Domenica prevedibilmente difficile per la sinistra questo 28 settembre (anche se ha sfiorato la vittoria in una votazione importante, alla quale teneva molto). Il comunicato del PS – lungo, verboso, gonfio di recriminazioni all’insegna del “complesso di Calimero” (la crudele espressione non è mia) – lo potete leggere qui nella sua integralità.
PS. Durante l’accanita campagna ho potuto verificare in prima persona che molti cittadini erano disturbati dall’idea che un SÌ alla cassa pubblica spianasse la via verso una medicina di stato, come esiste in altri paesi anche non lontani da noi. Questa “gode”, a torto o a ragione, di un’immagine pessima.
Merita di essere segnalata la frase pronunciata dal bonario dottor Noseda, medico socialista di cuore e di mente: “Bisogna provare e riprovare, finché passa”.
Quasi il 40% dei votanti svizzeri ha chiesto un cambiamento radicale del sistema di assicurazione malattia. In Ticino la percentuale è anche superiore.
Anche se il popolo svizzero ha detto No alla cassa malati pubblica, l’iniziativa ha comunque reso evidenti i problemi legati alla concorrenza fra le casse malati, alla quale sarà urgente porre dei correttivi. Il risultato ottenuto dall’iniziativa, specie in Romandia, dove i consiglieri di Stato responsabili della sanità si sono spesi a favore della campagna, mostra che la popolazione vuole che si metta finalmente fine all’esplosione dei premi e alle differenze di trattamento fra gli assicurati.
Le ragioni del No a livello svizzero sono molteplici, ma la principale va cercata nelle imponenti risorse economiche messe in campo dagli assicuratori per influenzare il voto attraverso la propaganda: 5 milioni di franchi, cioè 20 volte la cifra a disposizione degli iniziativisti. 5 milioni di franchi, oltretutto, in gran parte presi dai premi degli assicurati tramite le assicurazioni complementari, compresi coloro che invece la cassa pubblica l’avrebbero voluta. 5 milioni di franchi per diffondere menzogne belle e buone. Per esempio che la qualità delle cure sarebbe peggiorata. Oppure che non ci sarebbe più stata la libertà di scelta del medico… quando proprio gli strenui nemici della cassa pubblica a Palazzo federale pochi giorni fa hanno votato proprio contro la libertà di scelta del medico! O ancora la frottola secondo la quale un’assicurazione pubblica sarebbe stata lenta, costosa, inefficiente. Quando l’AVS e la SUVA funzionano bene e sono sotto il controllo della collettività. In compenso, proprio grazie all’iniziativa, è stato possibile avere finalmente una legge sulla sorveglianza che permetterà di controllare un po’ meglio le casse malati.
Per quanto riguarda il Ticino, la campagna è stata essenzialmente condotta dal Partito Socialista e dalle associazioni di consumatori e di operatori sanitari. Chi in passato ha fatto grandi proclami a favore della cassa unica in quest’occasione non si è speso particolarmente e si è lasciato influenzare dai contrari all’iniziativa. Ci sarà un legame con le grandi inserzioni a pagamento su “il Mattino della domenica”?
Neppure l’iniziativa sulla scuola ce l’ha fatta, sebbene con una maggioranza molto risicata. Una metà della popolazione vuole riforme incisive nella scuola. Per questo, da un lato noi continueremo a impegnarci per una scuola di qualità e vicina alle esigenze delle famiglie e dei docenti, e dall’altro ci aspettiamo che comunque il Governo e la maggioranza parlamentare recepiscano il disagio e implementino misure adeguate ad affrontarlo.
Nonostante le necessità della società siano cambiate rispetto all’epoca in cui predominava il modello della famiglia tradizionale, con ruoli di genere e incombenze parentali ben distinte, e in cui le esigenze imposte dal mercato erano differenti, la maggioranza ha deciso per mantenere lo status quo. Mense e doposcuola da un lato e diminuzione del numero di studenti dall’altro avrebbero semplificato le vite dei genitori e il lavoro dei docenti e avrebbero migliorato la qualità dell’insegnamento, a tutto beneficio dei giovani, il cui interesse dovrebbe essere l’unica priorità.
Purtroppo i cittadini e le cittadine hanno rifiutato anche la partecipazione pubblica del Ticino a Expo 2015. Peccato: un’occasione perduta per far conoscere il nostro bel Cantone e mantenere mandati e commesse sul nostro territorio. Accettiamo il responso delle urne, ma lo interpretiamo come un segnale di chiusura che non può renderci soddisfatti.
La diminuzione dell’IVA nella ristorazione è stata giustamente respinta dal popolo: un indizio di buon senso. Le cittadine e i cittadini hanno saputo distinguere fra i consumi superflui e quelli essenziali e hanno compreso che l’imposizione fiscale non può essere equiparata nei due casi.
Partito Socialista, Saverio Lurati e Pelin Kandemir Bordoli
View Comments
Caro Sig. Lurati, lo fa apposta o è proprio duro di comprendonio, la SUVA non è Statale è PRIVATA, lo capisce o no. In svizzera interna cerono solo manifesti a favore dei SI di quelli contrari quasi niente perciò la smetta di raccontare favole. Se Lei sogna di notte e poi le racconta di giorno si svegli il Popolo non si lascia abbindolare dalle sue storie. Ma suppongo che vorrete rifare anche questa Votazione perché il Popolo non capisce non sanno quello che fanno, ci vogliono i socialisti a TUTELARE il Popolo, siete INLUMINATI.
questo è il vostro parere che non è Vangelo....basta adesso!!!
Non dico gentile Signora, perché da quello che ho letto non è così tanto gentile, è forse domina di professione che dice a tutti BASTA. Io non predico il Vangelo non sono un Prete e non le porgo l`altra guancia e quando è abbastanza lo decido IO Chiaro!!!! Ma in quale lingua bisogno spiegarvelo che voi siete i DITTATORI che con il vostro socialismo della luganighetta volete indottrinare tutti. E quando non sapete più cosa dire vi arrabbiate e piangete perché incompresi poveri voi.
É inutile recriminare: qualunque cosa sappia di "Stato" non ha possibilità di passare. Quanto alla sorveglianza, campa cavallo: entro qualche mese non se ne parlerà più.
Bene per il NO al credito per l'Expo invece: non é chiusura ma buonsenso. I Ticinesi non amano l'Italia e da tempo neppure Berna. La prima non può e non vorrà fare nulla al riguardo, vedremo se la seconda vorrà ascoltare.