Alberto Siccardi risponde alle accuse del Caffè

Il dottor Alberto Siccardi si è preso la briga di rispondere pubblicamente agli attacchi del Caffè. Poteva farlo o non farlo, è una sua scelta. La controindicazione sta nel fatto che, così facendo, conferisce un po’ più di peso al domenicale gratuito.

Noi non crediamo che dagli attacchi mirati del Caffè – a Del Don, Siccardi, Attilio Bignasca, ecc. -, che si prefiggono uno scopo platealmente evidente, uscirà qualcosa di utile (alla parte politicamente avversa). Ma siamo sempre disposti a farci convincere del contrario. (fdm)


Con riferimento all’articolo su Il Caffè di domenica 9 marzo 2014 dove si accusava la nostra Azienda e la mia persona di non essere coerenti nel dichiarare la preferenza agli artigiani svizzeri nello svolgimento delle nostre attività, ho il dovere di precisare quanto segue, a difesa della mia serietà.

Da un anno a questa parte i miei due giardinieri sono uno l’ex sindaco di Morcote, Sig. Bizzini, l’altro un consulente di malattie fitopatogene, Sig. Sergio Gobbin, svizzero indicatomi dall’Istituto Cantonale. Nel passato per decenni ho collaborato prevalentemente con la ditta Cantoni. Per un breve periodo ho avuto un italiano per il taglio delle piante e le potature aeree.

  1. Per quanto riguarda l’uso di artigiani svizzeri o italiani, i numeri parlano chiaro: negli ultimi 60 mesi 16 commesse affidate agli italiani per un valore totale di 1.900.000 CHF.
  2. Nello stesso periodo 32 commesse affidate agli svizzeri per un totale di 3.900.000 CHF.

Da notare che l’affidamento di molte commesse agli italiani è stato causato dalle difficoltà di tempi di consegna e, una volta sola, di competenze dell’artigiano svizzero.

Inoltre pure affidando molti lavori agli artigiani svizzeri, abbiamo riscontrato acquisti di materiali da essi effettuati in Italia e molti impiegati italiani nelle loro file (come era lecito per loro).

Per due volte artigiani svizzeri hanno rifiutato il lavoro al 25% in più dell’offerente italiano (dossier disponibili).

Conclusione: i patti bilaterali ci permettono di impiegare manodopera e artigiani esteri, ma questo non raramente avviene anche perché gli artigiani svizzeri non possono in quel momento essere immediatamente disponibili (esempio: lavori in agosto, periodo di chiusura).

Non troviamo corretto pertanto l’atteggiamento disinformato e disinvolto del giornalista de Il Caffè nell’accusarci di ipocrisia e non ci sentiamo fuori luogo se, pur profondamente antieuropeisti, operiamo secondo quanto il mercato ci rende possibile fare pur dando la preferenza agli svizzeri. Nessuna contraddizione.

dr. Alberto Siccardi

Relatore

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