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Trattato transatlantico, i media dovrebbero iniziare a parlarne

Trattato transatlantico di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti : i suoi avversari lo designano con la sigla Tafta (Transatlantic free trade agreement). Chi lo sostiene preferisce usare il nome ufficiale, TTIP (Transatlantic trade and investment partnership).

Le discussioni e gli accordi su questo trattato proseguono da mesi e per il tema i media mostrano soprattutto indifferenza.

Un’indifferenza dannosa, perchè spesso i trattati internazionali servono a rendere legali principi che non sono accettati nelle scene politiche interne dei singoli paesi. Servono a iscrivere le relazioni commerciali sul lungo termine, per impedire ai governi di cambiare politica di fronte a situazioni che non sono più soddisfacenti.

Nel caso del trattato transatlantico, l’Europa e gli Stati Uniti si impegnano a liberalizzare un gran numero di settori delle rispettive economie, ossia a spezzare monopoli pubblici e dare pari possibilità agli operatori pubblici e alle aziende private. I negoziatori del trattato assicurano che da questo movimento escluderanno i servizi pubblici, senza però dare ancora una definizione chiara.

I controversi tribunali di arbitraggio che il trattato vuole creare, saranno in grado di imporre multe ai paesi che espropriano, direttamente o indirettamente, i benefici delle aziende. Questo potrebbe impedire di attuare la legge in determinati ambiti per salvaguardare la libertà delle imprese.

Principi che possono essere rifiutati o difesi e che in ogni caso sono in linea con la linea politica liberale che l’Europa porta avanti da anni. Ma iscriverli in un trattato con gli Stati Uniti significa limitare il margine di manovra dei futuri governi per poter cambiare opinione.
In un certo modo, significa stabilire una “costituzione economica per il commercio”, secondo i termini di Bill Warren, analista presso la ONG ecologista americana Friends of Earth.

Anche se un giorno in Europa salissero al potere partiti dell’estrema sinistra, che decideranno di abrogare il trattato transatlantico, l’UE rimarrebbe legata ai suoi impegni con gli Stati Uniti per diversi anni. In effetti, i trattati di questo genere comportano spesso clausole secondo cui i principi rimangono attivi dai 10 ai 20 anni dopo la loro abrogazione.

Per firmare il trattato transatlantico si deve dunque avere molta fiducia in questi principi e considerarli ottimi sotto ogni punto di vista.

A medio termine il trattato transatlantico potrebbe avere un impatto sulla vita quotidiana dei cittadini.
Potrebbe rapidamente influenzare il prezzo di taluni prodotti. Il costo dei tessili, delle automobili e di alcuni prodotti agricoli potrebbe essere leggermente ridotto grazie a diritti doganali meno costosi e a norme comuni.
Se Washington accettasse di vendere all’Europa il suo gas di scisto, anche il prezzo dell’energia potrebbe diminuire. Al contrario, potrebbero aumentare notevolmente i prezzi delle medicine, qualora si rafforzassero le protezioni della proprietà intellettuale dei laboratori.

L’essenziale del beneficio del trattato transatlantico andrà alle imprese che potranno facilmente esportare verso l’altra zona, o installarsi. I lavoratori europei dovrebbero ottenere più facilmente i visti per andare a lavorare negli Stati Uniti. Ma il meccanismo funziona nei due sensi : aprendo maggiormente il mercato europeo alle aziende americane, vi è il rischio di rendere fragili alcuni settori economici europei, come l’agricoltura.

(Fonte : Le Monde.fr)

Redazione

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  • I sig.ri Ignari-Complici vivono in un mondo di fantasia nel quale (qualcuno li ha convinti che) la loro è, in assoluto, la condizione migliore possibile. Un quotidiano, inflessibile e sistematico matraquage somministrato diligentemente dai "costruttori" del consenso: una “capitale” lobby economica, politica e culturale che controlla totalmente i mezzi di propaganda mediatica: carta stampata, televisione, radio, cinema e colossal-network.

    LIBERTÀ è la parola magica diffusa dalle varie sette della liberty-fede dai luoghi di “culto” ben recintati con i "muri" degli alti redditi.

    Il Trattato trans-atlantico (leggi: micromega-online/trattato-transatlantico-un-uragano che minaccia gli europei), pare, si sussurra, (rumors lo danno per certo…) nasca dagli adepti di codeste fed-i. Per noi un… titanic(o) accordo.

    Per tagliare i costi di produzione e "flessibilizzare" i profitti degli azionisti, tutti gli apparati economici sedotti dalle “high-performance" (nella neolingua economicistica, ndr) si sono dimenticati di dichiarare apertamente ai signori Ignari-Complici (e ai loro figli) che, fondamentalmente, due sono le strategie da tempo utilizzate nel più assordante silenzio: l'offshoring e/o l'outsourcing: a dipendenza del contesto. E con tali strategie i loro figli (e non solo loro) si sono visti sparire il lavoro da sotto il naso.

    È vero, i sig.ri Ignari-Complici hanno (per ora e per poco ancòra) qualche contante sotto il materasso, la loro rendita pensionistica e l'avs, avversata per altro (perché troppo onerosa), dagli avi della stessa famiglia. Sentono soprattutto i figli lamentarsi, protestare e votare contro l'invasione di massa, ma sfugge loro il "vero perché" di tale malcontento… populista. Sfugge loro il fatto che nel famoso mondo di fantasia costruito dalle potenti lobby economico/cultural/finanziarie del "capitalismo integrato" si nasconde un tragico inganno: il lavoratore è una merce. Ohibò. Sostituibile. Al ribasso. Gratis.

    Per di più con la “democratica” caduta dei "muri" economici e politici (quelli di reddito esclusi) i nostri coniugi Complici-Ignari (soprattutto i loro figli) vivono la frustrazione di dover lottare con i nuovi competitor(s) allevati nella sofferenza economica tipica dei nefasti bacini di manodopera a sfruttamento garantito. Si contano sul pianeta una trentina di milioni di schiavi, nel senso tondo del termine, pronti all'uopo.

    Purtroppo l'infausta illusione (di vivere nelle patrie delle {infuse} e presunte migliori condizioni possibili) è ormai quasi svelata: il profitto azionario "è" la finalità ultima: in altri termini eccoci alla privatizzazione globalizzata del pianeta.

    E la promessa di libertà? Sempre in… predicato: ma… direttamente proporzionale al reddito. Cippilimerlo!

    Proprio per questa ragione, ogni settimana, tutta la famiglia dei “sempre-ignari-complici” corre a comprarsi i biglietti della lotteria.

    • Certo, proprio così caro aidosdike «l’inganno planetario»; originato da quella parascienza, soprattutto ideologica, che ci ha sottomesso da almeno tre decenni a facili dogmi, e soprattutto a scorciatoie di ricavi ormai inderogabili. Blatera dall'alto del suo tronfio linguaggio (oggi dominante) fatto di assiomi, di postulati matematici e soprattuto diffonde la sua rappresentazione pericolosamente dogmatica e semplificata della vita sul pianeta: la crescita del Pil per mezzo del consumo irresponsabile. E la politica, qualsiasi politica, ne è succube.

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