Con questo interessante articolo, già pubblicato nel Corriere, la candidata PLR attacca direttamente la linea “populista” (Savoia, Lega, Destra); quella che io preferirei chiamare “protezionista”, poiché reclama a gran voce protezioni particolari per il nostro Cantone. Micocci si distingue e si distanzia; cerca il suo spazio – politico, ed elettorale – altrove.
Pensare che i contingenti, la preferenza indigena, i salari minimi generalizzati e il blocco dei capannoni (ovvero, in sintesi, le proposte di Savoia) siano tutte soluzioni praticabili, a portata di mano o ancora adatte a risolvere i nostri problemi è un’illusione. Lo è, a mio avviso, per due ragioni essenziali. Anzitutto, perché parte dall’idea che ci servano nuove regole economiche, mentre abbiamo bisogno di generare nuove dinamiche economiche: competenze, investimenti, prodotti e servizi prima che controlli. In secondo luogo, perché presuppone che, in qualche modo, si possa – anzi si debba – sganciare la Svizzera dalla rete di obblighi internazionali che ha sottoscritto e dall’economia mondiale di cui è oggi, per fortuna, uno dei piccoli global player. Che proprio un piccolo Paese come il nostro possa fare a meno del diritto internazionale, tenue ma unica garanzia contro la legge del più forte, mi sembra strano. Difficile anche pensare che possa isolarsi uno Stato dove la metà del prodotto interno lordo è generato dagli scambi con l’estero. E il Ticino, per fortuna, è un pezzo di questa Svizzera, non un potenziale principato di Monaco dell’arco alpino. E’ giusto, eccome, chiedere coraggio, capacità autocritica e innovazione alla politica e alla democrazia. Con un armamentario superato non si può iniziare un rinnovamento. Al nostro Paese serve mirata solidarietà sociale, non indignazioni in sequenza. Coesione, non contrapposizioni di maniera tra “casta” e “cittadini”. Abbiamo bisogno di compromessi intelligenti e trasversali, di ricreare alleanze solide tra produzione e redistribuzione del reddito, di una fiscalità leggera, di una scuola esigente, di riconoscere e premiare ovunque il merito. Insomma, serve il nuovo, non l’usato. Ci servono inventori più che controllori. E, soprattutto, ci servono politici che si assumano le responsabilità del mondo reale, l’unico in cui viviamo, non di racconti di un mondo che non c’è e di una politica che, davvero, non si può fare.
Natalia Ferrara Micocci, avvocato, candidata PLRT al Consiglio di Stato
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un sacco di corbellerie che con il 19 aprile non hanno niente a vedere