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Che cos’è l’identità? – Risponde il filosofo Franco Zambelloni

Come ogni persona, così anche ogni nazione ha bisogno di identità; come ogni persona, così anche ogni nazione può sentirsi attaccata e vuole difendere la sua identità minacciata. L’identità, però, sia del singolo sia della nazione, è un processo dialettico che richiede un costante rapporto con se stessi e con l’ “altro”.

Distinto e folto pubblico ieri sera allo Splendide Royal per l’attesa conferenza del professor Franco Zambelloni sul tema “L’identità: le radici del passato e l’incertezza del futuro”. Erano presenti la Vicesindaco di Lugano on. Giovanna Masoni Brenni accompagnata dal marito e dal padre avv. Franco Masoni, l’ambasciatore d’Italia a Berna Cosimo Risi e numerose altre personalità. Ha condotto la serata il presidente dell’associazione “Carlo Cattaneo” dr. Paolo Grandi.


Le parole chiave del discorso di Zambelloni sono, a nostro avviso, “processo dialettico”. L’identità non può fondarsi sull’isolamento; deve invece mettersi in relazione con l’ALTRO  (e contrapporsi ad esso).

L’identità è 1) memoria e 2) riconoscimento. Non c’è identità senza passato, ed ecco quindi che siamo condotti a considerare le nostre radici. Esse sono presenti nella nostra identità odierna ma sono anche mutate rispetto alla loro forma originale. Abbiamo radici nella democrazia ateniese? Sì, ma – da noi – le donne hanno il diritto di voto e la schiavitù non esiste. Abbiamo radici cristiane? Ancora sì, ma se il nostro cristianesimo fosse (ad esempio) quello di san Carlo Borromeo, le streghe (vere o presunte tali) andrebbero al rogo e ai non battezzati verrebbe negato l’ospedale.

Anche su un argomento spinoso come il 9 febbraio il filosofo mostra grande equilibrio e non si straccia teatralmente le vesti. Nessuno scandalo e nessun odio verso “lo straniero”: il popolo svizzero si è sentito minacciato nella sua identità e ha mandato un segnale di (legittima) preoccupazione. Questo è avvenuto.

Troppo ricco e troppo complesso il discorso dell’oratore perché si possa esporlo in ogni dettaglio. Terminiamo con un bell’aforisma che si prende gioco, spiritosamente… della memoria.

La mia memoria mi dice: ho fatto questa cosa. Il mio orgoglio ribatte: non l’ho fatta. Alla fine… vince l’orgoglio.




L’ambasciatore d’Italia a Berna Cosimo Risi

L’oratore con il dottor Paolo Grandi, presidente della “Carlo Cattaneo”



L’avv. Benedetta Bianchetti (a destra) con l’esperta di comunicazione e pubbliche relazioni Natascia Valenta

Relatore

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