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Meno posteggi, meno traffico? – di Natalia Ferrara Micocci

Quando studiavo all’Università di Basilea, più dell’80% dei pendolari raggiungeva il centro con la propria vettura. Negli orari di punta le vie erano intasate, i parcheggi costantemente occupati. Poi la Città sul Reno si è data una mossa.

Studiando il modello basilese, ho avuto la conferma del grave ritardo accumulato dal Ticino e, soprattutto, di quanto sia necessario un più coraggioso approccio. Siamo in ritardo, certo, ma questo richiede interventi rapidi ma non frettolosi. Non ci si può limitare ad introdurre nuove tasse, per gli uni o per gli altri, pensando così di eliminare le auto ed i problemi. È ormai indispensabile un piano d’azione, che vada oltre misure puntuali per intervenire in maniera strutturata ed efficace; a volte, non serve inventare alcunché: basta guardare ai modelli vincenti già adottati, adeguandoli naturalmente alle peculiarità del nostro Cantone. È insomma necessario per il Ticino un progetto di mobilità in sintonia con gli indirizzi di sviluppo socio-economico e territoriali, che non può prescindere dal coinvolgimento di tutti gli interessati. In effetti, al di là dei tecnicismi giuridici, non era necessaria la decisione del Tribunale Federale per rendersi conto che, senza la partecipazione attiva delle associazioni di categoria (dalla grande distribuzione al Touring Club Svizzero), non è possibile concertare un cambiamento radicale per arginare la crescita esponenziale del traffico.

E veniamo al modello della città renana. Prima del 2010, Basilea aveva oltre 14’000 parcheggi bianchi (gratuiti), figurando tra le città con il maggior numeri di posteggi su suolo pubblico in Svizzera. Non solo, la sua superficie di 24 km quadrati, veniva utilizzata per un quarto dal traffico stradale. Insomma, i problemi di traffico erano molto sentiti a Basilea, come lo sono in Ticino. Le due realtà di frontiera sono anche accomunate da un numero considerevole di frontalieri. A Basilea circa 35’000, metà provenienti dalla Germania, l’altra metà dalla Francia, senza contare i cittadini svizzeri che risiedono oltre confine e tornano in patria ogni giorno per lavorare. Nel 2011, a fronte del crescente traffico, la città sul Reno ha deciso di cambiare il proprio approccio alla mobilità, favorendo i mezzi pubblici e il carpooling, adottando anche una nuova politica sui posteggi. Molti i parcheggi bianchi eliminati, tanti quelli divenuti a pagamento, con prezzi differenziati con possibilità di acquisto di carte di parcheggio illimitate (CHF 140/anno per i residenti; CHF 2’000/anno per i non residenti), carte per visitatori (CHF 12/giorno; CHF 6/mezza giornata), ma anche soluzioni mirate per le aziende della città, che possono acquistare fino a 50 carte di posteggio illimitato (CHF 740/anno) oltre a carte per muoversi liberamente in città e favorire così la visita di clienti e fornitori.

I pendolari hanno accolto bene questa iniziativa, nei primi 7 mesi sono state vendute ben 34’000 carte per visitatori, e, ad oggi, ben 27’000 sono le carte illimitate per residenti e aziende. Nelle casse del Cantone di frontiera confluiscono 6 milioni all’anno, reinvestiti anche nella mobilità, in particolare nel “Pendlerfond” (fondo per pendolari), che, alimentato con 2 milioni all’anno, permette al Dipartimento del Territorio di finanziare progetti transfrontalieri per spostare la mobilità dal mezzo privato a quello pubblico, dall’uso del solo veicolo ad un uso combinato park & ride o bike & ride.

Questo fondo, in poco tempo, ha già permesso di finanziare ampi parcheggi in comuni della Germania, stalli per biciclette, piste ciclabili ed anche l’estensione di una linea del tram. L’iniziativa governativa è stata d’impulso anche per il settore privato, dove, in alcune aziende, il sistema di condivisione delle vetture, è ora sfruttato da oltre il 50% del personale. In effetti, invece di acquistare il numero maggiore possibile di carte di posteggio, le aziende locali sostengono piattaforme per il carpooling e altre iniziative per favorire la mobilità sostenibile.

In Ticino, è sotto gli occhi di tutti, siamo in ritardo. Nonostante i numerosi progetti e gli importanti investimenti, il nostro Cantone, soprattutto in alcune regioni, è paralizzato dal traffico. Basilea ci insegna che il successo per una migliore mobilità non passa dall’eliminazione dei posteggi, ma da una loro gestione efficiente, oltre ad incentivi mirati per chi promuove privatamente modelli alternativi, come il carpooling e, soprattutto, validi collegamenti pubblici, insufficienti non solo nelle zone periferiche, ma anche nel Malcantone – Valle del Vedeggio, come pure da Lugano verso est o da sud verso Grancia, dove sono praticamente assenti. Un altro problema ticinese è la costruzione di importanti opere e l’assenza delle necessarie misure di accompagnamento. Un esempio su tutti? La galleria Vedeggio – Cassarate, che sin dall’apertura doveva essere affiancata da ampi posteggi park & ride, e che, invece, sembra aspetteremo fino ad oltre il 2030.

Un piano d’azione, discusso questa volta dal Dipartimento del Territorio con gli interessati, deve permettere, quanto prima, sia un miglioramento a corto e medio termine della mobilità ticinese, sia le necessarie predisposizioni per progetti di più ampio respiro. Tra poco arriva AlpTransit, non perdiamo anche questa occasione. Non tutti i treni passano due volte e, se accade come la Ferrovia Mendrisio – Varese, a volte non passano proprio.

Natalia Ferrara Micocci, avvocato, candidata PLRT al Consiglio di Stato

Relatore

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