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Quegli irreprensibili banchieri croati – di Gianfranco Soldati

Il nostro Dottore, felicemente tornato in patria, continua nella sua lotta senza quartiere contro i banksters. Non riuscirà a sconfiggerli, questo è certo, perché sono più forti di lui. Ma potrà almeno dire di essersi battuto valorosamente!

Guardando, distrattamente e da lontano, a quel che accade su questa martoriata terra (martoriata dagli esseri umani, non dalla natura, dai raggi cosmici o dal buco nell’ozono) ho sviluppato da tempo una vera e propria idiosincrasia verso il mondo delle banche, con esclusivo riguardo ai loro piani alti. Un mondo, per usare un eufemismo (“gelinde gesagt”, detto quietamente, in modo mite, dicono i tedeschi), eticamente repellente.

Nell’estate 2013, a Rovigno, in Croazia, a cena con amici, un cameriere, saputo che ero svizzero, a fine serata si avvicinò e mi chiese se potevo riservargli una mezz’ora di tempo per espormi, accompagnato da un suo amico, un particolare problema. Detto e fatto. 4 anni prima, racimolato con anni di fatica un piccolo capitale per costruirsi la propria casetta, aveva contratto un debito ipotecario, stipulato in franchi svizzeri. La banca creditrice gli aveva prospettato il prestito al tasso fisso del 4%, possibile solo grazie alla grande stabilità della moneta elvetica. Per un prestito ipotecario nella moneta locale, la kuna, i tassi d’interesse si situavano attorno all’8%. Chiaro quindi che era l’occasione della vita, un prestito che grazie alla solidità del franco costava la metà di quello in kune. Quel che il nostro umile lavoratore e risparmiatore (mi rifiuto di adoperare la parola sempliciotto, che a prima vista potrebbe sembrare confacente) non era riuscito a capire, era che lui il suo modesto stipendio lo riceveva in kune, una moneta debolissima. Grazie alla svalutazione per rapporto al franco, il tasso d’interesse del 4% in soli 4 anni era salito, a suo tempo ho fatto il calcolo esatto, all’11,43%, e adesso non so dove si collochi. Sicuramente ancora aumentato. Al momento della concessione del prestito, l’ho appena detto, l’umile lavoratore e risparmiatore non era in grado di capire, ma i banchieri dei piani alti sì. Avevano ideato il marchingegno truffaldino del prestito in franchi svizzeri a gente che guadagnava il salario in kune sapendo benissimo quel che facevano: truffavano ignobilmente i loro connazionali più semplici e indifesi, usando come specchietto per le allodole il prestigio universale del franco svizzero. I poveri debitori, accortisi dell’inganno subìto, si erano riuniti in un’associazione guidata dall’amico del cameriere di cui ho detto qui sopra, un insegnante di filosofia senza particolari nozioni di diritto, per la semplice ragione che non avevano i soldi per permettersi un avvocato. Intentarono causa alle banche e la spuntarono. Normale il ricorso in appello delle banche, e prevedibile il ribaltamento del giudizio, visto che la corruzione a quel momento era già stata inventata. Al momento del nostro incontro l’associazione degli “spremuti”, chiamiamola così, si trovavano a dover far fronte, oltre che a tassi d’interesse di vera usura, anche alle spese giudiziarie. Rimaneva la possibilità del ricorso in cassazione, con il rischio altissimo di un nuovo verdetto negativo, per la stessa ragione che aveva reso possibile quello della Corte di appello.

Al mio ritorno in Ticino ho descritto questa faccenda in dettaglio in un articolo su un bimensile, più che altro per dar sfogo alla mia indignazione. 3 o 4 mesi fa ho saputo di analoghe procedure bancarie in un altro stato balcanico, in Bulgaria, se ben ricordo. Ieri (28.2.2015) ho letto su Teletext-Ti che migliaia di polacchi sono scesi in piazza per protestare contro le stesse procedure messe in atto dalle banche nella concessione di prestiti ipotecari in franchi svizzeri, a “basso” tasso d’interesse, tasso garantito per i poveri creduloni dalla solidità del franco svizzero. La decisione della BNS di abolire il cambio fisso nei confronti dell’euro è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso che già tracimava. I contratti ipotecari “fasulli” in Polonia sarebbero 550’000. Al momento della loro concessione un franco svizzero valeva 1,95 zloty, adesso 3,90. Come dire: stipendio invariato, ma debito e relativi interessi raddoppiati. E la piovra bancaria non ha nessuna intenzione di mollare la preda.

In Polonia e Bulgaria non so, ma in Croazia la beffa truffaldina si accompagnava a una strana modalità di incasso degli interessi: rate mensili, calcolate tutte sul massimo dare al 2 di gennaio. Una vergogna per questi banchieri, e una vergogna ancora più grande per l’UE, che finora non ha mosso un dito per metter fine a queste procedure degne di processo in Corte d’assise.

Gianfranco Soldati

 

Relatore

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