Il tribunale della città di Minya, in Egitto, ha chiesto la pena di morte, lunedì 28 aprile, per 683 sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, accusati di atti di violenza e l’uccisione di poliziotti.
Le condanne saranno effettive dopo la conferma da parte delle autorità religiose, una tappa considerata una formalità.
I condannati, giudicati nel più grande processo di massa della storia recente, secondo le Nazioni Unite, sono stati accusati di aver partecipato a violente manifestazioni a Minya il 14 agosto 2013, il giorno stesso in cui, al Cairo, forze dell’ordine e soldati avevano ucciso centinaia di sostenitori di Morsi.
Secondo l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, citata dalla BBC, il processo è durato poche ore e agli avvocati della difesa è stato proibito di prendere la parola.
Sui 683 accusati condannati, solo una cinquantina si trova in prigione. Gli altri sono in fuga, alcuni sono già morti. Fra le persone detenute figura Mohammed Badi, guida suprema della confraternita dei Fratelli musulmani. Badi è stato condannato a morte anche in altri processi e si trova in prigione al Cairo.
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