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L’apprendistato: un diritto per i nostri giovani – di Gianmaria Frapolli

Rispetto al passato nella società attuale fare la differenza risulta molto più arduo. Da un lato la globalizzazione ha creato maggiori mezzi per accrescere la competitività ma dall’altro lato ha “aperto” le frontiere e di riflesso invita ad andare alla ricerca del minor costo per qualsiasi tipo di prestazione. Tuttavia non sempre spendere meno è la giusta ricetta. Anche se viviamo in un contesto di crisi finanziaria importante non ha senso ragionare solo sul presente, ma un approccio a lungo termine ci consentirà di individuare quello che vogliamo offrire in futuro alle nuove generazioni.

Per contestualizzare questo pensiero pongo l’accento su 3 aspetti:
il costo di una prestazione;
la professionalità;
l’esecuzione delle prestazioni.

La formazione è un presupposto di fondamentale importanza per ogni individuo, che permette di ottenere risultati, e consente di essere maggiormente professionale. Di pari passo, il soggetto formato adeguatamente, sarà più celere nell’esecuzione delle sue mansioni e anche il costo finale delle prestazioni ne trarrà beneficio, risultando più contenuto.

Le competenze professionali sono oggi più che mai essenziali. Abbiamo d’altro canto un sistema universitario che permette, anche a chi ha svolto l’apprendistato, con le dovute certificazioni intermedie, di ottenere in un secondo tempo una laurea. Perché non iniziamo quindi a sostenere questa formazione in modo più deciso?

È vero che studiare è importante, ma iniziare un’attività in giovane età può facilitare lo sviluppo di competenze professionali fin da subito, come pure la maturazione personale, essendo l’individuo confrontato con problematiche che il mondo del lavoro riserva.

Il problema
Purtroppo molti giovani non hanno accesso ai posti di apprendistato. Le aziende mettono a disposizione questi posti con il contagocce perché ovviamente un’apprendista, anche se non crea costi elevati in termini finanziari, per essere formato ed istruito in modo adeguato necessita di tempo e quindi ne va della produttività dell’azienda.

Cosa si fa?
Si fa poco o nulla. La politica si rende conto che esiste un problema ma nessuno reagisce in modo deciso.

Cosa si potrebbe fare?
Si parla spesso di partenariato tra il pubblico ed il privato, ma su questo tema si pensa solo a progetti faraonici su cui investire. Perché non iniziamo dalle cose basilari? L’apprendistato garantisce in molti settori la continuità di un’azienda che un domani potrebbe trovarsi senza successori e avvicina i giovani al lavoro, non solo alla teoria. Giovani che hanno talento e potranno un domani laurearsi e diventare imprenditori, dando continuità ad un tessuto sociale che comunque ha e crea valore.

Non è scontato che una persona con degli ottimi voti a scuola debba necessariamente seguire un percorso accademico. Partire dal lavoro può essere un’ottima palestra per giungere a grandi risultati. Per arrivare a questo traguardo è tuttavia necessario investire del tempo, tra imprenditori, associazioni di categoria, scuole, università etc…, al fine di trovare un giusto compromesso e riavviare questo tipo di formazione che sta alla base dell’economia intera.

Dobbiamo trovare un sistema che permetta di garantire un apprendistato di qualità per i nostri giovani, che li incentivi ad intraprendere questa via, senza lasciarli allo sbando e senza nessuna possibile alternativa allo studio. Pubblico e privato devono unirsi in questo senso facendo qualche sacrificio che non premierà oggi, ma indubbiamente porterà i suoi frutti nei prossimi anni. Anche i giovani dovranno essere sensibilizzati su questi tema ed in particolare sul senso dei sacrifici e del lavoro. Vedo molti giovani motivati nella nostra società, aiutiamoli a diventare vincenti.

Gianmaria L. Frapolli, economista
Lega dei Ticinesi

 

 

Relatore

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  • Ottimo articolo, che mette in evidenza punti essenziali. La difficoltà per i giovani di accedere a un apprendistato, un po' perché molte volte si preferisce continuare gli studi verso il liceo o altre scuole postobbligatorie a tempo pieno; un po' anche perché le aziende non possono sobbarcarsi una formazione di base che almeno a livello di infarinatura e sensibilizzazione avrebbe dovuto acquisirsi in precedenza.
    Va detto che l'offrire un'alternativa alla via degli studi si rivela oggi come un'urgenza improcrastinabile, altrimenti continueremo ad avere molte migliaia di giovani che ingolfano senza speranza il settore medio-superiore e universitario, per poi accorgersi successivamente della difficoltà di rimettersi "in carreggiata".

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