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Quell’imposta ipocrita sui patrimoni – di Tito Tettamanti

Pubblicato nel Corriere del Ticino e riproposto con il consenso dell’Autore

Uomo avvisato mezzo salvato, dice il proverbio. Purtroppo dubito che sarà il nostro caso. Chi ci ha avvisato è la signora Christine Lagarde con un suo intervento al Forum Economico di Davos. Sarà bene ricordare che Christine Lagarde è alla testa del Fondo monetario internazionale e con Mario Draghi (BCE), Janet Yellen (Fed, USA) e alcuni ulteriori banchieri centrali fa parte di quel potente gruppo che determina i destini delle finanze mondiali. Qual è l’avviso? È la proposta di applicare un’imposta patrimoniale del 10% su tutti i patrimoni privati al fine di ridurre lo squilibrio tra ricchi e poveri nel mondo. Ora, l’affermazione nasconde il vero scopo che si prefigge la soluzione suggerita ed è intrisa di ipocrisia.

L’idea lanciata a Davos, e sicuramente non a caso dalla signora Lagarde, viene da lontano ed è stata preceduta da abili e ben comunicati atti preparatori. Più volte ho affermato che la lotta all’evasione, lo zelo contro il riciclaggio, l’ostilità verso le azioni al portatore, verso la disponibilità di contanti tendono sotto il manto del sostegno alla moralità ed a nobili cause anche ad un fine non confessato:
quello di mettere in evidenza i nostri patrimoni in modo che ne venga facilitata l’espropriazione [grassetto della Red.] Espropriazione che non ha come scopo primo l’equilibrio tra varie classi sociali, ma l’appropriarsi da parte degli Stati di una fetta della ricchezza privata (sulla quale si sono già pagate le imposte) per far fronte (in parte) agli enormi debiti pubblici.

Dobbiamo stupirci? No, per nulla: nel corso dei millenni passati la storia ci ha dato numerosissimi esempi della predilezione del potere a saldare i propri debiti con devastanti inflazioni, con ristrutturazioni (vale a dire riduzione forzata) dei debiti stessi, con esproprio di averi dei sudditi. Pensavamo che i regimi democratici ci salvassero, ma non sembra il caso oppure i cittadini non sanno far valere le loro ragioni.

La proposta Lagarde è anche intrisa di ipocrisia. Infatti, se veramente stesse a cuore l’eccessivo divario tra la ricchezza di pochi e la situazione dei molti, basterebbe che la signora Lagarde si adoperasse con i suoi compagni per cambiare politica. Mi spiego meglio. Con la politica delle banche centrali in atto da anni di tassi vicini allo zero vengono penalizzati i risparmi e tra l’altro indirettamente favoriti i grossi patrimoni. Attualmente è in atto, grazie ai tassi artificialmente bassi, un pesante trasferimento di ricchezza dal risparmio ai debitori. Mi stupisce che i rappresentanti del mondo del lavoro non protestino.

E chi sono i debitori? Innanzitutto gli Stati con la loro voragine di debiti e che dovrebbero dichiarare l’insolvenza se i tassi d’interesse tornassero a livelli normali. Ovviamente, gli operatori finanziari, che sciocchi non sono e hanno capito il trucchetto, sono ben lieti di approfittare pure loro di finanziamenti pressoché gratuiti per operazioni ed investimenti magari arrischiati che non rientrano nel novero delle possibilità della stragrande maggioranza dei contribuenti. Non solo, ma i tassi ingiustificatamente bassi hanno contribuito ad inflazionare valori di borsa ed immobiliari (a quando la prossima bolla?) aumentando a dismisura il capitale degli investitori. Da qui l’aumento dei loro patrimoni.

Assistiamo allo scaricare di fiumi di liquidità per tenere in vita Stati decotti permettendo loro di continuare in politiche disastrose. A un certo punto per riprendere un po’ di fiato si cercherà di rimediare agli errori con un altro errore che non servirà alle classi meno favorite e che oltretutto ha le indegne caratteristiche della tracotanza e della protervia: l’esproprio. I Governi dei nostri tempi sono giunti alla conclusione che la soluzione comunista della nazionalizzazione dei mezzi di produzione è inutile, molto più semplice è l’espropriazione dei redditi.

Tito Tettamanti

 

Relatore

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