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Posteggi che passione! L’ASSEA e il ministro Zali a confronto – Riflessioni e commenti

L’ASSEA, Associazione Economia e Ambiente:

“Tutte le nuove misure proposte dal CdS non solo non ridurranno il traffico, ma potrebbero anche peggiorare la situazione. Abbiamo commissionato una perizia che dice esattamente questo”

Ho partecipato mercoledì scorso alla seconda conferenza stampa indetta dall’ASSEA, a soli 9 giorni di distanza dalla prima presentazione. Un ritmo “a tambur battente” che la dice lunga sulle intenzioni dell’Associazione.

Il tema unico di questo secondo incontro con i media erano le nuove regole sui posteggi privati non abitativi. Michele Dedini e Gianluca Padlina (la Red si scusa, per un puro lapsus avevamo scritto un nome errato) hanno trattato il tema con precisione e competenza, spiegando chiaramente ai giornalisti i termini della questione.

Un punto importante. Durante tutta la conferenza stampa i due esponenti dell’ASSEA hanno parlato, più e più volte, invariabilmente “del Consiglio di Stato” o “del Governo”, senza mai citare il nome del ministro Zali, cui si deve l’introduzione delle nuove contestate misure. È ben vero, d’altronde, che tali misure sono state approvate dai suoi colleghi. Al di là di ciò l’ASSEA vuole indubbiamente sottolineare il fatto che si fa la guerra al provvedimento e non alla persona. Molto giusto.

Il 18 aprile 2014, senza consultare l’apposita commissione prevista dalla legge, sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale due modifiche del Regolamento della Legge sullo sviluppo territoriale (RLst) relative allo stazionamento. Le modifiche in oggetto hanno delle ripercussioni sulla possibilità di realizzare posteggi privati, in particolare sul calcolo del fabbisogno massimo dei posteggi per ogni singola categoria di destinazione, sull’interpretazione di alcuni parametri e sulla definizione del grado di allacciamento del trasporto pubblico. Le conseguenze di tali modifiche sono molto importanti. Lo studio di CSD Ingegneri SA presentato da ASSEA dimostra che per gli stabili con contenuti amministrativi e commerciali il cambiamento comporterà una riduzione rilevante dei posteggi. (Quanto alla mancata consultazione pare che l’on. Zali abbia dichiarato “Di consultazioni se ne sono fatte abbastanza!”)

Per capire bene che cosa è cambiato bisogna tanto per incominciare conoscere il “meccanismo” che serve a determinare il numero di posteggi che l’amministrazione può concedere.

L’edificio in mezzo al deserto
Si parte dalla finzione che l’edificio sia situato al centro di un deserto (non goda cioè di alcun collegamento tramite trasporto pubblico) e si calcola il suo “fabbisogno massimo” di posteggi.

La riduzione
Sulla base dell’intensità e della qualità del trasporto pubblico si procede poi a una riduzione del numero di cui al punto precedente.

C’erano tabelle e categorie (riguardanti, ad esempio, la distanza dell’edificio dalla fermata del TP: 300, 500, 1000 metri)… e ci sono nuove tabelle e nuove categorie. Il problema – il lettore perspicace l’avrà già capito da un pezzo – sta proprio in questi “nuovi parametri”, che possono causare una “perdita” di posteggi che va da un minimo del 17% a un massimo del 70%, con un valore medio che si può situare attorno al 30%. Un punto che colpisce è il seguente. Secondo le vecchie norme un edificio distante più di 1 km dalla fermata del trasporto pubblico era considerato “non collegato”. Nelle nuove norme tale valore viene portato a 1500 m, che l’ASSEA biasima come “irrealistico”.

Le modifiche toccheranno soprattutto i dipendenti che verranno considerati diversamente dai clienti/ospiti, distinzione non prevista dalle norme VSS, elaborate su basi scientifiche e riconosciute e applicate a livello nazionale. Ancora più colpito dalle modifiche sarà il settore industriale e artigianale.

Un difetto importante della “rivoluzione Zali”
NOTA. Noi siamo giornalisti (anzi docenti di matematica) dunque non siamo soggetti alle pudiche “auto-restrizioni” dell’ASSEA: Zali è e Zali scriviamo.

Le regole sui posteggi non si applicano uniformemente a tutto il territorio cantonale; alcune zone non sono soggette ai parametri penalizzanti (perché, ovviamente, non presentano particolari problemi). Ebbene, proprio un’acuta carenza di posteggi potrebbe spingere o costringere certe aziende a ricollocarsi in tali zone, con un indesiderabile aumento del traffico indotto ed effetti nefasti per l’ambiente.

In conclusione, dallo studio si evince che i principali progetti di mobilità alternativa al mezzo privato (trasporto pubblico, mobilità lenta) non sono abbastanza attrattivi e neppure in grado di costituire un’alternativa praticabile per clienti e dipendenti. Un’offerta di trasporto pubblico insufficiente e inadeguata resta tale, indipendentemente da come si decida di chiamarla.

L’ASSEA intende opporsi a tali norme, che giudica sostanzialmente errate e inutilmente penalizzanti per l’economia del Cantone, con ogni mezzo: mediaticamente, politicamente, giuridicamente. Un ricorso al Tribunale federale è già stato inoltrato.

Chiudo con un’osservazione del tutto personale, che non coinvolge minimamente l’ASSEA. Con la sua mossa “azzardata” (con o senza virgolette, veda il lettore) il consigliere di Stato leghista si è messo da solo in una posizione pericolosa. Egli risulta, in un certo senso, vulnerabile due volte: nel suo provvedimento così come nella sua carica. Offre un bersaglio agli avversari del suo partito. Ma a questo lui, da persona accorta, avrà pensato per tempo. Come mi scrive una mia cara e molto sentimentale amica: “Il popolo lo ama e lo eleggerà”. Con lei ogni tanto – ma non troppo spesso perché è sempre impegnatissima – prendo un simpatico e animato caffè.

Francesco De Maria

 

 

Relatore

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