COMUNICATO STAMPA
La Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-CN) ha “bocciato senza appello” – titolano i media – la petizione, corredata di ca. 5’500 firme, depositata dal sottoscritto in nome dell’UDC Ticino lo scorso 21 febbraio, con la quale si chiede di denunciare l’accordo di Schengen per porre fine alla libera circolazione dei criminali.
“La criminalità transfrontaliera non è riconducibile agli Accordi di Schengen…” – si legge nella nota dei servizi parlamentari. Alla luce del numero, aumentato esponenzialmente negli ultimi anni, di rapine a mano armata di cui riporta quasi quotidianamente la stampa cantonale, a opera di criminali che, effettuato il colpo, spariscono al di là del confine, c’è da chiedersi in che mondo vivano gli autori di tale affermazione.
Dopo la votazione del 9 febbraio sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, la discesa nel nostro cantone di diversi consiglieri federali aveva fatto dire a qualcuno che il segnale particolarmente forte dato a sud delle Alpi aveva finalmente fatto capire alla Berna federale l’opportunità di dare ascolto agli appelli della popolazione ticinese. Ma, a quanto sembra, il lupo perde il pelo ma non il vizio…
Certo, la CPE-CN non è né il Consiglio nazionale né il Parlamento tutto, ma la sua decisione non è evidentemente di buon auspicio in vista di quella parlamentare. Ed è un ulteriore sintomo dello scollamento fra politici e popolazione, scollamento dovuto, a mio avviso, anche e soprattutto all’arroganza di certi deputati convinti che i cittadini siano utili solo una volta ogni quattro anni al momento delle elezioni; dimenticando che di questa disprezzata, quanto (secondo loro purtroppo) necessaria, massa di “ignoranti” torneranno anche loro a far parte non appena rinunceranno alla carica o non verranno rieletti. Uno strano complesso di superiorità, tanto più ingiustificato in quanto temporaneo.
Lanciando la petizione, eravamo consapevoli del fatto che questa non avesse il carattere vincolante di un’iniziativa, ma continuiamo a sperare che costituisca un segnale affinché qualche organismo a livello federale ne tragga spunto per lanciare una raccolta di firme cui il Ticino non mancherà di dare il suo convinto apporto. Sempreché il Parlamento – si sente odore di utopia, ma “spes ultima dea” – smentisca la CPE-CN, dando seguito alla richiesta della petizione.
Eros Nicola Mellini, segretario UDC Ticino
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