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La solita bulimia fiscale – di Paolo Pamini

Degli oggetti in votazione federale e cantonale il prossimo 14 giugno, tre sono di natura fiscale e confermano ancora una volta una triste realtà: davanti a problemi o a nuovi progetti, lo Stato non è di principio capace a ridurre il prelievo. Non esistono imposte temporanee, bensì solo una storica e confermata continua tendenza alla bulimia fiscale. Ancor più pericoloso è che tanti statalisti, e soprattutto tanti politici o funzionari, ritengono assolutamente normale e senza alternative che in caso di necessità lo Stato prelevi di più.

Eppure metodi alternativi di veder le cose sono davanti a noi, alla portata di tutti. Nel mondo di tutti i giorni qualsiasi privato, qualsiasi famiglia sa che per permettersi una nuova spesa si rinuncia ad un’altra. Qualsiasi famiglia sa che se una voce di costo continua ad aumentare, prima di andare a pretendere aumenti dal datore di lavoro (che paga in base al lavoro prestato, e non in base ai desideri del salariato) si analizzano bene le ragioni della maggior spesa. La stessa mentalità si applica a qualsiasi imprenditore, pena prima o poi il fallimento causato da costi in esplosione a fronte di entrate stagnanti, perché i clienti pagano solo se c’è il valore aggiunto. I seguenti tre temi fiscali dimostrano quindi che lo Stato è un’organizzazione profondamente diversa da ogni nostra famiglia ed azienda, e che proprio per questo esso va sempre tenuto al guinzaglio corto. Da secoli l’essenza del liberalismo.

Per esempio, si sa che l’AVS ha problemi strutturali di finanziamento. Ovvio, se si considera che i pensionati di oggi ricevono una rendita pagata dai lavoratori di oggi, e che il rapporto numerico tra i due continua a peggiorare. Anziché ammettere che l’AVS è una costruzione insostenibile, e per esempio trasformarla in un’assicurazione solo per bisognosi oppure addirittura abolirla del tutto e sostituirla con un secondo pilastro a capitalizzazione, si preferisce ora introdurre una tassa sui morti basata sull’invidia delle cicale verso le formiche che mette a rischio i posti di lavoro in centinaia di migliaia di piccole e medie imprese.

Altro esempio, la continua esplosione dei costi della televisione di Stato. Così, con argomenti pretestuosi (anche col cellulare si vede la TV) si introduce una nuova imposta, anziché aumentare l’efficienza della TV e magari chiedersi se proprio tutto (es. film ed eventi sportivi) debba esser finanziato in modo obbligatorio dalla popolazione.

Ultimo esempio nostrano, la voglia di promuovere le auto elettriche. Ammesso che sia un’idea sensata, ciò non implica per forza aumentare le tasse di circolazione a tutti gli altri. Terminata la sua pluridecennale attività pionieristica, sarebbe per esempio ora che il VEL venga smantellato ed il risparmio di spesa cantonale usato per sostenere sgravi fiscali verso chi compra un’auto elettrica o meglio ancora chi installa colonnine per la ricarica, favorendo la nascita di veri imprenditori del settore (incluse alcune autopompe). Ma si sa, la mentalità del governo onnipotente trova ben più facile strizzare ancora una volta il contribuente anziché fare sacrifici in casa.

Paolo Pamini
Istituto Liberale, granconsigliere La Destra

(pubblicato sul GdP, riproposto con il consenso dell’Autore)


Relatore

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