggiore è che se ne preoccupa… la minoranza.
      Perché la maggioranza ha pur sempre un… grande neo.
      Il neo-liberismo.

      • Caro Senzaquorum, ritengo di essere sempre stato e ancora essere di destra, ma che il neo-liberismo sia nella pratica una cosa oscena, al servizio di alcuni e dannoso agli altri, l'ho capito da un pezzo. Prova ne sia il mio convintissimo e aperto sostegno all'iniziativa sui salari 1 : 12, e prova ne sia l'orrore che provo nei confronti dei salari e abbuoni ultramilionarii a dirigenti che sono semplici esseri umani come noi tutti, e basta ricordare i disastri prodotti dai vari Grübel, Ospel, Ackermann e chi più ne ha più ne metta.. E l'essere di destra non mi impedisce certo di vedere che l'aggredito è Putin, e l'aggressore è il braccio lungo (la Nato) degli USA.. Ma la sinistra, proprio quella sostenuta da Cavalli, di guai ne ha prodotti ancora di più, pur essendo riuscita nell'improbo compito di affibbiare alla destra due personaggi che erano socialisti diventati dittatori con una "forma mentis" sempre di sinistra: quella di chi si sente chiamato a cambiare il mondo.
        Per quel che concerne i greci, nazione che conosco poco, voler andare in pensione a 53 anni quando non si è in grado di accantonare abbastanza patate per sopravvivere fino a 54 anni e quando si pensa di poter vivere, anche solo con grande modestia, a sbafo, ebbene, questa crisi potrà essere salutare.
        Per i ricchi, anche i ricchi di Grecia, non mi preoccupo troppo. Alla fin dei conti vanno al cimitero anche loro. Ma stiamo parlando di massimi sistemi, e allora è meglio fermarci qui.

        • Caro GS1235 grazie per l’immediata replica.

          Lo so, lo so che GS1235 ha sempre rifiutato d'essere inscritto negli omologatori del neoliberismo mercantile. Ciò non toglie che a livello elvetico l’SVP difende in Parlamento la quasi totalità delle scelte imposte dal mercato. Lo dico senza polemica.

          Per quanto attiene ai due «sinistri» dittatori del Novecento (ai quali credo lei si riferisca), già fiumi d’inchiostro sono stati spesi per difendere le tesi opposte sulla loro “genuina” matrice ideologica. In questo caso sì, possiamo parlare di filosofia politica da “massimi sistemi”. Nel nostro piccolo e più semplicemente sappiamo come, a suo tempo, le cose sono andate.

          Per quanto attiene all’attualità greca faccio mie le indicazioni di *postrelativo* inerenti a due interessanti letture sull’argomento: quella di Alternatives économiques, e l’altra di Wall Street Italia che sollevano il realistico (per niente da… massimi sistemi) e pertinente tema del debito detestabile.
          Tutto qui. A presto!

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