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Kurt W. Zimmermann è un prestigioso giornalista, già caporedattore del “Tagi” (“Tagesanzeiger, giornale chiaramente di sinistra, in Svizzera il secondo per importanza dopo la “Neue Zürcher Zeitung”). Tiene sulla “Weltwoche” una rubrica dedicata al giornalismo nel senso lato della parola. In un lucido articolo del gennaio 2014 ha deplorato la demolizione che le moderne tecnologie informatiche van facendo di quella che lui (e noi con lui) considera una delle più grandi conquiste dell’epoca moderna: il diritto d’autore (“copyright”). A differenza della proprietà materiale, più o meno adeguatamente difesa da leggi e consuetudini, la proprietà intellettuale viene abitualmente trafitta su internet, per un vezzo divenuto abituale, impunito e oramai impunibile. Scrive testualmente Zimmermann: “Das Internet hat urheberrechtlichen Wildwest geschaffen”. Internet ha creato, dal punto di vista dei diritti d’autore, il Far West. Ognuno copia l’altro, ognuno sottrae all’altro. La nuova generazione di giornalisti non ha più remore a rubacchiare e saccheggiare instancabilmente. Twitter poi è divenuto una centrale di ricettazione. Il grande giornalista termina l’articolo in questi termini sconsolati: “Ascoltate, voi tutti giovani colleghi; non posso credere che il nuovo mondo mediatico possa guadagnare distruggendo i beni culturali di quello vecchio”. Sante, sacrosante parole gridate nel deserto e gettate al vento.
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Tra gli avvenimenti felici del 2014 è degna di nota la fondazione della Lega dei Mesolcinesi. Il suo segretario politico, Fausto a Marca, vuole la separazione della Mesolcina dai Grigioni e l’annessione al Ticino. Staccarsi da uno dei cantoni meglio amministrati, se non il meglio amministrato della Confederazione, con un tasso di disoccupazione irrisorio, per annettersi ad uno che figura sui gradini bassi della scala in tutti i sensi, se non quello della socialità, ecco, come programma politico bizzarro non c’è male.
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La Farnesina, sede del Ministero degli Esteri, ha circa 1000 funzionari. Il 91,4% di loro intascava a fine 2013 più di 80’000 euro all’anno. Per la Magistratura valevano le stesse cifre, salvo quella del numero degli addetti. Le informazioni disponibili su Internet, di provenienza interessata, permettono di concludere pensando che siano 45-46 magistrati ogni 100’000 abitanti, il che darebbe una cifra complessiva di 27’000-27’600 magistrati. I giudici della Consulta (la Camera costituzionale) sono 15, più un numero che non so di supplenti. 5 sono di nomina presidenziale, tutti di decisa sinistra (come lo sono i 5 senatori a vita, uno adesso defunto, nominati dal mezzo presidente italiano Napolitano, mezzo perché incapace di essere il presidente di tutti). Dei 15 adesso in carica, solo 4 sono accasati a destra. Comunque tutti con salari oltre 300’000 euro e pensioni non contributive all’altezza spropositata del salario.
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L’8 novembre 2014 un certo Fabio Merlini, direttore regionale IUFFP (niente a che fare con “iuffa!”, sta per Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale) si è scatenato su “La regione” e ha inferto un colpo mortale ad un vizio orribile e orripilante: l’autoreferenzialità. Una cancrena che “attraversa con insistenza le nostre società, distorcendo non poco la rappresentazione che esse si fanno di se stesse”. Anche in Ticino, constata sereno il direttore regionale, siamo confrontati con soggetti politici del tutto indifferenti a quanto di meglio ha saputo produrre nel passato il nostro Cantone, prontissimi invece a lasciarsi ispirare da quanto di peggio è accaduto nella vicina repubblica in questi anni e da quanto inquina il dibattito politico a livello svizzero”. Tre i sottotitoli: “Chiusura e ripiegamento”, “La fragilità della democrazia”, “Autoreferenzialità e delirio”. L’angusta visione delle cose propria degli “autoreferenziali”, osserva acutamente il direttore regionale, è dotata di una “micidiale viralità”. Un termine nuovo per me, il mio prediletto Devoto e Oli non mi è stato di alcun aiuto, ma mi ha salvato il PC da 200 franchi: “capacità di propagarsi ad un gran numero di destinatari (probabilmente però solo a quelli autoreferenziali) trasmettendosi a catena da uno all’altro, detto di informazioni, nozioni, messaggi e altro”. Con il deprecabile risultato di una “Ticino’s involution” (l’inglese dà sempre un tocco sopraffino ai discorsi dei moderni moralisti della domenica) in una tale condizione di isolamento da pregiudicare qualsiasi possibilità di mediazione dei diversi interessi in gioco”. Un’attività, quella degli autoreferenziali colpiti dagli strali del direttore regionale, che è “quanto di più idiota si possa intraprendere”. La filippica prosegue e si dilunga, la riassumerò con un “punto e basta. Così parlò, dall’alto del suo destriero, cavalcato con impareggiabile padronanza, il direttore regionale IUFFP”. E, da quel simpatizzante di movimenti politici “regressivi” e stoltamente autoreferenziali che ero e ancora sono, movimenti che il direttore regionale fustiga e trafigge con giustificato rigore, mi batto mestamente il petto, chiedo scusa e prometto “di non farlo più”.
(fdm) Il filosofo in questione è citato nell’intervista che Giancarlo Nava di Belticino ha rilasciato a Ticinolive. Io non avevo idea di chi fosse ma non chiesi nulla, per non fare la figura dell’ignorante, ciò che detesto. Adesso so.
Gianfranco Soldati
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