Ricevo e pubblico, non senza osservare che il Partito liberale radicale, al quale appartiene la signora Cometta, ha dato una chiara indicazione per il NO. Se mi è consentito un commento, a me sembrano di gran lunga più convincenti le pacate e puntuali argomentazioni dell’on. Stefano Steiger.
NOTA BENE. “Non della sola Sinistra”, scrive Katya Cometta. Beh, la Sinistra non sta tutta dietro una bandiera rossa! (fdm)
L’iniziativa “Aiutiamo le scuole comunali” in votazione il prossimo 28 settembre ha fino ad ora avuto il grande pregio di finalmente aprire il dibattito attorno alle scuole dell’infanzia e comunali. Un dibattito a volte fatto di dialoghi fra sordi che han deciso di non volersi capire, ma pur sempre dialogo è. L’iniziativa – che non è targata VPOD e quindi espressione della sola Sinistra, ma sostenuta tra gli altri da OCST docenti, dall’Associazione per la scuola pubblica, dalla Conferenza cantonale dei genitori – pone l’accento sulla necessità di adeguare l’offerta scolastica comunale alle mutatissime condizioni quadro del Ticino attuale.
Fra le misure che più suscitano discussioni dai risvolti curiosi vi sono quelle della diminuzione ad un massimo di venti del numero di allievi per classe e l’organizzazione dell’offerta di servizi parascolastici quali mense e doposcuola. Misure che, certo, hanno un costo ma un costo più che sopportabile, considerati gli effetti benefici che le stesse avranno: lo 0,58% della spesa complessiva del Cantone e l’1,2% di quella dei Comuni, ma con un avvicinamento graduale, sull’arco di cinque anni. Sbaglia, sapendo di sbagliare o ignorando i contenuti degli studi scientifici internazionali, chi afferma che la diminuzione del numero di allievi non favorisca il migliore apprendimento dei bimbi, così come si sbaglia affermando che si voglia obbligare l’ente pubblico a mettere in piedi una strabiliante ed inutile rete di mense, aule, pre e dopo scuola anche laddove non ve ne sia bisogno: così non è, e il testo della proposta è chiaro e non interpretabile a dipendenza delle tesi che si vogliono negare.
Questa è un’iniziativa fatta di buonsenso, pensata per migliorare la crescita scolastica dei nostri bambini e per favorire la conciliazione degli obblighi lavorativi con le scelte familiari. Si può non essere d’accordo, preferendo lo status quo, facendo emergere una sorta di lotta fra cuore e ragione, fra il sapere quel che è bene*** e il non volerlo per motivi indipendenti dai contenuti delle misure proposte. Negare, però, l’evidenza della bontà delle soluzioni è un errore che mi spiace moltissimo sia scientemente fatto per avversare l’iniziativa, un’iniziativa pensata per i bambini, per le famiglie, per la crescita della scuola comunale ticinese. È una scelta ragionevole che il Ticino può fare uscendo dal periodo infinito della creazione di “condizioni quadro per l’economia” fatte di sgravi fiscali, di pianificazione, di crediti-incentivo e quant’altro, puntando, invece, sul capitale umano e sulla sua crescita. È una scelta che probabilmente il Ticino si merita già da un po’ e che sarebbe bello poter fare, serenamente.
Katya Cometta, copresidente Ass. Scuola pubblica
*** Ho evidenziato io stesso, non senza un moderato stupore, queste cinque parole. Come invidio l’Autrice!
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Un articolo da condividere anche per le chiare e precise argomentazioni.
Purtroppo vinceranno le motivazioni economiche dei contrari. Un deterrente eternamente valido per non dover dire (ammettere) che il concetto neoliberale persegue pedissequamente l'obiettivo di creare un sistema integrato pubblico-privato. Partendo da due presupposti concreti.
In periodi di alta congiuntura: a) lo stato finanzia il sistema pubblico e il privato lo “indirizza ideologicamente”, tentando d’introdurre sempre più le regole e i valori dell’impresa, della competizione, chinandosi alle esigenze del mercato. Con fasulli discorsi sulla meritocrazia. Ma oggi gli stati sono con le spalle al muro a causa delle condizioni economiche, ohibò, “create dalla crisi”.
Per cui scatta il piano b, ovvero: riduzione del finanziamento pubblico, quindi lento indebolimento della scuola statale che porterà inevitabilmente a un tipo di scolarizzazione a velocità “differenziate”. Un tipico concetto liberista, dove il privato assumerà una sempre maggiore acquisizione di quelle scelte “educative” di cui sopra, con offerte “esclusive”. Finanziariamente esclusive.
Soprattutto nel secondario e secondario superiore. Come pure nella gestione della pre-scolarizzazione: asili nido, eccetera. E allora? Si dirà!
Il fatto sta che tale “ privata scelta” la potrà effettuare solo chi è in possesso di redditi confacenti alle impagabili rette da reddito garantito. Cosicché l’educazione “degli esclusi dal privato” resterà allo stato… minimo. Minimalismo… liberaleconomico.
Tu sei una persona colta, si capisce, sicuramente un docente e, forse, un sindacalista-attivista.
Racconti delle panzane strabilianti. Puoi fregarne tanti ma sicuramente non puoi fregare ME. Alcuni "spizzichi" (potrei... rincarare la dose!):
--- "indirizza ideologicamente", il bue che dà del cornuto all'asino! In una importante scuola del Cantone (anni Ottanta) erano membri del consiglio di direzione un comunista (partito del Lavoro) e uno dei fondatori (credo) della "Lega Marxista Rivoluzionaria". Come ambientino, non male!
--- "riduzione del finanziamento pubblico", combattiamolo! Per combatterlo efficacemente, QUARANTA MILIONI ALL'ANNO IN PIÙ, e per che cosa? Per un capriccio, un velleitario capriccio senza alcuna utilità pratica.
Con un deficit statale di DUECENTOCINQUANTA MILIONI l'anno. che dicono di aver ridotto a 120... nel tempo che s'impiega a bere un cappuccino. Alice nel Paese delle Meraviglie! Fandonie galattiche. Pallonari di gran classe.
Persino Bertoli dice NO (ma che cosa pensi, non si sa).
Volevo risponderti subito ma avevo una riunione al soviet di Bajkonur. Si discuteva sulle fandonie galattiche da mandare in orbita con lo sputnik. Poi ho pensato… se una rondine non fa primavera… immaginati due comunisti in un consiglio di direzione di periferia.
Come Jack sa benissimo, ma non lo vuole dire… l’indirizzo ideologico va rapportato ai “grandi numeri”. Che le scuole pubbliche OCCIDENTALI siano in disarmo non sono panzane. Il deficit di duecentocinquanta milioni in Ticino, così come gli strabilianti deficit di molte democrazie europee (che hanno certamente delle responsabilità gestionali) vengono utilizzati ad arte per “restringere” i finanziamenti pubblici. La grande economia, quella della “grande area economica transnazionale” da tempo sta esercitandosi. Sta, in altre parole, testando il grado di sopportazione delle popolazioni, ovvero fin dove si può tirare la corda. Verifica il grado di resilienza civico. Lo “shock economico” ha tutta l’identità di una crisi senza precedenti ma ha anche lo scopo di varare un piano globale finalizzato a privatizzare il pianeta. Educazione compresa. Che prima o poi sarà addestramento e selezione su basi esclusivamente economiche. Ma c’è chi resiste alle sirene…
Io vorrei regalarti un libro, un bel libro intitolato "Storia della Germania Orientale". Non so chi l'abbia scritto, ma se non l'ha scritto nessuno, LO SCRIVO IO.
Lì era TUTTO statale. Adesso no, perché lo stato... non c'è più. Che perdita terribile.
Aggiunta. Io non credo affatto che la "crisi economica" sia creata ad arte, per diabolica malvagità. Semplicemente il "sistema" ha i suoi limiti e affannosamente annaspa.
Credere che 7 miliardi di essere umani possano vivere - tutti - satolli, contenti e felici qualora fosse trovata UNA FORMULA DI GOVERNO VINCENTE è una favola dei fratelli Grimm. Credere a cose del genere è indice di una ingenuità senza pari!
La vita dell'uomo è (anche) una tragedia, amico.
--- Tragedia personale (= infelicità)
--- Tragedia sociale (=miseria, violenza, ecc.)
Haben Sie verstanden?
Con la scusa della tragedia umana, caro Jack, si sono appunto sottomessi dei popoli: a sinistra e anche a destra. Zum Beispiel.
Non ho scritto che la “crisi è stata creata ad arte, bensì che “viene utilizzata” ad arte; il che ha un significato molto diverso.
Qui stiamo parlando d’altro. Stiamo parlando della privatizzazione del sapere. Che sta avvenendo… “a nostra insaputa”.
Una citazione per concludere:
Nel gennaio 1989, la Tavola rotonda europea degli industriali - Ert (1) - potente gruppo di pressione padronale presso la Commissione Europea, pubblica un rapporto dal titolo: Istruzione e competenza in Europa. Vi si afferma a chiare lettere che "l'istruzione e la formazione (...) sono considerate come investimenti strategici vitali per il futuro successo dell'impresa". Quindi vi si deplora che "l'insegnamento e la formazione (siano) sempre considerati dai governi e dagli organi decisionali come un affare interno (...). L'industria ha soltanto una modestissima influenza sui programmi didattici".
“L’obiettivo degli industriali si delinea chiaramente: creare, ai margini della rete dell'insegnamento pubblico, ridotto ad erogare un'istruzione di base, un vasto sistema di teleinsegnamento privato e commerciale. Resta però un problema non indifferente: in numerosi paesi esiste una normativa per l'insegnamento a distanza «per corrispondenza», che dipende dal sistema della pubblica istruzione; e anche l'insegnamento commerciale e per corrispondenza è regolato da leggi nazionali. Alcuni stati potrebbero quindi opporre complicazioni allo sviluppo di iniziative private di insegnamento.
La Commissione europea mette allora al lavoro i propri giuristi. Ed ecco il risultato: «Il Trattato Cee prevede (...) un'azione della comunità nel campo dell'istruzione e della cultura. Questa disposizione limita quindi le competenze nazionali. Lo sviluppo dell'istruzione a distanza è esplicitamente citato come uno degli obiettivi dell'azione della comunità. (...) L'insegnamento privato a distanza costituisce un servizio». Ora, «la libera prestazione di servizi è garantita dall'articolo 59 e successivi del Trattato (...). E' quindi possibile farla valere direttamente contro le restrizioni imposte dagli stati membri» (14).
Il sillogismo è ineccepibile: l'insegnamento a distanza è un servizio; i servizi possono essere forniti da qualsiasi prestatario, pubblico o privato, su tutto il mercato interno; perciò la sovranità nazionale in materia è limitata.
Ma l'attribuzione e il riconoscimento dei diplomi rientrano nel campo nazionale o pubblico, e restano rigorosamente regolamentati; e per modificare o abolire le normative di ogni singolo stato ci vorrebbero anni. Perciò, per procedere più in fretta la Commissione ricorre a un nuovo colpo di genio: la messa a punto di una «carta di accreditamento delle competenze».” Fine citazione.
Fonte: La scuola, grande affare del XXI secolo. Di Gérard De Selys, Le Monde Diplomatique
Panzane? Chi vivrà vedrà!
Gli industriali, amico mio, non sono il diavolo (e nemmeno degli angeli). Sono quelli che lavorano e guadagnano
per permettere ai tuoi sussidiati-assistiti
di ricevere I LORO SUSSIDI !
Fosse sempre vero… il mulo sarebbe padrone del mulino.
Ragazzi, tornando "a bomba", per voi la Katya, nel partito dove le consentono di vivacchiare, è già persa (jack II) o ancora appetibile (tastodolente)?
Jack_the_Ripper_II - tastodolente, io non voglio ne guidicarvi ne intromettermi nella vostra discussione tutti e due portate argomenti validi, Ma mio parere pensateci un momento, mettetevi nei panni di un maestro/a otto ore (con Alvin) penso che non resisterebbe nessuno dei due una settimana, con i bambini ci vuole pazienza, i genitori passano poco tempo con loro, tutto è a carico dei docenti. Correggetemi se mi sbaglio.
Buona discussione.