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The political show must go on! – di Orlando Del Don

Apprezzo molto questo incipit, che vorrei definire “tipicamente demariano”.  Anche lui scrive sempre, compiacendosi: “Sono (su Ticinolive) in casa mia, e dunque…”

Nel suo articolo il dottor Del Don individua bene l’imperativo categorico della recente elezione: “Vincere ad ogni costo”. Se fossi cinico direi: alla fine è quello che conta.

dal blog www.orlandodeldon.ch

Questo mio pensiero non piacerà a molti … ma tant’è! Su questo Blog sono in casa mia e pertanto scrivo e scriverò (chi può dirlo?) anche cose irritanti, magari – per alcuni – anche tediose e ovvie ma che, guarda un po’, esprimono la mia sensibilità e le mie idee … politiche … ma non solo. E chi non apprezza, beh, si astenga dal venire a curiosare in casa mia. Detto ciò vorrei brevemente ritornare con uno sguardo il più possibile oggettivo e imparziale ai risultati delle recenti elezioni politiche in questo Cantone.

I commenti politici e giornalistici post elezioni (che mi sono anche io sorbito) a mio avviso non hanno sufficientemente messo in evidenza un aspetto molto interessante e specifico (assolutamente non marginale) di queste elezioni. Un aspetto e un interesse non secondario che prima di essere politico è (anche) di ordine psico-antropologico e sociale.

Ma andiamo con ordine.

Tutti i partiti politici, in questa campagna elettorale appena conclusasi, nella loro ricerca del consenso a tutti i costi, sono stati colti da una tale angoscia ed isteria collettiva come raramente si è documentato negli annali della storia politica ticinese.

Tutti hanno voluto giocarsi il tutto per tutto nell’istintivo quanto disperato “bisogno” (?) e desiderio di “imporsi” e di crescere quasi magicamente nel consenso popolare, sia nei voti di scheda che in quelli personali, tanto da mettere in gioco e “ipotecare” tutto! Questo tutto da intendersi nella disponibilità (esplicita o implicita) a sacrificare anche una tradizione, un sistema di valori e di credibilità sul piano storico e sociale che hanno rappresentato e rappresentano ancora (checché se ne dica!) la bussola e la pietra d’angolo del cittadino-elettore. Quest’ultimo peraltro già di per se stesso (e ora più che mai) confuso e stordito da messaggi e innovazioni a non finire, giravolte e (s)cambi di ruoli nonché “strategie” vieppiù difficili da capire e giustificare, ha poi finito per penalizzare molte compagini politiche … e in particolare reagendo giustamente d’istinto nel confermare posizioni apparentemente più sicure che hanno premiato l’immobilismo.

Ma facciamo un passo indietro. Il Ticino sembra ora – improvvisamente – essersi risvegliato dal suo stato di torpore e dal suo vissuto di immunità rispetto a quanto da anni sta oramai stravolgendo e cambiando lo scenario sociale, economico e politico degli Stati nazionali a noi vicini. Il nostro Cantone, negli anni che ci siamo lasciati alle spalle e caratterizzati da posizioni di rendita e da un benessere ottenuto senza particolari sforzi, si trova ora improvvisamente a dover fare i conti con la dura Realtà, con i “nodi che oramai sono arrivati al pettine”! Davanti a tutto ciò il Ticino politico quindi, attonito e angosciato di fronte a questo inquietante scenario che lo coinvolge e penalizza suo malgrado, ha manifestato reazioni scomposte confrontato con l’incapacità dei suoi leader economici, sociali e politici di fare i conti con i dubbi e le incertezze del presente e, soprattutto, del futuro. Quasi necessariamente, direi, messo alle strette come è stato dall’angoscia del fare, di reagire, di prendere in mano la situazione, di fare qualcosa (qualsiasi cosa) davanti ai dati di una realtà che tocca tutti i residenti e, pure, il futuro dei loro figli e nipoti.

In questo stato fluido e sfuggente, di una società “liquida” e in rapidissima e continua trasformazione senza più punti di riferimento sicuri, in questa situazione di esasperata necessità di “dover” fare qualcosa, nel corso di questa appena conclusa campagna elettorale i partiti che avevano un patrimonio di valori, ideali, storia, esperienza, competenze, certezze e legami sociali in cui riconoscersi, hanno optato per una rinuncia e un disconoscimento della loro identità barattando questo loro prezioso patrimonio nella sterile ricerca di un riconoscimento a tutti i costi. Ciò allo scopo di guadagnare nuovi consensi e attestarsi così su una peraltro fragile posizione di pseudo potere … e in questo perdendo però strada facendo gli strumenti e la legittimazione per poter poi (in caso di “successo”) esercitare con cognizione di causa e in modo autorevole e chiaro questo stesso potere e questi indirizzi politici condivisi per il bene del Paese.

Questo è stato il risultato delle recenti elezioni … che hanno riguardato tutti (o quasi) i partiti in corsa, sia coloro che ora si stanno battendo il petto e si congratulano con loro stessi per le loro medaglie politiche al valore (ma quale?), sia coloro i quali in questa pseudo graduatoria se ne escono perdenti!

Un altro discorso meriterebbero coloro che in questo super mercato/discount politico – non avendo avuto neanche la patacca di pseudo vincitori – non riescono neppure a riconoscere lo stato della loro realtà fattuale e della loro insignificanza su questo palcoscenico politico cantonale in continuo “debito d’ossigeno” e, purtroppo, sempre più prossimo ad una “Corte dei miracoli”.

Ma tant’è, invece di fermarsi un momento e riflettere sul da farsi, si preferisce continuare questo moto perpetuo pseudo rassicurante che – è pur vero – ha la proprietà di sedare l’ansia e l’angoscia della prestazione improba alla quale i partiti e i politici (vincitori e vinti) sono chiamati a far fronte! Ma – che dire – così va il mondo, e anche il nostro piccolo microcosmo cantonale non fa la differenza … The (political) show must go on!

Orlando Del Don

Relatore

View Comments

  • Certo dopo le elezioni il nostro FB. è diventato un deserto:
    "e neanche più un prete per confersare" cantava Celentano.
    Quindi uomini di spessore, come il Prof. O. Del Don:
    Meritano di riconoscerli il coraggio e la voglia di non ritirarsi.
    C'è Una cosa che non mi piacè, sono i rimproveri a chi va a vedere ciò che si mette spontaneamente in piazza. Quando eravamo amici con l'orevol Pantani:
    Dopo diversi rimproveri, che mi ero preso,: per aver criticato le sue esternazioni;
    mi è capitato di leggere le sue rimostranze contro chi commentata i suoi post.
    Mi ero sentito uno dei tanti e le ho scritto:
    Io ho il problema opposto:
    Non vorrei mai vedere chi mi darebbe sempre ragione, senza un confronto d'idee.
    Perché a quel punto: se uno se la canta e se la suona

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