Tra scandali e tendenze, quelli che vengono chiamati comunemente i “mood”, quello delle mele biologiche si è sempre rivelato un tema interessante e attuale in questi anni. Sul web ci fu anche a suo tempo un piccolo scandalo, per una notizia poi rivelatasi falsa a proposito di una mela biologica di una nota catena alimentare italiana, che fomentò non pochi commenti e generò paure tra i consumatori, ma anche una riflessione interessante sul concetto di “biodiversità”. Esperti, agricoltori e commentatori improvvisati sul tema si susseguirono per mesi online pubblicando video e articoli.
Ma ci furono anche progetti artistici. Di uno di questi io stessa mi feci promotrice, per un’associazione culturale pisana che lo sviluppò declinandolo come filastrocca per i bambini: “C’era o non cera la mela di cera?” e da cui trasse un video di appena trenta secondi, “Pensiero high tech di una mela di cera” che venne poi caricato sul sito dello Short food movie per Expo, un progetto di piattaforma dove è possibile scambiare esperienze da tutto il mondo in materia di cibo e vita attraverso le immagini e i cui video sono ora visibili random nel Wall del Padiglione Zero di Expo; anche quello della piccola mela di cera davanti al computer che aspetta quelle che sembrano stelle cadenti al ritmo del “va pensiero”.
La biodiversità insomma, non solo quella delle mele, è un tema sicuramente declinato in Expo. Forse proprio perché rappresenta quell’ equilibrio che permette la coesistenza di diverse specie biologiche in un ecosistema comune, in quel connubio perfetto che chiamiamo biologico. E così la ditta Maioli Piante con Cittàslow in questi giorni ha allestito uno stand davvero unico, proprio affacciato sul decumano, la via principale di Expo, dove si ammirano molte delle varietà di “frutti antichi” che il cavaliere Enzo Maioli cura con amore da altre 80 anni di attività. Basta scambiare con lui poche battute per comprendere il suo grande amore per questi frutti, che sono naturali e biologici quasi al 100 per cento ma, purtroppo, in perenne pericolo di estinzione. Un vero e proprio patrimonio che sta scomparendo.
E così, per una volta, il visitatore passeggiando per Expo non sarà solo “invaso” dai colori e dai sapori o da quel classico odore, che è che quello del legno di cui sono fatti i padiglioni, vivacemente mescolati come le lingue delle persone che si incrociano passeggiando per il cardo ed il decumano dell’esposizione. Ci sarà di più. Ci sarà anche quell’inconfondibile profumo di mele, mele biologiche, quasi a significare che Expo può ancora essere davvero la proiezione di una possibile “città ideale del cibo”, dove gli abitanti sono i lavoratori dei padiglioni, i governanti gli sponsor degli stessi insieme ai paesi ospitati, mentre i visitatori ne sono i turisti e le orde di giornalisti; testimoni di quanto accade all’interno di questa fantastica città ideale, che dovrebbe esprimere la convivialità attraverso non solo opere di frutta e verdura sicuramente bellissime e visibili lungo il decumano, dove il cibo, vegetale o animale che sia, viene esposto come in un museo.
La Città ideale non ha un solo cuore, ma molti. Uno di questi è il progetto che ha come partner principale il China Investment Beijing Development Technology Company di Pechino (CIX), ovvero il padiglione KIP proprio all’ingresso del decumano accanto al padiglione Zero, dove oggi si sono dati appuntamento i delegati di Cittàslow del mondo, per realizzare un progetto ambizioso volto a promuovere la cooperazione territoriale puntando sulla forza delle regioni europee che domani vedrà protagonisti, a soli 20 km dal sito di Expo, nel bel convento di Abbiategrasso, tutti i 280 membri di Cittàslow presenti con oltre 250 delegati.
Grazie alla splendida “sfilata di mele” della Maioli Piante questo week end ci farà tornare la voglia di frutti antichi, preziosi al popolo di ExpoMilano. La sfida della biodiversità insomma, continua.
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