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Cercasi professionisti del settore petrolifero. Datore di lavoro è lo Stato islamico

I responsabili dell’organizzazione terrorista dello Stato islamico cercano professionisti del settore petrolifero “ideologicamente coinvolti” per gestire i giacimenti di petrolio e le raffinerie in Siria e in Irak. Lo scrive il Daily Mail nella sua edizione online del 1. novembre.

Da giugno il gruppo terrorista ha il controllo di una dozzina di campi di petrolio in Siria e in Irak, paese quest’ultimo dove controlla anche diverse raffinerie.

La raffineria di Baiji, la più grande dell’Irak. Lo Stato islamico la controlla dallo scorso giugno

Inizialmente, i giacimenti e le raffinerie su cui aveva il controllo facevano guadagnare allo Stato islamico una cifra attorno ai 2 milioni di euro al giorno. Ma ben presto una serie di incidenti e la mancanza di personale specializzato e ideologicamente coinvolto avevano causato un crollo dei redditi di oltre il 70%.

Secondo i responsabili della North Oil Company, una società i cui giacimenti di petrolio sono stati presi dallo Stato islamico, ogni volta che ci sono nuovi combattimenti, parte del personale abbandona il campo. Inizialmente i dirigenti del gruppo terrorista li obbligavano a rimanere minacciando di uccidere i loro famigliari. Adesso hanno cambiato tattica e promettono lauti guadagni e “buone condizioni di lavoro”.
Il posto più importante proposto attualmente è quello di responsabile di raffineria, con un salario di 225 000 dollari l’anno.

Secondo gli esperti, il gruppo terrorista ha sempre più difficoltà nel vendere il petrolio prodotto dai suoi siti.
“Nessun trader, nessuna società seria si assumerebbe il rischio di fare affari con lo Stato islamico – commenta Matthew Reed, consulente in petrolio e politica per il Medio Oriente.

In mancanza di importanti acquirenti, il gruppo terrorista si accontenta di piccole transazioni condotte da intermediari che possiedono i propri camion cisterna e che hanno relazioni con reti di contrabbando nel nord della Siria, nel sud della Turchia o con raffinerie locali in paesi quali Siria, Irak, Turchia o Kurdistan.

Redazione

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