Il direttore del gruppo russo Gazprom ha minacciato l’Ucraina di interrompere le esportazioni di gas – il 60% del gas consumato in Ucraina proviene dalla Russia – a causa di fatture non pagate per 1.9 miliardi di dollari.

“Non possiamo fornire gas gratuitamente – ha detto Alexeï Miller – O l’Ucraina paga gli arretrati oppure c’è il rischio di tornare alla situazione del 2009.”
La data limite per il pagamento del gas fornito a febbraio scadeva il 7 marzo e Gazprom non ha ricevuto alcun pagamento, ha spiegato Miller.

Qualche giorno fa la compagnia ucraina Naftogaz aveva fatto sapere a Gazprom che non avrebbe potuto pagare le fatture. Le sue difficoltà rischiano di aumentare, perchè Gazprom ha deciso di mettere fine, in aprile, al ristorno sul prezzo del gas accordato in dicembre all’ex presidente ucraino Viktor Ianoukovitch.

Una simile decisione di Gazprom perturberebbe l’approvvigionamento dell’Unione europea, le cui forniture di gas russo (il 30% del consumo europeo) transitano dall’Ucraina.
L’Europa rischia di rivivere la crisi del gas del gennaio 2009, anche se dalla messa in servizio nel 2011-2012 del gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico, che puo’ portare sino a 55 miliardi di m3 di gas all’anno verso la Germania, l’Europa è meno esposta al condizionamento del gasdotto che attraversa l’Ucraina. Alcuni paesi, come la Slovacchia e l’Ungheria, rimangono comunque vulnerabili.

L’arma del gas è delicata. Gazprom ha trasportato un volume record (162,7 miliardi di m3) verso l’Unione europea e la Turchia nel 2013, di cui 86 miliardi sono transitati dall’Ucraina. La sua parte di mercato in Europa è passata dal 25,6 % del 2012 al 30% del 2013.
Secondo gli esperti russi, l’Europa acquisterà sempre piu’ gas dalla Russia man mano che diminuirà la sua produzione propria (Gran Bretagna, Norvegia, Paesi Bassi).

Ma Mosca non ha alcun interesse economico nel privare l’Europa dei suoi idrocarburi. Un blocco delle esportazioni verso l’Unione europea farebbe perdere alla Russia almeno 75 miliardi di dollari e potrebbe causare un calo del 3.7% del Pil. La Russia è dipendente dal petrolio : l’energia rappresenta il 71% delle sue esportazioni.

Cosa può fare l’Unione europea ? Non ha i mezzi per decretare un embargo sulle esportazioni energetiche russe perchè ogni anno importa 225 milioni di tonnellate di petrolio dalla Russia e buona parte del suo gas. Il commissario europeo per l’energia Günther Oettinger ha annunciato martedì scorso che l’Europa aiuterà Kiev a pagare la sua fattura del gas.

Quanto alla diplomazia americana, il governo di Washington è tentato di considerare la crisi ucraina come l’occasione di rimettere in causa l’ascendente che dà a Mosca il dominio nell’approvvigionamento di gas dell’Europa, usando una nuova arma economica : il gas di scisto.
E’ nel nord Dakota du Nord e nel Texas, dove il gas di scisto viene estratto in abbondanza e a buon mercato, che si potrebbe giocare il futuro dell’Ucraina.

Le società petrolifere americane non hanno perso tempo a lanciarsi in questa nuova battaglia dove convergono argomenti geopolitici e interessi commerciali.
Da ExxonMobil a Chevron, la lobby dei petrolieri si agita per ottenere dal presidente Barack Obama il permesso per esportare gas verso l’Europa. Attualmente le compagnie petrolifere possono farlo solo verso paesi con i quali esiste un accordo di libero scambio, come il Messico e il Canada.

(Fonte : Le Monde.fr)