Amerio

Circa 18 mesi fa mi aveva colpito un’intervista su un settimanale d’oltre Gottardo, non ricordo quale, ad un consigliere nazionale a me perfettamente sconosciuto: si trattava del verde Geri Müller, tra l’altro anche sindaco di Baden. La sua sicurezza (o sicumera?) di avere le soluzioni giuste e necessarie per risolvere i problemi del mondo e la sua certezza nel pensare che le energie rinnovabili avrebbero vantaggiosamente sostituito l’energia atomica mi avevano impressionato al punto da dedicargli  un zibaldone ad personam. Ma poi avevo finito col ritenere che non valesse la pena di dare un contributo anche modestissimo alla notorietà del personaggio, già intervistato come astro nascente di un partito oramai giunto alle soglie dei piani alti di Palazzo federale. Il frutto dei miei pensamenti nei riguardi del personaggio è finito nel cestino del PC e da lì è scomparso, senza rimpianto da parte mia.

Adesso questa verde e candida personalità di consigliere nazionale e sindaco è coinvolta in una squallida vicenda di invii di “selfies” piuttosto spinte  (in parte scattate in ufficio durante ore in cui si presumeva che l’assiduo capo dell’esecutivo fosse al lavoro) a una gentil donzella, così gentile da non esitare a rendere  pubblica la lacrimevole, o esilarante, dipende dai gusti, vicenda. Il poveretto che aveva pronte le soluzioni di quasi tutti i problemi di questo mondo adesso non sa più a quale santo votarsi per salvare capra e cavoli, la capra essendo il seggio in CN e i cavoli la carica di sindaco. Capra e cavoli che valgono, stando a quel che ho letto, più di 350’000 cocuzze annue. La linea di difesa scelta, penso la sola praticabile, è quella di scusarsi e di proclamare a destra e a manca che si tratta di vicende della sfera privata, che per un verde come lui è una sfera bio, degna quindi del massimo rispetto. Ma lo squallore e la risibilità della vicenda rimangono e permangono. Aggravate, piaccia o non piaccia all’incauto malcapitato, dalle 2 alte cariche ricoperte, una legislativa nazionale e l’altra esecutiva comunale.

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Di fronte all’immensità ed ai misteri dell’universo la mente si smarrisce e trema. Ci raccontano che l’universo si espande a velocità strabiliante, ma dove, e in cosa? In un vuoto assoluto, fatto di niente e di tutto? Un vuoto che a sua volta si espande? In un altro vuoto ancora più vuoto del vuoto assoluto? Che ci siano uomini che passano la vita a studiare e ricercare per dare qualche risposta a queste domande angoscianti suscita la mia incondizionata ammirazione, congiunta ad un senso di gratitudine e all’idea che l’uomo è capace dell’incredibile. D’altra parte, guardando a quel che accade attualmente sulla minuscolissima sfera (nell’universo, un miliardesimo di un milliardesimo di un altro milliardesimo di una particella di polveri fini che combattiamo con la dovuta e verde energia), sulla sfera, dicevo, che ci ospita, un’altra facoltà che distingue l’uomo da tutti gli altri esseri viventi ci appare nella sua mostruosa e infinita evidenza: la facoltà di produrre stupidità. A tal proposito ricordo un “appunto” di Giuseppe Buffi sul CdT, di un anno circa prima della sua inaspettata, anche se prevedibile, dipartita, in cui, con lo spirito disincantato che lo caratterizzava, analizzava le manifestazioni della stupidità smorzando il giudizio sugli effetti calamitosi.

Romano Amerio negava l’esistenza della stupidità, costituita  di sola  assenza di intelligenza. Quest’ultima essendo una realtà e quindi un’essenza (basterebbe la conquista della luna a dimostrarlo), la sua assenza, appunto la stupidità, non può pretender al rango di essenza. Altrimenti detto, l’assenza di un’essenza non può essere un’essenza. Eppure, eppure …., se non esiste la stupidità rimangono visibilissime le sue manifestazioni. Peter Bichsel, uno dei maggiori scrittori confederati di questa fine e inizio di millennio, considerato l’erede di Max Frisch (a cui è dedicato un albero a Berzona, val Onsernone) ha detto in un’intervista che “l’intelligenza non mette al riparo dalla stupidità”. Condivido, anzi sono arciconvinto che la stupidità umana, l’unica cosa che può dare un’idea dell’infinito, la producono solo ed esclusivamente le persone intelligenti. Chi non mi credesse non ha che da considerare la quantità di stupidità che producono giornalmente, domenica esclusa (anche loro hanno diritto ad un giorno di riposo e recupero), gli intellettuali. Per non parlare degli intellettualoidi, che in fatto di stupidità non sono certo inferiori agli intellettuali, loro fratelli maggiori. Personalmente ho speso una vita a combattere la stupidità, giungendo alla conclusione, messa nero su bianco in un articolo di “Gazzetta ticinese”, una trentina d’anni fa, per felicitarmi dell’arrivo in Ticino del vescovo Corecco, con l’auspicio che spazzasse via dalla direzione del quotidiano della Curia il direttore del momento (“catoblepa ipotelorico e ringrugnito”) che “non avvi al mondo stupidità maggiore di quella di colui che vuol combattere la stupidità”. E avevo perfettamente ragione.

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Ho letto per caso la lettera “aperta” indirizzata sul suo portale da Marco Bazzi all’avvocato per antonomasia Pa(v)olino Bernasconi, il pavone che fa la ruota a se stesso davanti allo specchio. Condivido virgola per virgola il contenuto della lettera. Ma il Pa(v)olino basa la credenza della sua superiorità sui comuni mortali proprio sul fatto di giudicare i suoi critici indegni di una reazione. Più incassa e più si sente grande.

Gianfranco Soldati