Salviamo almeno il nostro artigianato!
Un recente comunicato del Consiglio di Stato apre tuttavia la speranza di una soluzione per i padroncini e distaccati. È noto che dal 2007 sulla base del trattato tra Svizzera e EU sulla libera circolazione delle persone i residenti all’estero possono venire a lavorare in Svizzera. Di qui la facoltà per i residenti in Italia di operare nel Canton Ticino sia come indipendenti (padroncini) o come distaccati (dipendenti dei padroncini). La piccola e media industria ticinese è stata messa a dura prova poiché queste nuove forze operative residenti in Italia possono praticare dei prezzi molto più concorrenziali delle nostre aziende. E questo anche perché, molto probabilmente, le forze di lavoro residenti in Italia – in parte almeno – non dichiarano all’amministrazione fiscale in Italia i redditi conseguiti in Svizzera. Alcuni anni fa, nell’intento di essere certi dell’imposizione in Italia dei redditi conseguiti in Svizzeri da padroncini e distaccati, venne presentata in Consiglio di Stato la proposta di rendere pubblica la richiesta di chiedere all’autorità federale di trasmettere in modo spontaneo all’Italia tali informazioni riguardanti i redditi dei padroncini e dei distaccati. A mio giudizio, e lo dissi pubblicamente anche allora, il solo fatto di pubblicare questa decisione avrebbe avuto un effetto di prevenzione generale per cui i redditi di queste persone sarebbero stati dichiarati e tassati in Italia, attenuando quindi la pressione concorrenziale nei confronti delle nostre aziende. Il Governo ticinese però non accolse la proposta di scambio spontaneo per cui, anche per questa ragione, l’artigianato ticinese è ancora confrontato ad una concorrenzialità crescente, resa ancor più grave dalla crisi e dalla rinuncia della Banca Nazionale Svizzera di proteggere il cambio franco-euro. Il Governo nei giorni scorsi ha modificato, per fortuna, la propria opinione e chiede alla Confederazione d’inserire nell’accordo sui frontalieri una disposizione che consenta lo scambio spontaneo d’informazioni. Se questo diventasse realtà vi sarebbe un importante beneficio economico per l’artigianato ticinese e una conseguente tutela dei posti di lavoro.
In conclusione, il giudizio sulle conseguenze finanziarie dell’accordo sui frontalieri è negativo e in nessun modo si può parlare di successo. È auspicabile che almeno lo scambio d’informazioni sulle attività svolte in Svizzera da parte di padroncini e distaccati possa diventare realtà a breve.
L’azione del Partito Liberale Radicale riferita alla denuncia dell’accordo sui frontalieri del 1974 e ad un eventuale estensione del nuovo accordo, rimane pertanto riservata. Potremo decidere soltanto al momento in cui conosceremo il testo definitivo.
Rocco Cattaneo, presidente cantonale PLRT
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"...rinuncia della Banca Nazionale Svizzera di (avrei messo una "a") proteggere il cambio franco-euro ..".
Cosa doveva fare la BNS? Lasciar marcire il franco