“In nessun caso abolire i livelli”
“Scuola equa? Anzi, altamente iniqua!”
“Un ente assistenziale”
“Così com’è oggi, non funziona”
“Il 28 settembre ho votato NO, non è stato per nulla difficile”
Ho incontrato il professor Martucci in occasione di un workshop del PLR, un sabato mattina. Io partecipavo come interessato e, anche, come liberale, benché non inserito nel partito. C’erano cinque gruppi tematici, uno dei quali dedicato alla scuola, il mio (con Vitta, Pini, Rigozzi, Martucci…) Dei candidati 2015 presenti ho perso il conto ma questo è perfettamente normale. Una splendida mattinata di studio, non posso che esprimere lode.
Dopo il primo speech del sempre concettuale amico Gerardo, mi colpì l’intervento di Marco Martucci, in seconda battuta. Deciso, quasi irruente; era ben chiaro che aveva qualcosa da dire. Non tutti gradirono e uno (non ricordo più chi) tentò persino, sgarbatamente, di zittirlo.
Bella intervista (me l’ha fatta attendere per dieci giorni, chiaro che ci voleva pensare ben bene), bella e coraggiosa. Non destinata a piacere a tutti. Forse è proprio per questo che è bella e interessante!
Il professor Martucci è candidato al Gran Consiglio sulla lista del PLRT.
Un’intervista di Francesco De Maria.
Chi è Marco Martucci, nato e cresciuto a Lugano, chimico e insegnante di scienze naturali, con 35 anni di esperienza fra ginnasio e scuola media, è divulgatore scientifico. Il suo lavoro è stato riconosciuto a livello nazionale con il Prix Media, premio per il giornalismo scientifico delle Accademie Svizzere della Scienza. Per il suo impegno a favore dell’ambiente ha ricevuto, primo assoluto a livello nazionale, il “Gran Premio WWF per la biodiversità”. Autore di libri, saggista, conferenziere, Marco Martucci è attivo in diverse associazioni nazionali e internazionali. E’ membro dell’Ufficio presidenziale cantonale del PLRT e del Comitato della Sezione PLRT di Torricella.
Marco Martucci Da parecchi anni ormai (Art. 23 del Regolamento della scuola media del 18.9.1996) non si parla più di “livelli” ma di “Insegnamento differenziato nei cicli d’orientamento” con “Corsi attitudinali” e “ Corsi base”. Questa è la terminologia corretta, che prese il posto dei precedenti “livelli”. In breve, si tratta di questo: durante il “ciclo d’orientamento”, terzo e quarto anno di scuola media, nelle due materie matematica e tedesco, gli allievi vengono separati in due gruppi, secondo leche esprimere loro attitudini e capacità. Inizialmente, la scuola media separava gli allievi di terza e quarta in tutte le materie, nelle “Sezioni A e B”. Poi vennero introdotti i “livelli” in diverse materie. Ora si sta facendo strada una tendenza a voler eliminare qualunque separazione e tenere tutti gli allievi insieme durante i quattro anni di scuola media.
I livelli sono qualcosa di “psicologicamente errato”?
MM Cosa vuol dire? Forse dannoso o politicamente scorretto? Non credo proprio. Anzi.
I livelli sono: a) da mantenere così come sono b) da abolire c) da riformare? Se sì, in che modo?
MM Da abolire in nessun caso. Da riformare, nel senso di estenderli a più di due materie, mantenendo aperta la possibilità, secondo impegno e capacità, di passare da un “livello” all’altro.
Come vivono le famiglie i livelli? Li accettano? Li contestano?
MM Nella mia lunga esperienza di docente di classe, non ho mai percepito contestazioni all’insegnamento differenziato. Privatamente, ho sentito più pareri favorevoli.
La scuola media è totalmente “non selettiva”. È giusto che sia così? Il passaggio al liceo può essere traumatico?
MM E’ selettiva, nel senso che vengono assegnati voti in ogni materia e che in due materie si seguono corsi differenziati. Per il resto, è una scuola altamente integrativa e inclusiva, unica in tutta la Svizzera. Il passaggio al medio superiore è critico. Quasi la metà degli scolari viene fermata al primo anno. Anche nell’apprendistato ci sono difficoltà. Secondo la mia esperienza, la scuola media non prepara adeguatamente né agli studi superiori né al mondo del lavoro.
I risultati del test “PISA 2012” (alunni 15enni) sono stati – e non è una novità – mediocri. Il DECS lo ha dovuto ammettere, però si è affrettato a dichiarare: la nostra scuola è “più equa”. Come interpretare queste parole?
MM E’ semplice: in una scuola integrativa, il livello si abbassa inevitabilmente e le differenze fra allievi più e meno dotati sono di conseguenza minori. In questo senso il DECS parla di “equità”. In realtà, la scuola media è altamente iniqua perché non dà a ciascun allievo secondo le sue attitudini e penalizza tutti gli allievi.
“Indietro non si torna!” esclamò Carlo Speziali a pochi anni dall’istituzione della SM. E, in effetti, sembra difficile farlo. Forse si potrebbe andare… “avanti”? Ma come?
MM Mi sorprende, da un liberale, un’affermazione tanto dogmatica. In realtà, la scuola ticinese sta andando indietro e perde colpi da quarant’anni. Vogliamo andare avanti? Cambiamo decisamente rotta!
Dopo 40 anni (ma la scuola media fu realizzata al 100% solo nel 1982, se non erro) se la sente di dare un giudizio non ideologico sulla validità di questo ordine scolastico? NB. A mio avviso si incontrano pregiudizi ideologici sia a sinistra sia a destra.
MM La scuola media è frutto di un’ideologia nata nel ’68, una malintesa pari opportunità per tutti, in realtà una scuola egualitaria. Il mio giudizio non è ideologico: così com’è, la scuola media non funziona. Ha perso il suo vero compito di scuola diventando sempre più simile a un ente assistenziale e a una sorta di “incubatrice” per quattro anni di sviluppo fisico e mentale dei nostri giovani. Come una fabbrica di illusioni, la scuola media tiene lontani i giovani da una sana e produttiva competizione, non premia l’impegno e la licenza media ha perso ogni valore, riducendosi a un attestato di frequenza.
Intende fare della “questione scolastica” un punto forte della sua campagna elettorale?
MM Certamente.
Dopo decenni di conduzione PLR la nostra scuola oggi è diretta da un socialista. Ciò ha causato grandi cambiamenti? Lei vorrebbe che la scuola tornasse ai liberali-radicali?
MM Finora non ho notato grandi sconvolgimenti. Né in meglio né in peggio. Sì, mi piacerebbe che la scuola tornasse ai liberali-radicali, a condizione che, diversamente dal passato, venga dato maggior risalto alla scuola “dell’obbligo”, dove passano tutti i futuri cittadini, e non solo alle scuole universitarie.
Si dice, ed è un luogo comune: “I docenti sono tutti di sinistra!” Ovviamente non è così ma qualcosa di vero ci sarà pure. Qual è la sua opinione in proposito?
MM Conosco e ho conosciuto docenti socialisti, liberali, pipidini, atei, cattolici, protestanti. Forse, però, “ a naso”, qualcosa di vero c’è. Forse la ragione è insita nella professione stessa, che è pur sempre una “missione”. Ma, non disponendo di dati certi, mi fermo qui.
Per me (da professore) la scuola è stata Sadis-Speziali-Buffi-Gendotti. Non sto vivendo l’era Bertoli. Ci racconti qualche episodio notevole della sua vita di insegnante.
MM Preferisco non entrare nei particolari. Dirò che, in generale, le più belle soddisfazioni e la massima gratificazione l’ho avuta e tuttora la ricevo dagli allievi. Talvolta da qualche genitore, rarissimamente dalle istituzioni. Anzi, da quelle sono spesso stato deluso.
Come ha votato il 28 settembre sulla riduzione del numero di allievi per classe e le mense? È stata per lei una decisione difficile?
MM Ho votato contro. Non è stato per nulla difficile.
In campagna elettorale serve (anche) un slogan. Me ne proponga uno bello ed efficace incentrato sulla scuola. Per la sua campagna…
MM Ne ho un paio “in pectore”: mi lasci il gusto della sorpresa!
Esclusiva di Ticinolive. Riproduzione consentita citando la fonte.
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A seguito del bing bang dell'intelligenza umana che è stato il '68 si buttarono nel pentolone un ottimo ginnasio e una altrettanto ottima scuola maggiore,
Proprio così. Tutti felici...
Va detto innanzitutto che si dovrebbe arrivare all'inizio della scuola media in condizioni accettabili (saper leggere e scrivere correttamente a livello elementare - conoscere e saper usare le quattro operazioni, con i decimali semplici e le misure - magari anche saper tenere un quaderno in modo ordinato).
In realtà il sistema scolastico va riformato alla radice.
Mi stupisce il fatto che il prof. Martucci ritenga “unicamente” la Scuola media una “fabbrica” di illusioni. Inizierei col dire che tutto il nostro sistema economico (quindi pure quello educativo) è a tutti gli effetti una fabbrica di illusioni. Già lo disse a suo tempo tale Noam (di nome) e Chomsky (di cognome). Che ci scrisse un libro sopra. Perfino. Ventinovemila miliardi si sono spesi per salvare il “sistema” economico dopo la “crisi” del 2008. Eppure una gran quantità di gente tira ogni giorno la cinghia e chiede un lavoro degno di questo nome. Ma siccome tale inganno (illusione?) viene brillantemente mimetizzato nella scenografica e illusoria ricchezza indirizzata ai pochi, la maggioranza sorride ignara di cotanta “libera” schiavitù organizzata. Detto tra noi se si fossero spesi per il “sistema” educativo (i 29mila miliardi) avremmo scuole… meno illusorie.
Beh, questo "Verbalaika" vive su un satellite della Terra. Pensa che stanziando 29mila miliardi per l'educazione (facendo un rapido calcolo ciò corrisponde a un po' più di un miliardo nel Cantone Ticino) la scuola attuale diventerebbe automaticamente meno illusoria. Intanto diciamogli che quell'abbondante miliardo finirebbe nelle tasche degli unti della pedagogia e ben difficilmente contribuirebbe ad attenuare la situazione di chi "tira ogni giorno la cinghia". Farebbero comunque salti di gioia l'attuale e il futuro Ministro della Finanze.
Aggiungiamo, a titolo abbondanziale, che a tutti coloro cui non sfugge la reale crisi della scuola e le prospettive amare ad essa legate, conta assai poco ciò che può aver detto o scritto Noam Chomsky. Anzi, diciamo che "NON GLIENE FREGA NIENTE".
Caro “surrogato/alias” dell'Abate Faria, vedo che fatichi nel saper leggere (intendo dire “capire” comprendere”) i testi scritti dalle altrui penne. Pure le cifre, accidenti. Carenze scolastiche? La tua (biliosa) risposta c’entra coi cavoli, in relazione al mio scritto. Aggiungerei che le “argomentazioni” (si fa per dire) da te prodotte, brillano d’inconsistenza e grondano di demagogia spicciola: pedagogisti ladri, intellettuali scomodi da ignorare o da (eventualmente) mandare al rogo, Popolo da salvare/proteggere dai ministri delle finanze assetati di denaro scippato con le tasse, eccetera. In parole… “povere” l’apoteosi del populismo per bocche buone. E pensare che sarei pure stato disposto a fare un discorsetto serio sulla “reale” (o ritenuta tale) crisi della scuola. Alla condizione di trovare un interlocutore valido.
Caro "Verbalaika", vedo che un semplice mio spillo ti fa sobbalzare sulla tua seggiola (non oso immaginare che si tratti di uno scranno dorato) e ti fa censurare cose che non ho per nulla scritto. Innanzitutto non credo di essere stato bilioso. Ho cercato di farti capire che anche spendendo miliardi non è affatto sicuro che gli allievi (poveretti, sono proprio quelli che andando avanti così tireranno la cinghia e non troveranno un lavoro degno di questo nome, e non dirmi che è solo colpa delle banche) ne trarranno meno incertezze e meno illusioni. Non so se vedi carenze scolastiche nel nostro sistema educativo e rinuncio persino a chiedertelo.
Il seguito del tuo scritto vale un perù: i pedagogisti "ladri" sono solo nella tua penna, io ho solo parlato di "unti della pedagogia". Sono gente da proscrivere? Eh no, caro mio. Sono menti eccelse che hanno trovato il bandolo dell'esistenza. Quanto agli intellettuali scomodi, non so se sei più scomodo tu o sono più scomodo io. Per favore non parlare di roghi: spero proprio che da noi gli "autodafé" siano finiti da un pezzo: se poi hai voglia di guardarti in giro nel mondo, vedrai senz'altro qualcosa di somigliante.
Quanto ai ministri delle finanze "assetati di denaro scippato con le tasse" chiedi pure a Donna Laura se lo è, e comunque se sarebbe contenta di caricare la scuola ticinese di oltre un miliardo in più.
Per finire ti posso dare una piccola consolazione: il populismo ESISTE. Ma vedi, non sono mica necessariamente i megafoni domenicali ad averlo creato e rinfocolato. Mi complimento con te che sai leggere e comprendere i testi altrui. Ma guarda che per poterlo fare si deve iniziare a scuola.
Detto questo ti saluto cordialmente.
Siamo alle solite, caro Abatefaria. Quando qualcheduno tenta di replicar imitando la spocchia populista… ecco che si è stati… Fra’ …intesi, si ribadisce (!) all’istante… emulatore. Non si è mai detto così, o cosà… non era mia intenzione…nessun spargimento di bile suvvia, evvia di questo passo. Ancora una volta si evince che c’è chi può “pungere” incontrastatamente per decreto popolare.
Vabbè… tiremm innanz, diceva il mio maestro delle elementari…
La mia biografia è insignificante, in senso lato. Quindi rilassiamoci. Nessun scranno dorato sta nel mio CV. Così pure non sono e non mi sento un intellettuale: tantomeno scomodo. Mi riferivo -ed era chiaro ai più- a Chomsky. Rileggi bene e ti convincerai.
Che in “particolari platee” gli intellettuali hanno (tuttavia) sempre goduto di “particolari riserve” è… storico. Tragicamente storico. Pure oggi nelle democrazie di massa delle "società di mercato" non si tollerano elitarismi culturali. Ripensamenti sociologici. In altre parole, nelle democrazie economicistiche si rifiuta, si contesta, si annacqua ogni discorso tendente a scuotere la coscienza collettiva.
Se permetti, scrivere che: “… l’abbondante miliardo finirebbe nelle tasche degli unti della pedagogia “ da me (solo da me, evidentemente) significa (potrebbe anche significare) che quei soldi vanno a chi non ne ha il diritto, alias: lestofanti. Forse sarà un modo populista… per dire il contrario. Chissà?
Per quanto attiene ai miliardi scippati per salvare il sistema, ebbene ti propongo due o tre tonnellate di saggistica specifica che ben ti/ci spiegano con quali modalità (i miliardi di miliardi) se li sono intascati… gli unti della finanza. Ma quando lo Stato pubblico (Donna Laura) cantonale chiede, putacaso, due soldi (anche per la scuola) ecco che i soldi mancano… e gridano pure i colonnelli populisti (consci di possedere la verità popolare) di abbassare le tasse per attirare il… globale. Con relativa… standing ovescion elettorale.
Che il populismo “ESISTE” è da tempo che ne ho preso atto. Con tristezza, se ti può consolare. Perché, ne sono convinto, ritengo sia uno dei tanti metodi per turlupinare il popolo. Per fortuna (forse) il più grezzo, quindi abbastanza riconoscibile.
Ma non dovevamo parlare di Scuola?!
Va bene, caro "Verbalaika", credo che tutti i lettori di questo nostro "divertissement" si siano resi conto che siamo su due
posizioni diverse: tu sei per la coscienza collettiva, io per quella individuale. Non voglio portarti le prove, che esistono anche in letteratura, della fondamentale e fattuale differenza. Il populismo è storia vecchia: uno degli esempi più noti è quello di Masaniello, nel Seicento napoletano. Fu idolatrato e poi assassinato. Vuoi approfondire il concetto? Leggi il sonetto "Della plebe", di Tommaso Campanella: "Il popolo è una bestia varia e grossa...".
Tutto questo per dirti che pur vivendo in un'epoca in cui il populismo trionfa, esso non mi piace. Certo rimarrebbe molto altro da mettere sotto i riflettori: la stabilità finanziaria, l'ordine pubblico, la vivibilità del territorio, l'aiuto ai deboli e bisognosi. E infine, last but not least, la scuola. Un discorso serio e condiviso su di essa non può essere intavolato se si prescinde dalla domanda iniziale, che va contemperata nelle esigenze: coscienza collettiva o individuale? Personalmente penso che entrambe siano necessarie, ma urge chiarirne i limiti, perché oggi mi sembra si stia tralignando.
Il discorso in tutti questi campi è lungo, io direi di smetterla su questo blog e in questa occasione. Ad maiora, come si suol dire.
Se vuoi puoi ancora replicare, ma questo è l'ultimo mio intervento sui temi che ci hanno solleticato per un paio di giornate.
Nessuna replica.
Per quanto mi riguarda ne è valsa comunque la pen(n)a.
Buona giornata.
Ad maiora!