Il modo in cui le autorità dei principali paesi industrializzati trattano la manipolazione dei tassi d’interesse mostra che la dottrina del “too big to jail – troppo grande per essere messo in prigione” viene applicata su vasta scala.
Nel 2012 era scoppiato lo scandalo della manipolazione del tasso interbancario Libor (London Interbank Offered Rate) da parte di 18 banche nel periodo 2005-2010.
Il Libor è il tasso d’interesse di riferimento sulla base del quale si calcolano i tassi su un mercato di 350’000 miliardi di dollari di attivi e di derivati finanziari, il che ne fa il secondo tasso di riferimento più importante al mondo, dopo il tasso di cambio del dollaro.
Questo tasso è calcolato sulla base di informazioni fornite da 18 banche circa i loro costi individuali di finanziamento sui mercati interbancari.
Nel 2012 era stata scoperta la collusione fra grandi banche, come UBS, Barclays, Rabobank, Royal Bank of Scotland per manipolare il Libor in conformità con i propri interessi.
Malgrado procedimenti siano stati attuati dalle autorità di controllo ai quattro angoli del pianeta, nei confronti delle banche non vi è stato alcun provvedimento legale e le multe che questi istituti hanno dovuto pagare sono minime, se confrontate all’entità delle somme manipolate.
Sin qui le multe pagate si aggirano attorno al 10 miliardi di dollari e la parte pagata dalle banche è minima se confrontata ai danni causati.
A seguito dello scandalo, diversi dirigenti delle banche hanno dato le dimissioni, decine di trader sono stati licenziati ma nessuna banca si è vista ritirare il diritto di operare sui mercati che hanno manipolato.
Le banche coinvolte hanno ammesso le accuse di manipolazione e di conseguenza hanno accettato le multe imposte dalla giustizia britannica.
Invece negli Stati Uniti il tribunale di New York ha liberato le banche coinvolte nello scandalo da qualsiasi responsabilità legale nei confronti di persone o istituzioni colpite dalla manipolazione dei tassi d’interesse.
Per proteggere le banche da possibili denunce di collusione e pratiche di monopolio, il tribunale ha statuito che il tasso Libor non rileva le regole sulla concorrenza.
Le banche possono accordarsi sui tassi senza che questo costituisca violazione delle leggi antitrust del paese.
Un verdetto che costituisce un pericoloso precedente, in quanto apre le porte alla manipolazione da parte di grandi istituti dei prezzi e dei tassi che regolano il funzionamento dei mercati finanziari globali.
Negli Stati Uniti lo scandalo del Libor è tornato alla ribalta in marzo quando l’agenzia federale di garanzia dei depositi bancari ha sporto denuncia contro diverse grandi banche (JP Morgan, Citigroup, Bank of America, UBS, Credit Suisse, HSBC, Royal Bank of Scotland, Lloyds, Barclays, Société Générale, Deutsche Bank, Royal Bank of Canada, Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ,…).
(Fonte : chaos-controle.com)